Dietro a una canzone c'è sempre un artista; e dietro a un artista c'è sempre un uomo con idee, valori e una storia personale. Suscita interesse quella di Andy Shehu, in arte Glaukor. Non capita infatti tutti i giorni di imbattersi in un produttore di dance nato in Albania. La discussione allora si fa preziosa e stimolante e non ci siamo fatti scappare l'occasione di domandare a Andy non solo questioni musicali, ma anche culturali del suo Paese.
Il suo nome si è imposto negli ultimi anni come esponente apprezzato e noto nel panorama italodance con una manciata di progetti, singoli e collaborazioni convincenti e di grande impatto.
Ecco il frutto della nostra chiacchierata.
Hai praticato arti marziali per diversi anni; cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Ho fatto arti marziali per otto anni,
stile coreano, sono arrivato al secondo dan, cintura nera secondo
grado nel taekwon-do. Disciplina, rispetto, non mollare facilmente, essere amichevole con gli altri; questi erano comportamenti che mi venivano insegnati mentre mi allenavo. Ho iniziato a 7 anni nel 1996 e sono andato avanti per 8 e poi con gli studi universitari mi sono fermato. Ma ho imparato moltissimo.
grado nel taekwon-do. Disciplina, rispetto, non mollare facilmente, essere amichevole con gli altri; questi erano comportamenti che mi venivano insegnati mentre mi allenavo. Ho iniziato a 7 anni nel 1996 e sono andato avanti per 8 e poi con gli studi universitari mi sono fermato. Ma ho imparato moltissimo.
Prima di essere un producer musicale, sei stato un grande appassionato di italodance; quali canzoni e quali artisti ti hanno fatto innamorare di questo genere?
Ascoltavo dance fin dai tempi di Corona
e Dr.Alban e poi è arrivata «Blue» degli Eiffel 65 che è stata
un'illuminazione. Sentivo sempre musica, anche prima di dormire; ai quei tempi c'erano le cassette e compravo moltissime compilation, non sapevo ancora che sarei diventato un producer. Fino al 2009 sono andato
avanti così, non avevo tempo per dedicarmi con impegno alla
produzione. Con un cellulare GSM Nokia riproducevo anche le melodie di pezzi che mi piacevano e poi
sono arrivati i computer; per me fu la grande occasione, perché non ho un background musicale. All'inizio del 2010 un mio cugino mi ha aiutato a entrare in questo mondo e su youtube ho
sentito una canzone di dj Doddo, gliel'ho commentata chiedendogli di fare un remix. A Domenico (Domenico Pepe aka dj Doddo) è piaciuto e abbiamo inziato a
collaborare, è stato un bel periodo alla scoperta dei suoni e di crescita comune.
La tua affermazione è avvenuta però con il progetto ItaloProducerz: come hai creato una canzone come «Lamtumire»?
Io di solito inizio con
la melodia; ho scritto la parte di piano e, canticchiando una melodia,
mi è uscito qualcosa in albanese e Domenico ha cantato lo stesso in
italiano. «Lamtumire» significa «addio», dj sTore ci ha aiutato e
ha fatto anche un remix. Abbiamo poi preso nella squadra anche Raffy
e il progetto ha avuto successo in varie charts come in Repubblica
ceca o IDN. Non ce l'aspettavamo anche perché il cantato principale è in albanese, una lingua certo non diffusa nella dance music.
Nel 2006 ti sei mosso verso Roma per frequentare l'università La sapienza; che ricordi hai di quel periodo? Come te la sei cavata con la lingua?
Da tempi tanti ragazzi albanesi vanno in Italia a studiare; la lingua non è stato un
problema, in Albania molta gente parla italiano e avevo parenti che
vivevano lì. Facevo scienze della psicologia del marketing; Roma è
bellissima, ma non mi trovavo troppo a mio agio e ho trovato il modo
di andare in Corea a studiare nel 2007; mi mancava qualcosa, sentivo che la cultura coreana mi stimolava e ho coronato questo sogno.
Una scelta particolare quella della Corea del sud; cosa puoi raccontare al riguardo?
L'Asia è completamente diversa dai
nostri posti; ho incontrato persone americane ed europee che non si
sono mai adattate nonostante fossero lì da tanto tempo. Per me è
stato diverso, ero contento di trovarmi in quel posto e da subito mi sono
ambientato. Anche con la lingua me la sono
cavata subito e così con il cibo. Ci vuole il buon senso di imparare nuove
cose e assorbire un'altra cultura; tra qualche mese tornerò a
concludere il percorso di studio. A volte ci ripenso e mi sorprendo
ancora oggi di questa decisione; ma non ci sono stato troppo pensare perché nella vita,
quando vuoi fortemente qualcosa, occorre farlo e basta. Quando ci rifletti troppo, stai sicuro che non lo farai mai.
Verso il tuo Paese di origine, l'Albania, alcuni hanno preconcetti; io non ne so molto, com'è la vita da quelle parti e quali cambiamenti avete attraversato negli ultimi 20 anni?
