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venerdì 20 febbraio 2015

VENETO: BASTA CANI ALLA CATENA


Il Veneto è la prima regione italiana a vietare le catene per i cani.
Attualmente nessuna legge nazionale prevede il divieto di tenere un cane alla catena. Alcune Regioni ed alcuni Comuni hanno disciplinato la materia, chi vietando alle persone di incatenare il proprio
fedele amico, chi prevedendo un numero di ore giornaliere in cui il padrone è obbligato a liberare il proprio animale e lasciarlo libero.
Chi lega un cane alla catena senza una giusta causa è più propenso a dimenticarsene perché si sente tranquillo sul fatto che il cane non possa scappare, fare danni o spaventare nessuno, per questo il cane alla catena, più di altri, rischia di essere un cane solo, poco avvezzo alle interazioni sociali e potenzialmente a rischio di problemi comportamentali.
Ovviamente non si può generalizzare, c’è caso e caso, ma bisogna fare attenzione se si sceglie questa opzione. Tenere un cane alla catena può costituire maltrattamento, secondo quanto previsto dalla legge 189/2004, qualora il cane sia tenuto gran parte del tempo alla catena, da solo, e con catene pesanti, corti ed insostenibili lontane dalla cuccia o addirittura in assenza di un riparo e sia sottoposto a “comportamenti insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”. Il cane infatti è un animale sociale e necessità di interazioni.


Una catena corta, pesante come un macigno, che non consente di raggiungere la cuccia e di muoversi agevolmente, rappresenta sicuramente un rischio per il cane. E nessun proprietario dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di mettere il cane alla catena senza prima aver analizzato le alternative disponibili, ad esempio un ampio recinto alto, e aver cercato una soluzione meno invasiva possibile per l’animale.
La catena, utilizzata erroneamente, può causare addirittura ferite e danni al collo del cane. Inoltre un cane alla catena può sentirsi frustrato perché, proprio come noi umani, anche gli animali hanno la tendenza a superare i propri limiti e si sentono insofferenti quando sono intrappolati e limitati nei movimenti. Lo stress a cui è sottoposto il cane può sfociare talora in comportamenti aggressivi, in special modo se il cane viene tenuto alla catena tutto il giorno, senza interazioni sociali, stimoli e contatti con il proprietario
Sulla falsariga di queste affermazioni, contenute in un progetto di legge presentato al Consiglio Regionale veneto dai Consiglieri Padrin, Bendinelli, Mainardi, Sernagiotto e Teso, il 19 giugno 2014 la Regione Veneto ha approvato una serie di modifiche alla legge regionale che disciplina la tutela degli animali d’affezione.
E in base a questa nuova legge, le catene per i cani sono abolite.

A seguito di quanto detto, e ad oltre sei mesi dalla pubblicazione della legge, ora in tutto il Veneto i cani non possono essere detenuti a catena; al massimo vanno tenuti entro una recinzione. Ciò costringe i comuni del Veneto a rivedere tutti i propri regolamenti comunali.

Il dispositivo della nuova legge non è però perfetto. Si tace ad esempio sulle dimensioni della recinzione, L’ENPA se ne è accorta, e lamenta che i cani potrebbero esser rinchiusi in modo inadeguato.
Su tale dettaglio è intervenuto il ministero dell’Ambiente, che ha ritenuto incostituzionale l’articolo riguardante le cucce dei cani, e ha fatto ricorso alla Consulta. A Palazzo Ferro Fini quando hanno visto le carte dell’Avvocatura generale dello Stato hanno faticato a crederci: con tutti i problemi che ci sono, Palazzo Chigi trovano il tempo di preoccuparsi dei recinti per i cani?
Leonardo Padrin, capogruppo di Forza Italia, nonché presidente della commissione Sanità, era stato il proponente della legge e si rivolge a tutti coloro che non vogliono far decadere la legge: <non resta che rivolgerci al premier Renzi:, invitandolo a trovare una soluzione legislativa. Renzi, rischia ora di essere sommerso di email> (Padrin ha diffuso l’indirizzo: matteo@governo.it) e appelli via Twitter (@matteorenzi) e Facebook.

Fonte: www.eticamente.net