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domenica 11 agosto 2013

SPERONE SELVAGGIO

SPERONE SELVAGGIO

Regia: Lee Frost
Genere: western
Anno: 1968
Durata: 85'

Voto: 5,5

Recensione:
B-movie tipicamente grindhouse per il regista Lee Ford, il quale è balzato ai (modesti) onori della cronaca nei decenni scorsi (ha comunque prodotto pellicole anche negli nineties) per una serie di
lavori low budget insaporiti (o intossicati, a seconda dei punti di vista) da certo gusto peccaminoso legato per femminicidi, violenza generale e machismo. Episodi come «Polizia investigativa femminile» e «Violentata davanti al marito», concepiti ambedue nella prima cinquina dei settanta, riportano al pubblico un creatore, Frost, «ossessionato» da un anelito all'estremo che talvolta trasuda posticcio e pare quasi voler sublimare ansie prestazionali con il ricorso all'estremo.
Non fa difetto al discorso «Sperone selvaggio», uscito nei cinema nel meraviglioso '68 e che, in linea con tale annata tanto feconda per la storia del mondo intero, non si lascia impacchettare dai fiocchi di una trattazione moderata. Come interpretare infatti scene come la tagliola a morsa sulla caviglia, la ragazza senza veli appesa al fienile o comunque quel sapore di cieca mancanza di freni inibitori che percorre tutto lo svolgimento. Il sesso gronda nei solchi della pellicola e dunque orgie, atteggiamenti decisamente poco romantici e durezza generale connotano questo western che paga un sonoro dazio alla exploitation senza raggiungere gli apici del filone. Il gore sbandierato a tutta callara flirta con una misoginia a tali livelli che perfino più di un maschio si sentirà disturbato dalle visione di queste vicende montate in modo alquanto rozzo e povero dalla mano di Frost.
Che il regista non sia un virtuoso lo si nota già dai primi minuti in cui viene delineata la vicenda: uno stalliere messicano ha assistito impotente allo stupro di gruppo della sorella. Con il proposito di ottenere vendetta, riesce a ottenere un lavoro nel ranch del responsabile di quanto avvenuto e la sua rivincita ha inizio nel momento in cui ne rapisce e violenta la moglie, lasciando però indizi sufficientemente utili a ritrovarlo. 
Le prove attoriali sembrano inglobate dall'atmosfera delineata da montaggio, velocità della telecamera nel muoversi e completa ineleganza; malelingue potrebbero parlare di livello recitativo pedestre, il recensore preferisce collocarle nel mosaico generale.
Il film rimanda al più volte battute tema dell'interpretazione personale del concetto di giustizia e scandisce una sceneggiatura che in taluni casi appare telefonata ma non da buttare in senso assoluto. Frost non pare un principiante e qua e là si avventura in intuizioni pregevoli; ciò che in cui difetta è l'adagio «la potenza è nulla senza il controllo». All'ennesimo schiaffo, all'ennesimo calcio, lo spettatore si perde in una violenza che pare annacquata e paradossalmente indolore tanto è perseguita.

«Sperone selvaggio» non trovò mai uscita nei cinema italiani e viene ripreso da un punto di vista digitale dalla Mosaico video nel classico supporto ottico penalizzato. In particolare permangono evidenti dubbi sulla resa audio; palese che alcune inquadrature delle teste degli attori, tagliate a metà, non siano cagionate da un «difetto di fabbricazione», ma da un riversamento da VHS a dvd poco curato. Se il video è in 4:3 è di bassa qualità, l'audio in lingua originale si colloca su buoni livelli e consente una fruizione decorosa; discorso diverso per l'italiano, che appare leggermente fuori sincrono e prevede doppiatori dal timbro vocale «spompo» e poco focalizzato sulla differenziazione delle scene. Come immaginabile, il dvd di riferimento non prevede contributi speciali ed extra.
Pregovole da un punto di vista collezionistico la numerazione tipicamente Mosaico media con tiratura limitata a 999 copie.