Rap di strada, combat rap, storie di
borgata: di questo si occupa Simone Martucci, in arte Simoncino, i
cui videoclip da qualche mese stanno ricevendo un certo consenso su
Youtube. Lo startup con «Mente malata», prima dichiarazione di
intenti violenta e invettiva con tanto di belle ragazze e macchine di
lusso. Oggi il video è stato visualizzato più di 450.000 volte,
numeri che la dicono lunga sul fatto che il progetto sta lasciando il
segno. Il rapper, che intona i suoi anatemi alla società
equilibrandosi fra italiano e romanesco, non
perde mai occasione di rammentare le sue origini «da ghetto», contestualizzando lì vicende narrate, luoghi frequentati e amicizie. Qualcuno pertanto
ben ancorato ai lembi periferici della sua città, lontano dai giri che contano, ma che non disdegna comparsate in mondi diversi da quello di provenienza. Probabilmente ne sentiremo parlare non solo in territori musicali; intanto ce l'abbiamo qui e approfittiamo per conoscerlo come persona più che come personaggio. Questo vuole fare questo blog, null'altro che andare al di là delle apparenze e togliere velo dopo velo la patina preconcettuale che attornia molti di noi in questa moderna società dell'immagine.
perde mai occasione di rammentare le sue origini «da ghetto», contestualizzando lì vicende narrate, luoghi frequentati e amicizie. Qualcuno pertanto
ben ancorato ai lembi periferici della sua città, lontano dai giri che contano, ma che non disdegna comparsate in mondi diversi da quello di provenienza. Probabilmente ne sentiremo parlare non solo in territori musicali; intanto ce l'abbiamo qui e approfittiamo per conoscerlo come persona più che come personaggio. Questo vuole fare questo blog, null'altro che andare al di là delle apparenze e togliere velo dopo velo la patina preconcettuale che attornia molti di noi in questa moderna società dell'immagine.
So che Mirko, Er Gitano, ti ha aiutato
a lanciarti nel pianeta musicale; questo rapper , che partecipò
anche al programma di Mediaset «Tamarreide», si è suicidato con un
colpo di arma da fuoco nei primi mesi del 2012.
Sì, nasco tramite Mirko, che ho
conosciuto al suo ultimo concerto a Tivoli; siamo diventati amici e,
dopo qualche mese, mi ha spinto a fare rap. Lui mi ha detto: «Nun ce
devi provà, ce devi riuscì»! Mi hanno poi visto produttori e
registi e ho fatto anche «I guastanozze» su Italia 1 e piano piano
ho cominciato a buttar fuori le canzoni. Con «Mente malata» ho
avuto più di 400.000 visite su Youtube, fa piacere questo seguito.
Molti mi conoscono solo per questa, ma ne ho fatte anche altre! Poi
ho partecipato al film «Tulpa» di Federico Zampaglione, ero una
semplice comparsa ma ho conosciuto Claudia Gerini. E poi un programma
con Max Pezzali che andrà in onda dal 19 febbraio su Deejay tv; nella
mia puntata c'era J-Ax. Ho anche girato a novembre in Trentino il
trailer di un film che uscirà in America e devo andare a parlare
con un altro regista per un film che verrà girato a settembre 2013 e
dove farò uno dei protagonisti. Giuseppe Accillaro, il mio manager, mi sta aiutando
tantissimo, mi sta vicino, è il regista dei miei video, fa da
grafico e da agente.
Un tuo breve ricordo di Er Gitano?
Era cresciuto a Tor Bella Monaca, un quartiere bomba di Roma, non ha avuto una vita semplice.
Aveva quasi finito il primo cd, una persona davvero di cuore, la
migliore che ho incontrato nella mia vita e, fidati, io di persone ne
conosco a migliaia. Il 28 febbraio è un anno che è venuto a
mancare.
Fin dall'inizio attorno alla tua figura
viene affiancato il concetto di «mente malata», che non a caso è
anche il titolo della tua prima traccia. Da dove deriva questo e da
dove deriva il tuo nome d'arte «Simoncino»?
