Regia: Giorgio Diritti
Cast: Thierry Toscan, Alessandra Agosti, Dario Anghilante, Giovanni Foresti
Anno: 2005
Genere: drammatico
Durata: 109'
Voto: 9
Trama:
Philippe (Thierry Toscan),
ex professore dedicatosi alla pastorizia sui Pirenei francesi, è alla
ricerca di una nuova sistemazione per la sua famiglia, dato che nel
luogo in cui vive è in costruzione una centrale nucleare. Si
ritrova così nella valle Maira, nel paesino di Chersogno, ormai spopolato
e abitato quasi unicamente da anziani. Inizialmente il paese sembra lieto di accogliere la giovane famiglia, composta, oltreché da Philippe, dalla moglie (Alessandra Agosti) e tre figli. Ben presto però nascono le prime incomprensioni, causate dalle abitudini dei nuovi arrivati e dalla chiusura degli autoctoni del luogo.
e abitato quasi unicamente da anziani. Inizialmente il paese sembra lieto di accogliere la giovane famiglia, composta, oltreché da Philippe, dalla moglie (Alessandra Agosti) e tre figli. Ben presto però nascono le prime incomprensioni, causate dalle abitudini dei nuovi arrivati e dalla chiusura degli autoctoni del luogo.
Recensione:
E' questo un film a spettro locale?
Niente di
più errato: il film tratta di un luogo fisico, le meravigliose alpi
Occitane in provincia di Cuneo, ma potrebbe essere qualsiasi altra parte
del mondo.
Ma andiamo con ordine.
Differenze che vengono in
contatto, accoglienza dello straniero, apertura al nuovo, confronto con
l'alterità: tutto questo è rappresentato in questa "poesia rurale" che
prende il nome di "Il vento fa il suo giro". La vicenda è ambientata in una delle valli occitane della provincia di Cuneo,
precisamente nel piccolo paese di Ussolo, sito nel comune di Prazzo. Nel
film non viene citato il nome reale del paese; si fa invece riferimento
a Chersogno, nome di fantasia, probabilmente ispirato dal vicino Monte
Chersogno. Gli attori (eccetto Thierry Toscan e Alessandra Agosti) sono
tutti non professionisti, abitanti del luogo che hanno accettato di
partecipare al film. Il talentuoso regista Giorgio Diritti dipinge un
quadro a tinte pastello e ogni tanto intinge il pennello in colori più
grevi; questo andirivieni di sentimenti fa della storia un affresco
molto vario su come possa cambiare la considerazione verso un fenomeno,
dapprima come tiepida apertura, poi come fastidio, poi come egoismo e
cinismo quando qualcuno pesta i nostri piedi.
L'incidenza del tutto
viene acuita dal fatto che gli abitanti del luogo sono veramente
all'antica, per loro il singolo non importa, la piccola comunità deve
reggersi con l'uguaglianza delle parti, la felicità individuale deve
soggiacere al benessere della quotidianità. Ad essi si contrappone
Philippe, il nuovo arrivato, francese, con idee maggiormente
progressiste e che sa guardare avanti, rischiare, cambiare rispetto
all'immobilismo degli altri.
In tempi di miscuglio culturale, in cui
varie popolazioni e varie forme di pensiero vengono a colludere, una
pellicola del genere non solo incanta per come è costruita, ma fa
riflettere sui meccanismi che albergano in queste dinamiche.
Diritti
è capace di far parlare un intero borgo con una coralità fantastica;
lascia che ognuno si esprima, con i propri limiti, certo, ma secondo le
sue capacità. E i dialoghi sono per lo più in occitano, la lingua
locale, che in Italia è tra l'altro parlata da 180.000 persone; questo
connota ovviamente di pregevole veridicità la vicenda.
Ma Diritti riesce
a fare qualcosa di più: fa parlare non solo i singoli, ma anche il
paesaggio, i volti, le espressioni. Anche un ruscello si fa portavoce di
un messaggio, un campo, un monte... Un film altamente corale a 360
gradi. Evidentemente il regista si è calato con raziocinio e passione in
quella realtà rendendo concrete da un puno di vista
artistico/drammaturgico alcune cose che esistono di fatto anche nella
realtà. Realtà in cui vige un
conservatorismo marcato, per lo più incomprensibile a come si vive in
cittadine anche medio-piccole ma meno isolate. L'importante in quei
contesti è il lavoro e ancora di più il mantenimento dello status quo,
che garantisce il trascorrere placido del tempo, la conservazione delle
comunità. In questo quadro di insieme Diritti connota, un po' come Ermanno Olmi ne "L'albero degli zoccoli", ogni persona che appare in video
di un carattere, tutti a contribuire al significato generale. E che
dire anche di Thiérry Toscan nella parte dello straniero, praticamente
perfetto sia nella morfologia che nel modo di porsi; brava anche
Alessandra Agosti, molto bella, adeguatissima alla situazione e
timidamente sensuale.
Come accettare l'arrivo di un nuovo
abitante diverso da noi? Ci porterà benefici? Forse aumenterà il nostro
potenziale turistico. Forse bloccherà il nostro benessere. Forse
riporterà la nostra gente in valle dopo che la stessa era scesa in
città. Forse, forse forse. Questi dubbi albergano dei cuori di questa
gente in un turbinio di contraddizioni e di dinamiche che il film
riproduce in modo meraviglioso.
E Diritti sa usare la macchina da
presa, oh se la sa usare. Si avventura nelle viottole del villaggio
quasi con una handycam, ci fa entrare in quelle viottole, coglie
particolari con un'intelligenza, un gusto e una sensibilità e un occhio
filmico veramente lodevoli. Un regista che sa valorizzare le
piccolezze e ne fa virtù assolute. E non si limita poi a inqudrature a
campo lungo i paesaggi, ma li anima, fa portare loro un contributo alla
storia sottolineando con la magnificenza di certi angoli di paradiso la
crudezza di alcuni passaggi della sceneggiatura. Quest'ultima è redatta
in modo molto coerente, così come il montaggio, altri valori aggiunti di
uno stupendo film.
Diritti
inserisce nel film arie musicali di gruppi folk occitani, come i noti Lou Dalfin (bellissima la scena della festa di paese durante un concerto
degli stessi e le immagini che risplendono di una luce potentissima e
dinamica), o i Tendachent o i Gai Saber.
Il
film è stato insignito di oltre 36 premi, ricevendo 5 candidature ai
David di Donatello 2008 e 4 candidature ai Nastri d'Argento 2008.