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lunedì 29 aprile 2013

A PROPOSITO DI SCHMIDT

A PROPOSITO DI SCHMIDT
Anno: 2002
Genere: drammatico, commedia
Durata: 122'

Voto: 8

Trama:
Warren Schmidt (Jack Nicholson) ha passato tutta una vita come vice direttore nel ramo assicurativo proponendosi a moglie e figlia (Hope Davis) come uomo non cattivo ma poco presente e gretto. A 66 anni l'esistenza gli concede il pensionamento, ma, dopo la prematura morte della consorte, passa attraverso una serie di
dis/avventure fra cui il tentativo di scongiurare le nozze della figlia con Randall (Dermont Mulroney) e l'adozione a distanza di un bimbo nigeriano.

Recensione:
Un Nicholson del genere non si può che godere in contemplazione estatica.
Potremmo chiudere qui le serrande, perché l'attore americano, nominato in questo caso all'oscar, offre una prova mastodontica, provvista di quella sontuosità che si confà solo all'olimpo degli dei.
In realtà vi è molto ancora da narrare per questa pellicola diretta di Alexander Payne, uno che di film non ne ha realizzati molti, ma che ha sempre colpito a dovere. Gli è accaduto con «Election», «Sideways – in viaggio con Jack» e negli ultimi con «Paradiso amaro». Fil rouge di queste opere la capacità, il gusto, la sensibilità, l'intelligenza di esprimere molto con poco, trasporre un fioco fiato in un latrato, un sopracciglio in un arcobaleno emotivo.
Altri leit motiv? Un comparto fotografico sempre meravigliosamente calzante, il dar espressione al paesaggio e il dipingere piccoli sentimenti in cui lo spettatore possa riconoscersi.
Qui i personaggi sono scolpiti alla perfezione: Nicholson è un arido misantropo che, nel crinale discendente della propria anagrafe assapora l'amaro strale del suo vuoto esistenziale e riscopre le piccole cose per sfuggire al senso di fallimento. Kathy Bates, anch'essa qui nominata all'oscar (ma si perde il conto delle numerosissime nominations a vari premi in tutto il mondo del film), è una delizia per come incarna la grottesca madre di Randall. E poi quest'ultimo, di aspetto ridicolo ma in fondo buono; per non parlare di tutti i personaggi collaterali poi, mai macchiettistici, ma tutti portatori di senso all'interno della storia e credibili.
Il film incede lento, sorretto dalla ferrea sceneggiatura dello stesso Payne a braccetto con Jim Taylor; la regia si concede interessanti colpi di visuale e virtuosismi, alcuni luoghi parlano tanto quanto fossero persone, le battute si sprecano e poi... Quella vincente atmosfera in bilico fra commedia e dramma che, pur flirtando con entrambi i generi, brilla di luce propria baciandosi alla francese con la schiera dorata dei grandi film.
«A proposito di Schmidt» è godibile sia come scoperta di questa America di provincia fatta di freaks fuori dal tempo che come scavo psicologico del protagonista, che via via deve affrontare il tanto rimandato indurimento con cui ha impostato la propria individualità nel corso della vita. In questo senso le parentesi con Ndougu, un bambino nigeriano che non conoscerà mai, ma che gli scalda il cuore e che si configura come ideale confidente dei suoi aspetti più delicati e intimi. La scena finale in tal senso commuove e sgomenta per la sua tenera potenza e risulta la chiave interpretativa per il cedimenti di tutti gli steccati eretti da questo borghese arido americano ormai quasi vecchio e sprovvisto della forza dei tempi migliori.
Un film questo ad alto livello in tutte le sue componenti, spruzzato di acre cinismo e alcuni dei cui momenti, soprattutto connessi alle mimiche facciali di Nicholson, andrebbero custoditi gelosamente nelle cineteche degli intenditori.