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mercoledì 26 marzo 2014

CODE BLACK: INTERVISTA



Tra gli appassionati di musica hardstyle il monicker Code black non è certo passato inosservato. Corey, questo il nome del mastermind, lavora da tre anni al progetto, ma si è distinto nel corso del tempo per aver contribuito in modo determinante all’affermazione in tutto il mondo dei Bioweapon, un duo che incendiò i dancefloor hard con un lotto di canzoni apprezzatissime e in grado di vincere la schiavitù del tempo e la
concorrenza in un genere in cui la qualità si è via via incrementata. Parlando con Corey allo Spazio A4 di Santhià (Vc) nell’ambito di un evento targato Insound, scopriamo che non brilla solo di talento ma anche di intelligenza e simpatia, accostamenti che non sempre è possibile (e lecito) trovare nei musicisti.
Spesso ci si fa un’idea personale degli artisti, talmente personale da attribuire loro in alcuni casi qualità che non possiedono; insomma si piega la loro iconografia in modo quasi mitologico. La realtà dei fatti talvolta ritrae uomini normalissimi e non semidei; di geni come Picasso ne nascono pochi.
Code black unisce componenti preziose, un’agilità di ragionamento che senza dubbio lo ha posizionato laddove si trova ora: nel ben impaginato libro degli artisti hard che contano davvero.

Ciao Corey, ti stai divertendo stasera allo Spazio A4? Le persone qui sono sempre passionali e pimpanti; ti sei trovato bene con i ragazzi dello staff di Insound?
Mi sto divertendo moltissimo, credimi, non lo dico perché devo ma è quello che sento. Il pubblico è molto passionale in pista, i ragazzi cantano i ritornelli delle canzoni, è una notte positiva e perfetta per il sottoscritto! Qualche volta capita di suonare davanti a gente che assolutamente non ti dimostra nessuna reazione.

Hai ritrovato la nostra stessa positiva reazione anche in posti come Olanda o Germania?
Sai, è difficile essere precisi: dipende dagli eventi, qualche volta sì qualche volta no, non puoi mai essere certo prima di salire sul palco. Ad esempio in Olanda da un lato si è fortunati perché ci sono in pratica grandi eventi ogni weekend, dall’altro un dj non può pretendere che i fans siano sempre fuori di testa. Bisogna lasciarli riposa un po’, no? (ride). Forse voi italiani in tutta Europa siete i più gratificanti in assoluto, me ne accorgo quelle 2-3 volte all’anno in cui vengo a suonare da voi. Quindi vi ringrazio per avermi regalato questa esperienza speciale.

Nella tua musica ritrovo un ingrediente base: una solare e positiva voglia di felicità. Penso a tracce molto spumeggianti come “Brighter day” o “Time of your life”. Sei d’accordo? Perché utilizzi questo approccio nel processo compositivo?
Devi sempre pensare che provengo dall’Australia, un posto magico in cui il sole non ci abbandona mai, la gente sorride, un sacco di spiagge meravigliose. In fondo ci portiamo sempre qualcosa dentro, anche poco ma qualcosa sì, del posto in cui siamo cresciuti, entra nel tuo dna. Nel luogo in cui sono ora, l’Olanda, il tempo è diverso e anche il tipo di paesaggio, c’è una mancanza di… “Brighter day”… In alcuni momenti che compongo mi piace riportare l’atmosfera della mia terra e dei grandi festival estivi, che sono una della cose per cui per me vale la pena vivere. 

L’hardstyle può essere fresco, sognante e perfino dolce in alcuni frangenti; come spiegheresti a una persona che non lo conosce e crede che questo genere sia solo intriso di forza negativa?
Negli ultimi cinque anni l’hardstyle si è modificato veramente molto fino a creare due ambiti ben distinti. Abbiamo l’approccio più solare, tranceggiante, uplifting, che sale e sale fino a esplodere nella melodia; e poi quello underground, raw, grezzo e sporco che rimanda più al passato. Io oggi come oggi preferisco dedicarmi a pezzi come “Brighter day”, riportando sapori dark, orchestrali, energetici, emozionali. A chi non conosce questa che è una vera ricchezza direi di essere paziente, gli farei anche sentire miei canzoni, di saper cogliere quelle sfumature per non rimanere nei suoi preconcetti. Oggi l’hardstyle è alla portata di tante persone e questo a mio avviso non può che essere positivo.

