Mi avete letto in ...

giovedì 20 settembre 2012

FILM ROSSO

FILM ROSSO
Anno: 1994
Durata: 95'
Genere: drammatico

Voto: 9

Trama:
Valentine (Irène Jacob) è una giovane e attraente modella in cerca di una dimensione personale; condivide una relazione complicata con Michel che è in viaggio lontano da Ginevra dove si svolge la storia. In parallelo Auguste (Jean-Pierre Lorit) è fidanzato con Karin (Frédérique Feder), ma fra loro le cose volgono al peggio per una serie di circostanze. Infine il giudice in pensione Joseph Kern (Jean-Louis Trintignant), uomo burbero e solitario, per caso si imbatte in Valentine e ne nasce un rapporto stranamente d'intesa.

Recensione:
Un caleidoscopio di sensazioni e angolazioni questa terza parte della trilogia kieslowskiana basata sul trittico di valori fondanti del vessillo francese. Questa volta tocca alla fraternità essere sviscerata e nobilitata dal tocco poetico e nello stesso tempo cupo e tormentato del cineasta polacco. E modo migliore per
accomiatarsi dal mondo del cinema e dal mondo in genere (visto che morì due anni dopo l'uscita) proprio non ve n'era.
Considerato dai più di altissimo livello alla stregua di “Film blu”, questo “Rosso” si distingue per miscelare tramite sopraffina autorialità amore, dolcezza, profondità di pensiero, durezza. Vita in genere: ancora una volta Kieslowski indaga l'umanità degli uomini, il loro bilanciarsi dubbioso ma passionale fra l'individualità e il gruppo, il caso e il destino come aspetti che concorrono insieme al libero arbitrio a definire ciascuna esistenza. E, come sempre, i protagonisti non vengono investiti di alcun giudizio, quasi marionette di un disegno più grande di loro, ma rispettati in quanto esseri agenti con la dignità di provare almeno a indirizzare i loro giorni.
Il rapporto che si crea fra la Jacob (utilizzata anche in “La doppia vita di Veronica”) e Trintignant è prezioso e non può lasciare indifferenti. Due persone estremamente complesse che “guarda caso si incontrano per caso”, che stanno agli antipodi l'uno dall'altro, di primo acchito inconciliabili soprattutto per la chiusura autarchica in cui si è barricato lui. Trintignant, a un passo dall'anzianità ma autore di una prova tra le più efficaci che si ricordino in un'opera cinematografica, mostra uno sguardo torvo e caritatevole nel medesimo tempo. Ha il cuore bucato per una storia d'amore finita male, per degli errori compiuti nel suo ruolo di giudice di corte; ma la discreta freschezza e gli occhi intensi e pensosi di Valentine lo riportano alla vita in una dualità che attiene al cinema allo stato puro. Il cinismo, la volontà di trovare il male negli altri, la preclusione verso l'ottimismo si sciolgono piano nelle visite di una Jacob che, se non raggiunge le vette recitative della Binoche di “Film blu”, si mostra più che adeguata nella parte. E ambedue danno voce alla tematica della “fratellanza”: lei si pone in modo generoso e di cura per gli altri (il cane salvato, il fratello eroinomane); lui spia gli altri a suo modo prendendosi cura di loro.
Kieslowski declina mirabilmente i sentimenti opposti solo come i grandi maestri sanno fare: la tristezza si mischia nella positività, la delicatezza cozza e abbraccia la rudezza, le scelte si infrangono con le circostanze oggettive inspiegabili. Al termine della visione ci si sente letteralmente inondati di esistenza, di pienezza di vivere e, tutto sommato, prevale su tutti l'amore. L'amore di amare comunque e sempre la vita anche quando veniamo messi ko (come accade ad Auguste deluso da Karin).
Una fotografia ancora una volta intensa (con quell'immenso e plateale “rosso” del telo pubblicitario con il volto di Valentine), delle musiche eccellenti e un montaggio straordinario che flirta molto con la buona tecnica completano un quadro già di per sé praticamente perfetto.
Ancora una volta, come negli altri due colori, un anziano (questa volta una donne) tenta di inserire una bottiglia in un raccoglitore di immondizia; in “Film rosso” Valentine” l'aiuta, nei precedenti non accadeva.
Nel film appaiono alcuni importanti attori degli altri due in una scena che li collega tutti e che chiude idealmente la strutturazione della trilogia tutta.
Curiosità: in una piccolissima parte recita l'attore italiano Teco Celio, con all'attivo decine di film tra cui la perla "Non pensarci" di Gianni Zanasi del 2007.