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martedì 3 marzo 2015

DAVIDE MACCAGNAN: INTERVISTA A CHI VIVE SCALZO


Cerco di perlustrare il mondo palmo a palmo con la stessa voglia di sangue del predatore in debito di proteine. Nessuna inversione di tendenza, non sono tornato carnivoro tutto d'un colpo... Ma il sangue vivo che deve mescolarsi a quello che già mi scorre nelle vene è fondamentale; amo
ricambio, confronto, melting pot e scoperta. Pensatemi con uno speleologo che si avventura in ogni pertugio (le malelingue non parlino di “orifizio”...) roccioso per rinvenire qualche nuova forma di vita e illuminarmene. O un entomologo che, osservando con minuzia di ingegno un insetto, ne ambisca a scoprire angolature, declinazioni e corredi biologici.
Basta metafore, oggi l'ho presa più larga del solito. Era per dire che in questi anni di ricerca spasmodica di ossigeno per il cervello pensavo bene o male di aver scoperto un po' tutte le pieghe dell'umana natura. Eppure la vita ti sorprende sempre, meno male del resto! E allora casualmente leggo su un giornale della Provincia di Varese che un tale Davide Maccagnan ha concepito qualcosa di particolare e insolito: vivere a piedi scalzi. Non nelle quattro mura domestiche, o meglio anche nel focolare, ma per strada, nei locali, in mezzo alla gente. Con qualsiasi condizione di tempo. 
Dopo avergli dedicato un articolo sul blog, chiedo vaticino a mamma internet e cosa scopro? Che esiste una sottocultura (sia detto in senso buono questo vocabolo) di persone su scala nazionale e mondiale che si riconosce dietro alla way of life denominata “scalzismo”, o “barefooting” all'inglese. Insomma Maccagnan non è l'antesignano visionario di un rinnovato ordine d'azione ma appartiene a un movimento. In realtà il mio proverbiale anelito a categorizzare, definire e incasellare è stato scalfito dalla conversazione con lo stesso Davide, il quale brilla di luce propria e non si fa forza dietro alla massa gruppale.
Ponetevi come meglio credete alle seguenti sue parole. Personalmente ho respirato aria pura anche solo per il fatto che l'interlocutore mi ha raccontato qualcosa che non sapevo carezzando il mio background con una scelta molto poso consueta e proprio per questo affascinante. 
E' dunque ora di levarsi le scarpe e leggere comodi.

Due anni e mezzo fa ho cominciato a interessarmi alla cosa: avevo conosciuto delle persone che vivono scalze e al primo approccio sono rimasto contrariato considerando tutti i limiti sociali, la conformazione delle città la città e il clima. Tra l'altro soffrivo notevolmente il freddo e pensare di passare l'inverno scalzo era impensabile. Ma qualcosa mi suggeriva che dovevo meditare sulla situazione e richiamai ricordi dell'infanzia in montagna in cui uscivo scalzo la mattina presto correndo nei prati. Era una sensazione unica e splendida che non avevo più riprovato.

Ricordi i primissimi approcci con le deambulazione senza calze e scarpe da grande?
Alla sera cominciai a tornare a casa dal posto di lavoro, camminavo scalzo con curiosità; in questo modo non incontravo quasi nessuno. Lo trovai da subito piacevole soprattutto in un punto del corpo di solito dormiente e intorpidito come il piede. Le mani sono abituate a rimanere nude, non ci si pensa tanto è normale; ma i piedi sono diversi proprio a livello di terminazioni nervose. Trovai presto dei punti in cui mi faceva male camminare soprattutto sull'asfalto e passavo dalla parte del marciapiede più comoda. Con il tempo la pelle ha cominciato a indurirsi senza calli; io avevo prima dei calli che adesso sono diminuiti. Sono formazioni che derivano da una sollecitazione sbagliata sempre in un punto; se distribuisci bene la camminata migliori postura e posizionamento. Io soffro di scogliosi e ho notato che tutti i dolori che avevo sono scomparsi; la scogliosi ce l'ho ancora, ci mancherebbe, ma i suoi sintomi molto meno.

Sai che il mio ruolo è quello dell'ultimo avventore del bar, quello che dal fondo della sala con un occhio mezzo chiuso troverebbe assurde le tue parole. Come lo convinceresti?
Sai, io non mi sento di convincere nessuno; non ho fatto questa scelta per portare altra gente dalla mia parte. Racconto la mia esperienza sapendo di dire qualcosa di anticonformista ma devo essere me stesso. Ti posso assicurare la mia intera salute è migliorata semplicemente camminando a piedi nudi ovunque.