Il nome Simoncino nasce quando ero
pischello: amici e conoscenti mi chiamavano così e, quando ho
iniziato a cantare, Mirko mi ha consigliato di rimanere me stesso e
ricordarmi di dov'ero partito. Mente malata? Perché nella mia vita
ho fatto molte cose da fuori di testa, mi sono sempre spinto oltre i
limiti fregandomene delle regole.
«Mente malata», «Il mio mondo»,
«Vedo nero» e l'ultimo pezzo «Voci dal cemento». Si
nota in quest'ultimo non solo un miglioramento in termini di
composizione e di qualità del video, ma anche una maggiore serietà
nei testi. A cosa si deve tutto questo?
«Mente malata» è una canzone
rabbiosa che ricorda un periodo in cui molti mi hanno pugnalato alle
spalle; nei testi metto solo verità, mai cose inventate. «Il mio
mondo» era qualcosa per divertirmi a fare il video, una dedica a
Mirko, che mi diceva di fare cose estreme per uscire fuori dalla
massa. Poi già il mio aspetto mi fa distinguere, ma mettere in giro
un po' di video particolari e pazzi è meglio. Da un po' ho iniziato
a fare cose più serie, partiranno le riprese di «Mente malata parte
2» e uscirà più avanti un'altra traccia sui problemi di strada e
il sociale. Insomma adesso tornerò sulla scena ancora più incazzato e vero!
E' innegabile che il web e youtube ti
abbiano portato fortuna rappresentando il tuo trampolino di lancio.
Che ne pensi di quest'opportunità in più che hanno i ragazzi oggi?
Youtube può aiutare ma può anche
distruggere sul nascere; mi hanno fatto parodie e prese per il culo e
qualcuno anche preso a brutte parole, ma a me non importa quello che
dice la gente. Quello che scrivo deve piacere a me, non mi inculo
quelli senza cervello. Il messaggio per me è fondamentale: le
persone con problemi fisici non devono chiudersi dentro casa, ma
uscire e avere il coraggio di fare le cose loro. Senza queste
esperienze oggi sarei diverso, ma spero che chi ascolta vada al di là
della mia immagine per capire quello che ho da dire. Da quando ho 12
anni giro per strada e molti mi hanno aiutato ad andare avanti e a
far girare la voce sul mio rap. L'altro giorno in una discoteca un
ragazzo del Belgio mi ha riconosciuto, grande soddisfazione!
Come giudichi la scena rap indipendente
oggi come oggi? Si ha sempre avuto l'impressione di un insieme di
produttori uniti da coordinate comuni, anche se a volte divisi da
guerre personali. Ci sono dei gruppi che ti piacciono particolarmente
e chi ti ha influenzato in passato?
Il primo rapper che ho sentito, come
tanti, in è stato J-Ax; mio fratello più grande ha tutti i suoi cd
e gli Articolo 31 li ho sempre amati. Poi sono passato ad Eminem,
Fabri Fibra. E ovviamente anche gruppi romani e laziali come i Colle der fomento, Er Costa e molti di borgata, ma anche quelli più famosi
come Mondomarcio.
Che cosa pensi del rap che, uscendo
dall'underground, flirta con le major e con i soldi? Voglio
riferirmi a gente come Fabri Fibra, Gemelli diversi, Emis Killa o
anche a gente di livello commerciale più basso come Fedez, Entics,
Raige o Gionnyscandal.
L'importante è sempre essere veri,
cantare fatti reali; uno può essere anche bravo a scrivere, ma, se
non le ha vissute le sue storie, non ha la mia stima. Pepy (rapper
romano deceduto in un incidente stradale nel 2011) o Er Gitano non
andavano più di tanto come commercio, ma erano di strada e reali.
