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giovedì 29 novembre 2012

LOURDES: IL VOLONTARIATO DI RICCARDO GRANITZIO

Riccardo Granitzio volontario con la signora Rosa
Lourdes: si può essere più o meno d'accordo circa il valore spirituale e umano di questo piccolo luogo tanto intriso di religiosità. Va però accettato che molte persone vi trovano anno dopo anno conforto; anestetico per i mali di corpo e anima, offre numerosi luoghi e occasioni di purificazione, preghiera, preconizzando senza garantirla la speranza di alleviare la sofferenza inferta da malattie anche esiziali. Nondimeno si fa oggetto di investimento personale da parte dei volontari che, in modo ingente, si rendono disponibili ad accompagnarci i malati intraprendendo un percorso di vita che lascia un segno indelebile in ricordi e background.
Questo è senza'altro il caso di Riccardo Granitzio, sardo, il quale dal 24 al 28 settembre ha operato a fianco di un'anziana
signora ottantenne a Lourdes.

Come si è sviluppata quest'idea?
La cosa nacque circa un anno fa: un'amica mi propose di andare in viaggio con un'associazione di volontariato che assiste persone disabili a Lourdes. Il tutto era programmato per febbraio 2012, ma saltò all'ultimo; lo stimolo rimase in circolo dentro di me, così a maggio mi iscrissi all'Unitalsi, l'associazione nazionale che trasporta i bisognosi in questi pellegrinaggi. Lì ho trovato interlocutori squisiti che mi spiegarono bene le caratteristiche del lavoro; d'estate rinunciai anche alle vacanze per risparmiare qualcosa e partii a settembre.

Risparmiare? Le spese di questo volontariato dunque rimangono a carico del volontario stesso?
Esattamente: prima di partire devi acquistare la divisa dell'Unitalsi con giacca e cravatta di riconoscimento; inoltre sostieni vitto e alloggio per tutti i giorni in cui operi là. Non mi è pesato, perché in questo modo svolgi un volontariato davvero totale, ti metti a disposizione completa del malato che curi. E comunque conta che ho incontrato gente volontaria da trent'anni di fila; solo dalla Sardegna siamo partiti in 270, si trattava del raduno nazionale.

Un aspetto curioso del viaggio nel compagno con cui Riccardo è partito.
Mi ha fatto compagnia il mio datore di lavoro, che per me è più che un superiore o un collega, ma un vero amico nonché persona stupenda.

Qual è stato l'impatto con la signora, visto che tra l'altro non vi conoscevate?
In aeroporto a Cagliari ero tesissimo: sapevo di dover entrare bene nel ruolo e di mantenerlo in modo credibile per vari giorni lontano da abitudini e affetti. Ma, conosciutala, mi sono sciolto e tutto filò liscio. Mi venne affidata Rosa, non ammalata, ma anziana e in carrozzina; lei ha vissuto 50 anni con le suore, mai stata sposata, la casa di riposo in cui vive la ha offerto il viaggio.

Sei riuscito a stabilire un buon rapporto con lei?
La mente lucida di Rosa e i suoi slanci mi hanno permesso di passare dei giorni spensierati e ricchissimi di umanità; la percepivo come mia nonna, lei si è affezionata moltissimo diventando quasi gelosa. C'è anche un aneddoto simpatico: durante i pranzi, essendo io molto socievole, andavo a trovare ai vari tavoli altri malati o volontari; Rosa un giorno è arrivata a tirarmi per un braccio in quanto per due minuti di orologio, ma due minuti davvero, l'avevo «trascurata». 

Quali erano i tuoi orari di lavoro e cosa facevi con lei?
Specifico che non avevo in carico tutta la sua giornata, era accompagnata da una badante che la seguiva di notte. Io rimanevo con Rosa dalle 8 di mattina alle 8 di sera accompagnandola in tutte le attività possibili come messe, gite sacre e visite. Seguivo le sue indicazioni, esaudivo desideri mettendomi a disposizione senza remore e giocando tutto me stesso senza paura. Ero in ballo, mi piaceva pensare che lei trascorresse dei giorni speciali o comunque sereni e ho dato tutto quello che potevo dare, spero, con la giusta misura.

Un tipo di volontariato idoneo solo a chi alimenta dentro sè un credo cattolico?
Io, pur non credendo a tutto ciò che sostiene la chiesa, sono cristiano; l'atmosfera è talmente intensa, particolare, scoppia di tale emozione che ognuno troverebbe piacere, imparerebbe qualcosa di nuovo. La consiglio a chiunque, con mente aperta, sa aprirsi alle esperienze della vita anche diverse; certo, se poi sei cristiano, la vivi con ulteriore completezza. Io sono tornato a casa del tutto arricchito, migliorato, affascinato.

Ma è proprio vero allora che l'atmosfera a Lourdes è così unica?
E' indescrivibile quello che si respira lì, non ci sono parole, devi provarlo, ti entra sotto pelle. Vedi tantissima sofferenza, le malattie più disparate e divoranti come sla, leucemia; rivaluti nettamente il tuo stato di salute, io mi sono detto di essere sano e soprattutto fortunato. Mi preme comunicare peraltro che c'è anche molta allegria, leggerezza in alcuni casi, come durante le feste e i balli dove danzano davvero tutti gli ammalati. Non so descrivere la grande quantità di brividi vedendo come erano contente quelle persone, finalmente considerate, amate, partecipi; dai loro occhi rubavo frammenti di felicità. E ricordo anche alla sera rimanere a chiacchierare nella hall con altri volontari: confronti meravigliosi con uomini e donne con cui sono rimasto piacevolmente in contatto.

Hai trascorso qualche momento di assoluta pienezza esistenziale?
Te ne racconto uno e aggiungo un altro riferimento significativo. L'intensità che ho avvertito nell'abluzione nelle acque è stata totalizzante: girai da solo il santuario e dietro alla grotta dell'apparizione della Madonna si trovano le piscine. Vidi una lunga fila, chiesi informazioni, ma aspettai solo una quindicina di minuti. Ti devi mettere nudo, poi ti danno un asciugamano per coprire le parti intime, c'è una preghiera prima di entrare, ti fanno sedere, entri nell'acqua. E' gelata e ti arriva fino al collo; non so se fu suggestione, ma ti sembra di rinascere, qualcosa di incredibile. Il mio capo mi disse che si sentiva ribattezzato. Dopo ti rivesti senza asciugarti, ma dopo venti secondi io ero già del tutto asciutto.
Poi: da Cagliari portai una polo di mio padre, al quale tempo fa si aggravarono le complicazioni di un tumore. La strofinai sul muro della grotta; al mio ritorno le analisi mediche hanno sentenziato che quel male è scomparso dal suo corpo.

Non in pochi stigmatizzano l'aspetto commerciale di Lourdes, rilevandone l'intento di approfittarsi del dolore altrui per macinare denaro. Che ne pensi?
Quella piccola città è colma di chioschetti, gadget e shop center; ovviamente è commerciale, come negarlo. Io non mi lascio impressionare con facilità, ma ti assicuro che lì regna un clima di speranza e questo basta per conquistarti e soprattutto offrire dei giorni di felicità a gente meno fortunata. Questo io lo trovo sufficiente, il resto conta poco; vi sembra poco regalare un appuntamento all'anno di gioia e serenità a chi ogni giorno respira stenti e dolore?
Uno dei capigruppo ha detto una bella frase: «Ragazzi, se voi sentite delle gioia, non tenetela dentro, fatela vivere agli altri». Io nel mio piccolo l'ho fatto.