Nella canzoni che hai dato alla luce con i Wasted penguinz “Your moment” and “Activated" credo che il retrogusto sia orientato alla trance; com’è il tuo feeling con la trance e come questo filone pensi possa arricchire il tuo sound?
Ho una lunga esperienza passata nella musica hard dance, andavo pazzo per la happy hardcore nel 1995, allora ero molto giovane (ride)! Grazie a mia sorella ero molto coinvolto in tutto questo fino a farne un vero background in cui mi riconoscevo e di cui andavo fiero. Poi è arrivata la trance e mi sono letteralmente innamorato! Iniziai anche a produrre le prime cose e, quando l’approccio nell’hardstyle è cambiato, mi sono stupito delle melodie che ci stavano entrando fino a sentirlo mio come genere tanto da investirci professionalmente. Mi sono detto: “Wow, è qualcosa che devo assolutamente fare!”; sono arrivato al momento giusto unendo i miei gusti con il periodo. La collaborazione con gli Wasted Pengiunz deriva dal fatto che anche loro arrivano da quella filosofia. Se avessi collaborato con uno come Zatox, che tra l’altro rispetto moltissimo, sarebbe uscito fuori qualcosa di più grezzo, ma i Penguinz avevano già esperienza nelle canzoni tranceggianti e ci siamo trovati a meraviglia, perfetti in studio. 

Quali sono i tuoi ricordi per progetto Bioweapon? La durezza di tracce come “Bass power” or “La venganza” sopravvive ancora in te?
Sì, ovviamente sì, è stato un bellissimo viaggio quello del progetto Bioweapon, venato sempre dall’happy hardcore inglese del 1996. Si tratta di una parte davvero importante della mia carriera e della mia vita, custodisco splendidi ricordi sia in Australia che in Europa con il mio compagno di allora, Sam Gonzalez, che ha poi dato vita con successo ad Audiofreq. C’era entusiasmo, felicità assoluta, una gioventù che sembrava eterna e la voglia, questo lo ricordo con un tenero sorriso interiore, di cambiare le coordinate di questa musica. Magari un po’ ci siamo riusciti (ride).

La mia canzone preferita di Bioweapon è “Cosmic destination”, un’autentica bomba dancefloor. Come sei riuscito a creare quest’unione fra brutalità, melodia, passione ed energia?
Devo ancora riprendere il discorso di prima, non odiarmi (ride). Per quella canzone avevamo ben in mente la happy hardcore inglese ma cominciavamo ad appassionarci alla trance e il risultato lo dimostra eccome. Volevamo durezza ma anche melodie, poche menate, 160 bpm e vedere la gente spaccarsi in pista: ecco “Cosmic destination”, ti piace la descrizione? (ride).

Mi piace da matti!
Al termine della composizione ci siamo guardati con emozione capendo che avevamo creato esattamente quello che volevamo. Fu una sensazione memorabile. Forse fu la nostra prima traccia hardsyle capace di catturare emozioni dure e belle melodie nello stesso tempo. Pensavamo di essere arrivati a un punto di svolta e così è stato. Poi la vita ci ha diviso e io ho proseguito il mio cammino con Code black. 

Hai lavorato con Brennan Heart che molti appassionati considerano il principale produttore hardstyle al mondo. Come avete sviluppato “Tonight will never die” e che sensazioni ti sono scattate dentro nel venire in contatto con lui?
Un piacere e un onore dividere tempo ed esperienze con Brennan. Siamo entrati in contatto per la prima volta per il remix di un pezzo e in una sua apparizione al Climax. Quando finalmente mi sono traferito in Olanda, gli ho chiesto se conoscesse un buono studio per registrare; mi ha indicato uno dei più importanti nello Stato dove lavorano, oltre a lui, anche i grandi Toneshifterz. In effetti, un volta entrato, mi sono reso conto subito della professionalità e di quanto l’hardstyle in Olanda sia business e programmazione oltre che pura passione musicale. L’amicizia con Brennan così si è sviluppata, vivevamo anche nello stesso edificio, abbiamo la stessa etichetta. In merito alla canzone di cui mi hai chiesto: avevamo lavorato a un potente remix per la sua traccia “Running late” e, spendendo un bel po’ di tempo insieme, ci siamo accorti che sarebbe stato fantastico creare qualcosa a doppio nome. Ci siamo così incontrati con un suo cantante e abbiamo pianificato “Tonight will never die”, che mi piace ancora moltissimo; credo sia davvero catchy e godibile. Ne sono orgoglioso perché, anche grazie allo stupendo rapporto che ho con Brennan, la sento vicina al mio stile al 100%. Sai cosa mi piacerebbe fare? Collegare la potenza e la ruvidezza dell’hardstyle con le melodie catchy degli anni ’90, i tempi della eurodance con quei magnifici vocals e i ritornelli che ti si stampavano in testa.

