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martedì 11 febbraio 2014

ISERNIA: SALA SLOT DI FIANCO AL SERVIZIO PER LE TOSSICODIPENDENZE

Chi mi legge conosce bene la mia crociata contro l'affermazione del gioco d'azzardo, a mio parere un vero e proprio stillicicio legalizzato perpetrato dalla Stato ai danni dei cittadini.
Se c'è una cosa che ho imparato della vita è che non vi è limite al peggio. Venire a sapere che a Isernia è stata messa una sala slot vicino al servizio che sostiene i tossicodipendenti ha dell'incredibile. Il bello, o meglio il brutto, è che il sindaco non può farci niente

Mentre si discute sulla moltiplicazione delle slot machine, sul dilagare del gioco d’azzardo e della ludopatia come malattia sociale (due milioni di italiani considerati a rischio dipendenza), succede
una cosa paradossale. Il Comune di Isernia perde (provvisoriamente) la sua battaglia contro un locale di Eurobet collocato in via Erennio Ponzio, esattamente di fronte al servizio per le tossicodipendenze e a pochi metri da due scuole medie. «Non abbiamo potuto fare nulla», dice il sindaco Luigi Brasiello, che aveva provato a impedirne l’apertura con un’ordinanza dirigenziale subito esecutiva. La notizia è apparsa ieri sull’Avvenire, dove si ricorda che già il 20 novembre la diocesi aveva lanciato un appello contro la prevista inaugurazione di uno spazio capace di «generare illusioni». Ora il direttore della Caritas locale, Salvatore Rinaldi, allarga le braccia: «L’ennesimo grido d’aiuto da parte di una società logorata dalle crisi e dalle povertà».

Anche un laico convinto dovrà ammettere che ancora una volta la Chiesa di Francesco è più lungimirante della politica, per non dire della legislazione. Per far valere le proprie ragioni, il sindaco di Isernia dovrà aspettare «la modifica dei regolamenti comunali». Passeranno diverse settimane, aggiunge ottimisticamente. Fatto sta che la sala giochi rimane indisturbata al suo posto, dov’è dal 20 dicembre (in quei giorni il patto di Stabilità aveva appena aperto a nuove concessioni per incassare 145 milioni di euro): la proposta di legge sulla ludopatia, che impedisce di installare nuove macchine a meno di 500 metri dai «luoghi sensibili», giace infatti in Regione come lettera morta. Il Molise vanta (si fa per dire) la percentuale più in alta in Italia di giocatori d’azzardo. Ma il guaio è che anche l’Italia vanta (si fa per ridere) poco invidiabili record europei nel settore.

Dunque, Isernia diventa un simbolo. Siamo tutti idealmente a fianco del sindaco Brasiello. Con l’augurio che vinca la sua battaglia, nel solco di altre regioni «virtuose» del Paese: come l’Emilia Romagna, che ha aperto servizi per le cure in tutte le città, e la Lombardia, che ha appena approvato un programma per prevenire e ridurre il rischio della dipendenza dal gioco. Permettere che il nostro Paese diventi una Las Vegas diffusa. Installando sale Bingo ovunque e diffondendo le videolottery, cioè le slot machine online nella speranza di ricavare milioni dalle concessioni, è un progetto irragionevole. Non solo sul piano morale (si induce il cittadino alla dipendenza e in sostanza alla malattia mentale), ma anche sul piano economico, poiché le entrate sono ampiamente compensate dalle uscite che servono alla comunità per correre ai ripari. Un circolo vizioso: lo Stato deve aprire dei servizi di assistenza per patologie di cui è il solo responsabile. Una sorta di intollerabile ipocrisia istituzionale che sfrutta la disperazione dei cittadini più fragili (economicamente e psichicamente).

Proposta. Se qualcuno avesse la vaga tentazione di passare un pomeriggio in una sala Bingo, si scrolli subito dalle spalle questo pensiero e si diriga piuttosto verso la più vicina biblioteca di quartiere. Troverà un bellissimo romanzo di Dostoevskij, Il giocatore, che già nel 1866 raccontava l’abisso d’angoscia in cui può spingere il gioco d’azzardo. L’annientamento di sé nonostante la persistente illusione di venirne fuori: «Domani, domani, tutto finirà!». Era, appunto, un’illusione. Una lettura che potrebbe servire anche ad amministratori e politici. Chissà che non si inneschi la dipendenza dal libro.

Fonte: www.vita.it