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giovedì 3 aprile 2014

TUTTE LE STORIE DI PIERA



La sala del cinema Manzoni di Busto Arsizio non era piena, eppure si respirava il soffio degli eventi raccolti e discreti, quelli che non gridano ma sussurrano bellezza. Così come la vita e la carriera dell’attrice teatrale e cinematografica Piera Degli Esposti, raccontata in punta di piedi ma con cognizione di causa dal regista sardo trapiantato a Roma Peter Marcias nel film “Tutte le storie di Piera”.
E di storie, “cose”, Piera ne ha molte da raccontare, lei attrice in grado di emozionare e toccare il cuore con
vari registri, con il sorriso di quelli che hanno qualcosa da dire, con nel volto scolpita una storia, lei in grado di ritagliarsi piccoli ruoli nel piccolo schermo ma “pesanti” nel loro conficcarsi nelle vene dello spettatore. Moretti, Taviani, Bellocchio, Tornatore: questi e altri inossidabili registi del cinema italico, qui presenti ad esprimersi, hanno fotografato tale bellezza consegnando ai posteri una vèrve, quella di Piera, in grado di scardinare la schiavitù del tempo.
Sfido chiunque abbia un briciolo di sensibilità a non riconoscere in quello sguardo qualcosa di magico, particolare, sofferente ma al contempo gaudente, forte come un tuono ma anche delicato e fragile. Tali virtuose antinomie emergono tutte nel film di Marcias, il quale compie in primis un atto di gentilezza nel non dare in pasto al pubblico nulla. Piera viene consegnata per quello che è, nel bene e nel male, senza esagerazioni e ammiccamenti; anche la storia famigliare non facile e il rapporto con la madre non sono strumentalizzati ma divengono base propulsiva per delineare il presente e la cifra artistica dell’attrice. Un’attrice, una donna che ha saputo superare quelle esperienze facendole tesoro, un ideale superamento del dolore mutandolo in piacere, virtù, creatività.
La voce narrante della stessa Piera racconta, centellina ricordi, momenti, attimi, sensazioni; Marcias non entra in partita con la sua di voce, lascia parlare immagini rendendole eloquenti, e lascia parlare appunto l’attrice facendo in modo che lei stessa divenga giusta protagonista e non “vittima” analizzata in un documentario. Talvolta in questa forma cinematografica fatti, persone e accadimenti si fanno quasi “topi da laboratorio”, una sorta di vivisezione storica che in alcuni imbarazzanti casi attiene al non rispetto e alla falsificazione parziale della realtà. Qui Marcias delizia in punta di fioretto, enuclea le propaggini emozionali di Piera, legge negli occhi dei grandi registi la stima verso di lei, elargisce null’altro che verità da inoculare a chi guarda piano piano. Non per nulla la Degli Esposti ha apprezzato a tal punto l’opera da sviluppare con il sodale Marcias una serie di appuntamenti un po’ in tutta Italia per presentarla.
E poi un altro merito: non viene qui fatta una sorta di agiografia di Piera, non viene incensata oltremodo ma semplicemente presentata ivi compresa anche la relazione con Marco Ferreri. 
Esempio mirabile di dedizione totale all’arte, di particolare pregio è laddove si spiega il suo “crearsi personalmente un piccolo film nel film ufficiale”. Pare infatti che il suo attaccamento alla causa e la sua sensibilità fossero tali da farle ingrandire interiormente il suo personaggio, sebbene piccolo e non fondamentale, rendendolo dotato di tanta vita e significato.
Il pubblico del Baff, dopo la presentazione dello stesso Marcias e del critico cinematografico Laura Delli Colli, ha ascoltato la voce teatrale e ammaliante di Piera per tutta la durata.
A Piera Degli Esposti viene conferito il Premio "Maria Adriana Prolo 2013" alla carriera. 

Una preziosa esperienza. Grazie a Peter Marcias.