Gente come Marracash e Club dogo hanno tanti fans perché sono bravi
a scrivere, spero che parlino di cose che conoscono e non per sentito
dire. La mia «Voci dal cemento» è stata vista da meno persone che
«Mente malata»: va più il rap cazzaro e divertente rispetto a
quello reale. In Italia chi ascolta rap va dai 13 ai 18 anni e in
pochi di loro hanno voglia di ragionare seriamente sul sistema. Io
faccio una via di mezzo.
Io non ho uno stile di vita rap e
nemmeno l'estetica e proprio per questo mi interessa capirne di più:
come descriveresti dunque il tuo modo di essere legato a questa
musica? In che cosa vi distinguete dalla massa?
Vestiti e look sono «veramente seri»,
come dico in un mio pezzo; anche anni fa vestivo così, sono rimasto
quello di sempre, coerente. E' come se i miei ultimi anni li ho
vissuti solo per raccontarli adesso con un messaggio. Chi mi vuole
bene si risentirà le mie canzoni anche quando non ci sarò più. I
rapper venuti dalla strada come me spiegano le esperienze vissute
sulla pelle senza mezzi termini, con parolacce, lontano dalla musica
pop italiana. La realtà è la nostra, non la loro.
Nel testo di «Voci dal cemento» fai
delle precise accuse: racconti che lo Stato, il Governo, i Comuni,
quelli che stanno nei «palazzoni» lasciano a se stesse «le
famiglie disadattate disperate nelle borgate». Che cosa dovrebbero
fare nel concreto per aiutarle?
Gli stipendi dei parlamentari sono
spropositati, è pazzesco spaccarsi dentro a un cantiere per due lire
mentre loro se ne stanno a grattarsi le palle e fanno i milioni. Noi
dobbiamo pagare anche per loro, ma ci vuole giustizia sociale, devono
trattarci alla pari, c'è un dislivello allucinante. Ad esempio i
vari privilegi che hanno li odio, io conosco gente che lascia la
macchina ferma perché non ha soldi per pagare l'assicurazione o che
ha problemi anche a prendere il bus per il costo del biglietto.
Sono sempre rimasto molto affascinato
dalle zone periferiche delle grandi città, non solo per
l'architettura a volte degradata e trascurata, ma anche per
quell'atmosfera di abbandono che si respira nell'aria. Nell'estate
2012 sono stato in vacanza in Lazio e, passando da Roma qualche
giorno, ho trascorso un'intera giornata a Corviale. Quali sono a tuo
parere i punti periferici di Roma più critici?
Tor Bella Monaca, San Basilio, il
Torrino sono lasciate a se stesse. Io abito a Borgonuovo, una borgata
di Tivoli terme. Tanta gente mi dice «figlio di papà» perché ho
ragazze nei video e belle macchine. Ma io prendo amiche mie e le auto
le recuperiamo, mentre la gente parla di «mignottoni» e invece mio
padre ancora oggi lavora dalle elementari come muratore e
pavimentista. Quindi non sono ricco proprio per un cazzo! Io la
macchina me la sono fatta con la vita sbagliata di prima; lo Stato
non ti dà niente e mi sono sentito di fare così anni fa. Adesso
sono tre anni che ho cambiato abitudini, non frequento più la
criminalità. Quelli che vanno avanti nella vita criminale
collaborano con le forze dell'ordine. Chi vende qualcuno non sa che
qualcun altro farà il suo di nome dopo.
I tuoi progetti futuri?
Un mio primo cd e conterrà tutti i
pezzi che ho fatto e farò.
Concludi come vuoi l'intervista.
Ringrazio le persone che mi sono
sempre state vicine come la mia famiglia e tutti quelli che mi hanno
visto non come un qualcuno con problemi, ma come una ragazzo normale.
E i tanti amici che continuano ad appoggiarmi. Un ringraziamento speciale per Mirko/Er Gitano, se non era per lui non stavo facendo tutto questo, mi ha lasciato molti insegnamenti. E ringrazio poi Giuseppe e
anche il mio staff che mi dà le basi e i consigli. E il regista
Giorgio John Squarcia di Mediaset.