Sei nato in Australia; mi è capitato di sentir dire dalle persone: “Mi piacerebbe vivere in Australia: sole, oceano, parties, tanto lavoro, stipendi alti e buona qualità della vita. E’ tutto vero?
E’ proprio così! Non pensare che io voglia essere per forza nazionalista, ma ho girato vari Paesi senza mai trovare l’altissima qualità della vita australiana. E’ il luogo ideale per vivere e radicare una famiglia, credimi; laggiù abbiamo molti benefici come la sanità completamente gratis, ogni tipo di lavoro per chiunque, splendide spiagge e scenari naturali mozzafiato. L’unico aspetto che un europeo potrebbe non gradire sono i prezzi alti, ma, se decidi di viverci e ci lavori, guadagnerai molto e non sentirai il carovita, un po’ come in Svizzera, no? Clima fantastico,  la gente è molto amichevole, senza ombra di dubbio il posto più figo al mondo.

Saprai bene che questa risposta indurrà molti miei lettori a farci un pensierino alla tua Australia; la crisi economica europea ha strozzato anche tanti italiani…
Tra l’altro in Australia c’è una grande comunità italiana e sai qual è la magia? Che nel mio Paese è facile trovare persone ognuna con origini diverse e quindi tante storie di vita. Io ad esempio ho origini croate da parte di mio nonno, il mio amico ed ex collega dei Bioweapon Sam colombiane, i miei amici Toneshifterz addirittura palestinesi. L’Australia è un cocktail di culture, sapori, lingue e questo ti lascio immaginare quanto sia arricchente; la qualità della vita di cui ti parlavo parla anche da questo! In alcune città ci sono interi quartieri interamente dedicati agli italiani, pensa che le indicazioni delle strade sono in italiano, ristorante italiani ovunque e questo mi piace da matti.

Sei un uomo che ha viaggiato e viaggia molto. Per quali motivi raccomanderesti ai ragazzi di viaggiare? Per arricchire l’esperienza? La cultura? Sperimentare il nuovo?
Secondo me la crisi economica iniziata nel 2009 ha avuto un vantaggio paradossale. Mi spiego: in tanti abbiamo dovuto mettere in discussione il sistema di valori che fino ad allora era andato bene; le contingenze hanno obbligato tutti a uscire dal tranquillo guscio di sempre. E questo ci ha fatto guardare al vicino per sopravvivere; alcuni hanno anche scelto di cambiare aria e si sono sentiti forse migliori e più sereni in un poto nuovo. Un posto che mai e poi mai avrebbero scoperto senza le difficoltà finanziarie; ecco la risposta alla tua domanda. E poi viaggiare ti insegna ad apprezzare le differenze, non solo le differenze in se stesse ma proprio l’amore per il puro concetto di differenza. Ti faccio un esempio: in Australia sono vietate le nozze gay; io non ho particolari problemi al riguardo, certo che quando sono venuto in Olanda mi sono trovato davanti delle scene molto particolari a cui non ero abituato. Ricordo che chiesi al mio amico e musicista hardstyle B-front: “Ma che cazzo stanno facendo?”; lui mi spiegò che da loro era del tutto normale e giusto sposarsi fra gay e lesbiche. Prendi poi il cibo: ti confesso per me mangiare in Olanda è davvero difficile anche perché vengo da un Paese, l’Australia, in cui c’è cultura alimentare fottutamente ampia. Da noi se vuoi mangiare italiano, al supermercato puoi trovare quello che ti pare, stessa cosa per il cibo indiano o quello asiatico. In Italia, Crozia o Serbia è normale ed educato baciare sulle guance, ma non succede in Olanda o Australia. Quanto è bello mettersi in gioco? E lo puoi fare solo viaggiando.