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domenica 23 settembre 2012

CAMMINARE...ALLA RICERCA DI OCCHI PARLANTI


Si può passeggiare per il centro delle città in vari modi: in compagnia, cercando un indirizzo, con fretta o con calma...ma è quando cammini da solo che i pensieri sgorgano senza freno nella tua testa. Nessuno ti parla, nessuno occupa la tua capacità cerebrale, ci sei solo tu con le cose belle e le cose brutte che albergano dentro di te. 
E allora coloro che ti parlano formano una moltitudine informe eppure eloquente; una massa di gente con cui non entri in interazione verbale, ma che in qualche modo sfiori, affronti, osservi e con cui dialoghi. 
Sono i passanti che incroci per strada.
E allora ti chiedi
che tipo di vita conduca quella signora dall'aria fredda e rigida, cosa passi nel cranio a quel professionista con il colletto della camicia inamidato e preciso, cosa si dicano con gli occhi quei due ragazzi che sembrano tanto innamorati. E ancora cosa preoccupa quel ragazzo dagli occhi protesi nel vuoto alla ricerca di chissà quali risposte, perchè quell'uomo affronti la giornata con un sorriso tanto pieno e coinvolgente, ti intenerisci nell'ipotizzare lo spessore umano del rapporto fra quel cagnolino e il suo anziano padrone.
Queste dinamiche sono tutt'altro che trascurabili; danno sostanza alle nostre giornate, sono frammenti del mondo che in un modo o nell'altro concorrono a formare la nostra personalità, ci mettono anche in discussione perchè ci strappano una riflessione, un momento di confronto fra noi stessi e una forma di esistenza che ci intriga, a volte ci emozionano proprio.

Sostanzialmente cerco negli occhi altrui delle storie, forse cerco negli occhi altrui la giustificazione della mia di storia.
 
Io adoro osservare la gente; d'estate giro in rigorosi occhiali da sole per poter muovere gli occhi senza correre il rischio di essere visto. Ma in qualsiasi giorno dell'anno, mentre cammino, a meno che non sia in una tale fretta da non avere il tempo materiale di guardarmi attorno, mi diverto a congetturare sulla vita altrui.
Non è un farsi gli affari degli altri, bensì una curiosità innata che mi induce a saperne di più delle persone, a incuriosirmi di tipologie di vita diverse dalla mia.
Adoro le scelte estreme, ma adoro soprattutto le scelte; adoro chi sceglie e sono attratto anche da chi compie scelte opposte alla mia. Sorretto da un'umiltà di cui vado fiero, mi pongo come il bambino vergine alla vita ogni qual volta qualcuno mi rende gentilmente partecipe del suo percorso. Quando questo non accade a livello di colloquio, cerco nei volti che incrocio anche solo per un istante di leggere una verità, un punto di vista, un cervello.
E'qualcosa di innato che posseggo fin da piccolo e credo che in questo modo ci devi nascere. E alcuni esseri umani con cui mi interfaccio mentre cammino mi lasciano un desiderio fortissimo di conoscerli, capire di più di loro. E non solo le donne, come potrebbe pensare un bontempone, ma anche uomini e comunque gente di ogni età, ogni ceto sociale. Costoro mi seducono per motivi del tutto diversi l'uno dall'altro e di cui non so dare spiegazione.
Spero di non smarrire mai questa inclinazione, perchè la disponibilità verso gli altri rappresenta la disponibilità a mettersi sempre e comunque in discussione.
Per crescere, per migliorare e per imparare.