E' pazzesco pensare che tu esca di casa alla mattina scalzo con qualsiasi tempo: pioggia, neve...
E' proprio così e non c'è molto di pazzesco; al lavoro mi metto calzature per legge o in altri luoghi come in palestra per questioni assicurative, ma sono sempre guanti da piede e mai scarpe. Per il resto, se nessuno mi obbliga, non mi faccio problemi. Sto cercando di capire dove possono farmi storie o meno; non c'è alcuna legge che mi impone di essere calzato ma la legge non è sufficiente. Non posso permettermi di essere sempre fermato come un ladro; a volte non sto a sindacare e porto sempre delle infradito per sicurezza. E' proprio per una questione di tranquillità personale. Nei bar è ancora più facile: imponendomi una cosa del genere, il gestore sa di compiere un illecito.

Vuoi dimostrare qualcosa agli altri o al mondo, è il gusto di fare qualcosa di contrario a tutti gli altri, è la metafora di cosa?
Esiste lo scalzismo: è un'italianizzazione del “barefooting”, il camminare a piedi nudi; non nasce per andare controcorrente ma per altri motivi. In Italia ci sono associazioni come “Nati scalzi” o “Vivere scalzo” con all'interno, oltre ad altri appassionati come me, legali che danno consigli sul fatto che è perfettamente legale. Io, a differenza di quello che possa sembrare, non la vivo come un ritorno alla natura; riconosco una mia funzione biologica e mi allontano da quell'idea per cui l'essere umano non può stare scalzo quando invece in modo naturale è così. E poi so che mi fa bene, l'ho provato e mi sono reso conto che era meglio di quanto pensassi. Prima ti ho parlato di scogliosi ma posso anche dirti della termoregolazione: ho perso la mia vecchia fissa del freddo, quest'inverno non ho mai messo la giacca, sto in maglietta e felpa e non mi sono ammalato. Non è che non lo sento il freddo, lo sento in modo diverso, minore di certo. Il piede biologicamente a mio avviso ha una capacità a seconda dell'ambiente così come tutto il nostro corpo; insomma la biologia si adatta. Per me non è una religione, non sono un fanatico: visualizzo la scarpa come le persone comuni visualizzano i guanti; molti li mettono solo in casi di pericolosità al lavoro.

E con l'igiene come la mettiamo? Camminare in strade sporche, i bagni dei bar, funghi, verruche...
La maggior parte dei problemi legati alle patologie del piede sono connesse alla scarpa, verruche e micosi comprese; i funghi hanno necessità di un ambiente caldo/umido per svilupparsi, pensaci. Io cammino in ambiente asciutto e secco; ho girato Milano o Roma, ti giuro mai avuto una verruca mentre anni fa sì. Una volta a Milano in piazza Duomo nel bagno del McDonald's ebbi così schifo che mi misi le infradito.

Per alcuni, magari molti di voi (e utilizzo “voi” non per definire una massa informa ma solo per identificarvi nel discorso) il “mito del buon selvaggio” dev'essere interessante: camminare scalzi pestando terriccio, bosco, erba e prendere contatto con la natura. Ci dev'essere qualcosa di primordiale, ancestrale, no?
Anche se, come già ti ho detto, non sono scalzista per quello in particolare, ho camminato molto anche nei boschi e su rocce e proprio lì mi sono chiarito in testa la correttezza della mia scelta. Da piccolo ti insegnano agli scout di scendere con i piedi tenuti di lato; io invece dritto senza scarpe. Avendo conosciuto altri scalzisti, so che per alcuni in effetti l'approccio è più filosofico, un ritorno alle origini forse lontano dai centri abitati, smog e cemento.

E per guidare?
Nel 1992 è uscita una legge per cui in macchina sta all'intelligenza del guidatore scegliere cosa calzare; il piede nudo è perfettamente legale comunque anche perché oggi ci sono macchine molto più facili da portare. Comunque non pensare che io sia sconsiderato: metto in conto che domani magari sono in strada mi faccio un taglietto che mi dà infezione. Ma lo metto in conto anche con le mani, fa parte del rischio di vivere come voglio.

Mi pare di capire che la parte più difficile della faccenda sia sostenere gli sguardi dei passanti mentre cammini, le toccate di gomito, le risatine.
Non mi fa né caldo né freddo essere additato quando passo per strada. Quello che mi dà fastidio è quando decidono di impormi dei limiti e, quando accade, cerco di fare in modo che questi non mi tocchino. Io ho le mie stranezze, quindi per gli amici questa era solo una in più. La famiglia all'inizio si preoccupava ma anche loro sono abituati al fatto che agisco sempre di testa mia con i suoi pro e i suoi contro. Sul mio profilo facebook ho creato un album con la vita scalzista più un vademecum per le persone; se vi va leggetela e capirete che dietro a questo non c'è solo follia o desiderio di infrangere le regole ma un pensiero che migliora la vita, quanto meno la mia.