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giovedì 26 giugno 2014

ABUSO DI FARMACI NELLA NOSTRA SOCIETA'

Tre cittadini degli Stati Uniti su quattro sono affetti da disturbi cardiaci multipli, e più del 20% di loro assume regolarmente farmaci i cui effetti entrano in conflitto tra loro: un medicinale assunto per trattare una determinata patologia, infatti, può facilmente aggravarne un’altra, e il problema non è certamente solo americano. La competizione diretta tra i farmaci, commentano gli esperti, è solo una delle preoccupazioni che derivano da questi numeri allarmanti: utilizzare diverse tipologie di medicazioni in uno stesso periodo può anche portare a stordimento, perdita di
equilibrio, affaticamento e disturbi dell’alimentazione come l’anoressia, ma nonostante questo la pratica è molto diffusa.
Trattare tutti i disturbi in uno stesso periodo di terapia, anche quando i farmaci prescritti possono entrarre in conflitto tra loro, è infatti piuttosto comune. Secondo gli autori del nuovo studio pubblicato su Plos one, una delle motivazioni è la scarsa disponibilità di informazioni a disposizione dei medici, che si trovano di fronte a poche opzioni alternative al momento della prescrizione, nonostante siano consapevoli delle possibili conseguenze.
La ricerca è una delle prime a tradurre in numeri una realtà che, per quanto allarmante, non è scoperta recente. È stata condotta a opera dell’Oregon State University e della Yale school of medicine su un campione di quasi 6.000 persone, equilibrato tra pazienti anziani sia uomini e donne. David Lee, uno degli autori, spiega che “molti medici sono consapsevoli della competizione terapeutica, ma non si sa molto su come agire in merito”. I farmaci infatti agiscono, almeno in teoria, su una sola malattia alla volta, ma “molti medici trattano i pazienti allo stesso modo”, commenta Lee. Il risultato raggiunto ai giorni nostri è che probabilmente cerchiamo di curare troppi disturbi con troppe tipologie di farmaci differenti, mentre secondo molti esperti la scelta migliore per il paziente è quella di concentrarsi sulla patologia più grave, piuttosto che intervenire anche su tutte le altre presenti rischiando di peggiorarla.
Lo scopo principale con cui è nato lo studio, infatti, è proprio quello di aumentare la consapevolezza riguardo al problema, spiegano i ricercatori. Bisogna mettere i medici nelle condizioni di fare valutazioni oggettive sulle patologie presenti, e di concentrarsi su quella più preoccupante dopo aver vagliato tutte le possibilità di competizione terapeutica. Non è da escludere, tra l’altro, che una più oculata scelta dei farmaci prescritti possa permettere di trattare due o più patologie contemporaneamente senza che questi entrino in conflitto.
Come fa notare Jonathan Lorgunpai, co-autore dello studio, “Non si tratta solamente di una problematica molto pericolosa ai danni dei pazienti, ma anche di un enorme spreco per il nostro sistema sanitario”.

Fonte: oggiscienza.wordpress.com