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domenica 17 marzo 2013

IL VENTO FA IL SUO GIRO

IL VENTO FA IL SUO GIRO

Regia: Giorgio Diritti
Cast: Thierry Toscan, Alessandra Agosti, Dario Anghilante, Giovanni Foresti
Anno: 2005
Genere: drammatico
Durata: 109' 

Voto: 9

Trama:
Philippe (Thierry Toscan), ex professore dedicatosi alla pastorizia sui Pirenei francesi, è alla ricerca di una nuova sistemazione per la sua famiglia, dato che nel luogo in cui vive è in costruzione una centrale nucleare. Si ritrova così nella valle Maira, nel paesino di Chersogno, ormai spopolato
e abitato quasi unicamente da anziani. Inizialmente il paese sembra lieto di accogliere la giovane famiglia, composta, oltreché da Philippe, dalla moglie (Alessandra Agosti) e tre figli. Ben presto però nascono le prime incomprensioni, causate dalle abitudini dei nuovi arrivati e dalla chiusura degli autoctoni del luogo.

Recensione:
E' questo un film a spettro locale?
Niente di più errato: il film tratta di un luogo fisico, le meravigliose alpi Occitane in provincia di Cuneo, ma potrebbe essere qualsiasi altra parte del mondo.
Ma andiamo con ordine.
Differenze che vengono in contatto, accoglienza dello straniero, apertura al nuovo, confronto con l'alterità: tutto questo è rappresentato in questa "poesia rurale" che prende il nome di "Il vento fa il suo giro". La vicenda è ambientata in una delle valli occitane della provincia di Cuneo, precisamente nel piccolo paese di Ussolo, sito nel comune di Prazzo. Nel film non viene citato il nome reale del paese; si fa invece riferimento a Chersogno, nome di fantasia, probabilmente ispirato dal vicino Monte Chersogno. Gli attori (eccetto Thierry Toscan e Alessandra Agosti) sono tutti non professionisti, abitanti del luogo che hanno accettato di partecipare al film. Il talentuoso regista Giorgio Diritti dipinge un quadro a tinte pastello e ogni tanto intinge il pennello in colori più grevi; questo andirivieni di sentimenti fa della storia un affresco molto vario su come possa cambiare la considerazione verso un fenomeno, dapprima come tiepida apertura, poi come fastidio, poi come egoismo e cinismo quando qualcuno pesta i nostri piedi.
L'incidenza del tutto viene acuita dal fatto che gli abitanti del luogo sono veramente all'antica, per loro il singolo non importa, la piccola comunità deve reggersi con l'uguaglianza delle parti, la felicità individuale deve soggiacere al benessere della quotidianità. Ad essi si contrappone Philippe, il nuovo arrivato, francese, con idee maggiormente progressiste e che sa guardare avanti, rischiare, cambiare rispetto all'immobilismo degli altri.
In tempi di miscuglio culturale, in cui varie popolazioni e varie forme di pensiero vengono a colludere, una pellicola del genere non solo incanta per come è costruita, ma fa riflettere sui meccanismi che albergano in queste dinamiche.
Diritti è capace di far parlare un intero borgo con una coralità fantastica; lascia che ognuno si esprima, con i propri limiti, certo, ma secondo le sue capacità. E i dialoghi sono per lo più in occitano, la lingua locale, che in Italia è tra l'altro parlata da 180.000 persone; questo connota ovviamente di pregevole veridicità la vicenda.
Ma Diritti riesce a fare qualcosa di più: fa parlare non solo i singoli, ma anche il paesaggio, i volti, le espressioni. Anche un ruscello si fa portavoce di un messaggio, un campo, un monte... Un film altamente corale a 360 gradi. Evidentemente il regista si è calato con raziocinio e passione in quella realtà rendendo concrete da un puno di vista artistico/drammaturgico alcune cose che esistono di fatto anche nella realtà. Realtà in cui vige un conservatorismo marcato, per lo più incomprensibile a come si vive in cittadine anche medio-piccole ma meno isolate. L'importante in quei contesti è il lavoro e ancora di più il mantenimento dello status quo, che garantisce il trascorrere placido del tempo, la conservazione delle comunità. In questo quadro di insieme Diritti connota, un po' come Ermanno Olmi ne "L'albero degli zoccoli", ogni persona che appare in video di un carattere, tutti a contribuire al significato generale. E che dire anche di Thiérry Toscan nella parte dello straniero, praticamente perfetto sia nella morfologia che nel modo di porsi; brava anche Alessandra Agosti, molto bella, adeguatissima alla situazione e timidamente sensuale.

Come accettare l'arrivo di un nuovo abitante diverso da noi? Ci porterà benefici? Forse aumenterà il nostro potenziale turistico. Forse bloccherà il nostro benessere. Forse riporterà la nostra gente in valle dopo che la stessa era scesa in città. Forse, forse forse. Questi dubbi albergano dei cuori di questa gente in un turbinio di contraddizioni e di dinamiche che il film riproduce in modo meraviglioso.

E Diritti sa usare la macchina da presa, oh se la sa usare. Si avventura nelle viottole del villaggio quasi con una handycam, ci fa entrare in quelle viottole, coglie particolari con un'intelligenza, un gusto e una sensibilità e un occhio filmico veramente lodevoli. Un regista che sa valorizzare le piccolezze e ne fa virtù assolute. E non si limita poi a inqudrature a campo lungo i paesaggi, ma li anima, fa portare loro un contributo alla storia sottolineando con la magnificenza di certi angoli di paradiso la crudezza di alcuni passaggi della sceneggiatura. Quest'ultima è redatta in modo molto coerente, così come il montaggio, altri valori aggiunti di uno stupendo film.
Diritti inserisce nel film arie musicali di gruppi folk occitani, come i noti Lou Dalfin (bellissima la scena della festa di paese durante un concerto degli stessi e le immagini che risplendono di una luce potentissima e dinamica), o i Tendachent o i Gai Saber.

Il film è stato insignito di oltre 36 premi, ricevendo 5 candidature ai David di Donatello 2008 e 4 candidature ai Nastri d'Argento 2008.