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giovedì 20 febbraio 2014

FREAKBEAT

FREAKBEAT

Sinceramente si è trattato per me di una cocente delusione: infatti credevo che parlasse della vita di Freak Antoni, della carriera con gli Skiantos e di gustosi retroscena tipici di quel genere di documentari. Invece si vede il nostro, accompagnato dalla figlia Margherita, in un road movie per le lande bucoliche dell'Emilia alla ricerca di un non ben precisato nastro con una prova di insieme fra l'Equipe 84 e Jimi Hendrix e soprattutto una rivisitazione del movimento cultural/musicale chiamato beat e sviluppatosi nei tardi anni '60 in Italia. Freak, nelle vesti un Virgilio sui generis e in fegola per vinili, concerti e spazi occupati dalla vèrve giovanile di altri tempi, conduce la generazione successiva davanti a volti, luoghi e sensazioni persi nel tempo dimostrando tutto l'amore per le sue radici.
Non so quali siano stati gli scopi di un lavoro del genere, che non accontenta assolutamente i fans degli Skiantos e dall'altra parte non rappresenta qualcosa di valido per gli amanti del beat, poiché quelle poche cose che dice sono conosciute mediamente un po' da tutti. Freak ogni tanto delizia la platea con
qualche perla di saggezza, si definisce "intellettuale demenziale", "teppista tenero", ma anche questa componente non vien sviscerata a dovere. E' davvero piacevole sentirlo parlare con una cadenza molto lenta e sentirlo riflettere su musica, vita, storia; anche in quest'ultimo frangente però non si capisce davvero dove il documentario voglia andare a parare.
Sono un tiepido amante del beat anche se un po' lo conosco poiché me ne hanno trasmesso dischi e informazioni i miei genitori e poi mi sono fatto strada da solo. Ma perfino una trasmissione media della Rai di qualche anno fa è migliore e più didattica di questo documentario. Che comunque si impernia su una sountrack ovviamente scandita da decine di canzoni del filone (I Corvi, Equipe 84, I giganti, ecc.), e si poggia su una serie di immagini d'epoca interessanti e prese dalla Cineteca di Bologna
Vi è anche una puntata di Freak e della figlia a casa di Maurizio Vandelli dell'Equipe che non aggiunge assolutamente nulla al valore generale.
Peccato. Sarebbe stato fantastico avere una sorta di testamento storico del nostro Freak, qualcosa da far vedere alle nuove generazioni per far capire la caratura del personaggio, la sua intelligenza marcata e salace, la sua capacità di giocare con i vocaboli, i suoi concetti e i suoi testi volutamente demenziali e grotteschi. Un nichilismo auto imposto il suo, un nichilismo però mai cinico e basta, ma sempre aperto all'ironia e alla ribellione al pensiero medio. Un fottuto punk il nostro Freak, prima anche beat evidentemente, un personaggio contro, un teppista appunto ragionevole, un cuore buono che, resosi conto della difficoltà in questo paese ad essere intelligente, ha preferito farsi passare per ignorante dalla maggior parte degli italiani.
Ciao, immenso Freak. Restano i tuoi dischi. Ed è tanto. Tantissimo.

Sito web del film: http://freakbeat.it/