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mercoledì 25 giugno 2014

PESCA AMICA DEL MARE? MA PER FAVORE...


Riporto questa indagine di Greenpeace citata oggi dal sito www.libero.it nelle news.
L'impegno di Greenpeace è meritorio e rivela delle angolazioni interessanti sulla questione, pertanto sotto riporto il giudizio che questo importante ente
ha emesso su 15 tonni in scatola attualmente in commercio nei nostri supermercati.
Ma il punto a mio avviso è un altro: stiamo sempre parlando di esseri viventi che vengono prima pescati e poi uccisi; la pesca del tonno, per quanto condotta secondo le regole imposte, non sarà mai una gita di beneficienza ma virulenta appropriazione della vita altrui. Purtroppo per loro i pesci non possono parlare ma questa ahinoi non sarebbe nemmeno una forma di difesa poiché tanti altri animali vengono mangiati dall'uomo ingordo e crapulone.

Insomma credo che l'indagine di Greenpeace ingeneri nel consumatore (che brutta parola...), nelle persone, il sentimento che vi sia anche un "pesca amica del mare". Bizzarro pensare che qualcuno possa essere amico di un altro uccidendolo, non trovare?

Senza contare il fatto che lascio mangiare a voi, lascio immettere nei vostri organismi delle carni che assorbono giorno gdopo giorno i veleni con cui l'uomo egoista ha concitato mari e oceani.

Salute ed etica a me raccontano chiaramente non solo di non mangiare tonno ma nessuna carne animale.

Concludo con questo pensiero: a me il tonno in scatola piaceva moltissimo e ovviamente mi piace ancora. Ma so moderarmi, so rinunciare a un piacere in vista di vantaggi più nobili che riempirmi la pancia: salute ed etica appunto. L'uomo ha piegato ambiente e animali ai propri sporchi voleri dimostrandosi un viziato obeso che vuole i ripiani dei supermercati pieni di roba a tutte le le ore, in grandi quantità e a poco prezzo. E per questa attitudine patologica lavora 15 ore al giorno e soprattutto fa pagare le conseguenze a poveri animali brutalizzati.

                                                                                                                                      Alessio Bacchetta


Denominazione, provenienza e metodi di pesca. Sono questi i parametri dell'ampio monitoraggio di Greenpeace (sono state "visionate" oltre quattromila confezioni) sulle conserve di tonno delle principali marche presenti sul mercato, per valutare la trasparenza delle informazioni e la tracciabilità del prodotto.
L'indagine rivela che le informazioni presenti nelle etichette sono generalmente aumentate rispetto al precedente monitoraggio, grazie alla crescente attenzione dei consumatori, ma vi sono ancora ampi margini di miglioramento: in Italia sono ancora troppo pochi i produttori di tonno in scatola che hanno deciso di adottare precisi principi di sostenibilità, senza contare che un marchio cento per cento sostenibile ancora non esiste. 

Le criticità:
Seppur molti marchi abbiano fatto progressi in termini di trasparenza, ci sono ancora molte informazioni mancanti sulla provenienza del tonno e soprattutto sui metodi di pesca utilizzati: oltre alla pesca eccessiva e troppo spesso illegale, sono proprio i metodi di pesca a mettere a rischio il tonno.

Cinque delle otto specie di tonno di interesse commerciale sono a rischio, compreso il tonno pinna gialla, il più consumato in Italia. Spesso nelle scatolette finisce tonno pescato con metodi distruttivi, come i palamiti e le reti a circuizione con FAD, che causano ogni anno la morte di migliaia di esemplari giovani di tonno, squali, mante e tartarughe marine. 

 

Riporto il link per andare a vedere le diverse aziende:

http: //www.quifinanza.it/8640/foto/tonno-in-scatola.html