Per me la cosa fondamentale è essere
brave persone; molti pensano che Glaukor sia italiano, invece
vengo da una Nazione con poca tradizione per la italodance. Ma io mi considero albanese solo di nascita, mi piace pensare di essere europeo, cittadino di tutti i luoghi; se conosco qualcuno, non mi chiedo da dove viene, valuto se è buono e intelligente. Una ventina di anni fa in Albania si viveva in modo diverso, ma credo
che ora sia uguale a molti altri Stati europei. I pregiudizi uccidono la cultura: In
Corea, parlando dell'Italia, mi sentivo dire «casanova», «mafia», «pizza», «spaghetti». Da noi è
terminato il sistema totalitario comunista, c'è democrazia. E un
ragazzo da noi può andare a divertirsi in discoteca, fuori a
mangiare; la gente adesso è molto più aperta di prima e i ragazzi
sanno molte lingue. Anche il lavoro c'è ma ovviamente la crisi che
si è sentita in tutto il mondo ha colpito anche noi.
E' evidente che tu ami il piano; credi che un produttore italodance possa creare suoni solo con macchine di sintentizzazione o anche con strumenti fisici?
Qualche volta penso che avrei dovuto
studiare bene il pianoforte, lo adoro, è più facile creare suoni così e cerco di metterlo in quasi tutte le mie produzioni.
Ci vuole apertura mentale, il che aiuta a variare anche il proprio
stile ed essere creativo. La scelta è sempre del producer, occorre
però comportarsi in modo sincero con la mente libera.
Quali soni i pezzi che hai scritto e che oggi ti piacciono di più?
«Lamtumire» la amo ancora, un'altra è «Don't stop», che mi mi emoziona ancora oggi; per questa avevo organizzato anche un contest di successo, mi sono venuti incontro tanti colleghi con remix di alta qualità e che ringrazio. Poi ce n'è un'altra che deve uscire con ItaloProducerz; credo che alla gente piacerà
un sacco e farà parte forse dell'ultimo ep di questo gruppo.
Sulla tua pagina facebook hai commentato alcune critiche per la tua traccia «Stare con me». In realtà il breve inserto dubstep a me non disturba; cosa pensi della progressione e del futuro della italodance?
So che a qualcuno non è piaciuto. La canzone è iniziata per gioco e con un
amico albanese che sta a Napoli e fa progressive house abbiamo creato
questo vocal e poi concluso la traccia. Anche il dubstep viaggia ai
140 bpm come la italo e abbiamo deciso di provare a mischiarle per
qualche secondo. Nessuno tentato negli ultimi anni a innovare il
nostro genere, ma dobbiamo provare a farci ascoltare anche da altri
pubblici. Le critiche non mi danno fastidio, significa che mi hanno
ascoltato. Ho fatto un altro remix per Italo Lovers lavorando in modo simile con il breakbeat; è un genere che non escludo di seguire più avanti. Per il futuro credo dobbiamo abbassare i bpm e mantenere le
melodie italo, altrimenti il genere morirà e staremo ad ascoltarci le
canzoni a vicenda senza audience. La progressive house secondo me è la dance
moderna, bisogna insistere in quella direzione. Al di là di tutto,
farò sempre musica per passione; e apprezzo moltissimo un'esperienza
come la Italo rumble group, la nuova etichetta che raduna vari produttori italiani, per cui l'unione fa la forza.
Mi piace moltissimo la tua «Loco» (original mix); è molto «maranza», come diciamo qui in Italia, più maranza degli altri tuoi lavori. Parlami del pezzo.
Cerco di essere libero di mente quando
faccio musica, dipende come mi sento in quel dato momento. Qualche
volta è maranza, qualche volta è più delicata, a volte vecchio stile tipo primi 2000. Non voglio essere troppo influenzato dall'esterno, la creazione deve essere fatta a modo mio a prescindere da quello
che va di moda. «Loco» è venuta perfetta così, veloce, ballabile, come la volevo; e comunque conosco bene il termine «maranza», mi piace usarlo e mi fa ridere.
Tu fai uscire canzoni sotto vari monickers; perché vari artisti italo usano vari pseudonimi?
Se ci sono tanti nomi che fanno italo, i fans pensano che
il genere è ancora vivo e vario; ecco perché appoggio gente come
Dance Rocker, Stefano, un ragazzo bravissimo nella compisizione, nel remix e ottimo come persona. I miei sono Glaukor, Sound on, Fernand Rolex, Ethnic Albania, da pochissimo I got to be famous e naturalmente ItaloProducerz. Ultimamente ho collaborato con Dami Tanz, un giovane di Brescia che sta crescendo molto bene. E, a parte il mio fraterno amico dj Doddo, vorrei citare un altro di cui ho massima stima e rispetto: Dj Hunter, Francesco, uno dei più forti in assoluto.
Da dove deriva il nome Glaukor?
Glaukia era stato un re albanese
nell'antichità; mia sorella ha studiato a Roma archeologia e venne fuori con lei. Glaukor non ha significato, è di invenzione, risale a tanti anni fa e ora ci sono affezionato.
Concludi come vuoi l'intervista.
Mi fa tanto piacere il lavoro che stai facendo con noi della italodance, io non
sono abituato a spammare il mio nome e ho parlato con te volentieri. Grazie mille! Sarebbe bello che
altre persone dessero più spazio alla nostra musica, anche fra etichette
musicali e radio. Siamo nati purtroppo in un periodo in cui il genere
va poco, ma credimi, credo di poter parlare per tutti, lo facciamo con grande cuore e meriteremmo molta più considerazione.