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sabato 4 maggio 2013

... E ORA PARLIAMO DI KEVIN

... E ORA PARLIAMO DI KEVIN
Regia: Lynne Ramsay
Anno: 2011
Genere: drammatico/thriller/psicologico
Durata: 107'

Voto: 7,5

Trama:
Quando Eva Khatchadourian (Tilda Swinton) dà alla luce il suo primogenito Kevin (da ragazzo Ezra Miller), la sua vita cambia totalmente; abituata a lavorare e a gestire con una certa libertà i suoi spazi, l'impegno di un figlio la coglie impreparata e non gli concede un amore spontaneo. Con suo marito Franklin (John C.Reilly) però il bambino è più aperto e affettuoso, ma il tempo
gli farà maturare un progetto ben lontano dalla rettitudine, qualcosa che i genitori mai e poi mai si sarebbero aspettati.

Recensione:
Nulla è lasciato al caso in questo thriller/drama diretto da Lynne Ramsay; arrivata al terzo appuntamento in lungo e rivisitando il romanzo «Dobbiamo parlare di Kevin» di Lionel Shriver, la gestazione del progetto risale alla metà degli anni 2000, quando la sceneggiatura interessò più di un produttore. In Italia il dvd distribuito dalla Bolero è uscito un po' in ritardo e l'opera non ha fatto troppa eco; c'è però da sperare che si conquisterà il giusto spazio tra il pubblico.
La Ramsay calibra ogni dettaglio regalando un film decisamente controllato, curato e attento a valorizzare tutte le componenti tecniche. Forma firmata a colpi di pennello, dunque, ma storia scolpita a colpi di sciabola.
Sì, perché dietro a piccoli gesti spesso si cela la più efferata e tragica violenza: lo ha insegnato certo cinema europeo e qui trova paradigmatica concretizzazione portando ad empatizzare grandemente lo spettatore con vicende e personaggi. La tensione cresce sempre di più, il finale non è chiarificatore in senso assoluto, il dramma viene anteposto al thrilling e si preferisce analizzare le dinamiche da un punto d vista psicologico. Il ritmo allora si fa non elevato ma deflagrante, la pellicola macina male di vita come un rullo compressore; non ci si pone il problema del rispetto per lo spettatore, non è un film comodo, anzi disturbante e che solleva molte domande senza donare accomodanti risposte.
Gli attori vengono coinvolti e zuccherati da questo processo compositivo, soprattutto la Swinton e Miller, madre e figlio, ciascuno vittime e carnefice dell'altro. Si studiano, si squadrano, si feriscono ma senza sbraitare; cinici strateghi del dolore parentale, misurano i loro «giochi» e proprio qui regna la grandezza del film, che fa ancora più male proprio in quanto la violenza rimane inesplosa, sussurrata ma cinerea, fatta annusare ma capace di tagliare l'aria come il proiettile più silente ma detonante per larga parte dello svolgimento.
I rimandi psicologici si sprecano e fanno la felicità di coloro che lavorano nello studio della mente o chi è affascinato. Mamma castrante ma anche rifugio, figlio ribelle che odia ma non si pone costruttivamente verso se stesso; i vincoli di carne trovano due anti-eroi antagonisti l'uno all'altro e la discrasia è rimarcata a tal punto da far diventare i fatti di cui si macchia il figlio come conseguenza e non focus precipuo dell'opera.
Da sottolineare che la Swinton e Miller offrono due prove di altissimo livello: con la sofferenza che scava voragini sulle carni del volto la prima, con perfetti occhi luciferini il secondo. Un credibilissimo e palpabile ménage distruttivo in cui il padre (un bravo C.Reilly) drammaturgicamente ha un senso: amico del figlio, amato da quest'ultimo, ma incapace, sebbene compartecipe, di comprendere lo struggimento della moglie.
La fotografia si tinge volentieri di «profondo rosso» e si inerpica nei numerosi flashback con cui la storia viene fatta risalire alla fonte. Alcune scene sono letteralmente girate in «pozze di sangue» e che dire delle musiche (composte da Jonny Greenwood dei Radiohead), assolutamente protagoniste aggiunte. Oltre ai rumori, che aumentano il pathos, definiscono piccolezze, spezzano emozioni, disciplinano e scansionano. La regia della Ramsay si concede alcuni virtuosismi interessanti e non comuni e alcune scene sono significative e perfino mutuate dal cinema horror (ad esempio quella, stupenda, di halloween).
Il film è stato presentato in anteprima e in concorso al festival di Cannes nel maggio 2011, successivamente in vari festival in cui ha ottenuto molti riconoscimenti come la vittoria al London film festival.