Passare alle auto a basse emissioni non
solo fa bene all'ambiente, ma anche all'economia. Secondo lo studio
della Cambridge Econometrics e Ricardo-AEA, entrambe società di
consulenza indipendenti, se l'Unione europea elevasse gli standard di consumo dei
carburanti per le auto si genererebbero entro il 2030 oltre 440mila
nuovi posti di lavoro con un crescita del pil europeo di 16 miliardi di euro.
Stando al documento, l'implementazione dello standard di 95 gr/km di emissioni di CO2 entro il 2020 produrrebbe subito 350mila nuovi posti di lavoro, ma se il target fosse più ambizioso – anche solo di 5 gr/km di CO2 – il decremento annuo di emissioni di anidride carbonica per i furgoni sarebbe del 3% e non dell'1% e si riuscirebbero a impiegare 443mila persone.
Ma dove si creerebbero queste nuove opportunità di lavoro? Un terzo dei posti verrebbe creato nell'industria dell’auto, mentre gli altri due terzi in altri settori dell'economia a seguito della distrazione degli investimenti dall'area dei combustibili fossili.
Dal momento che «occorrono almeno 10 anni perché i ritorni sul mercato vadano a regime», gli effetti completi di questa piccola rivoluzione si potrebbero vedere non prima del 2030.
Gli autoveicoli prodotti secondo questa nuova filosofia costruttiva, dice il rapporto, costerebbero circa 1000/1100 euro in più rispetto ai veicoli tradizionali, ma il maggior costo verrebbe compensato dal risparmio di carburante.
Non tutti però sono d'accordo con la relazione dei due istituti:
secondo l'Associazione europea dei costruttori d'auto, l'aumento dei
prezzi dei veicolo spingerebbe invece gli automobilisti verso l'acquisto
delle meno care automobili convenzionali.
Fonte: gogreen.virgilio.it