Quasi mezzo miliardo di ore, esattamente 491.667.000. È
spaventosa la quantità di tempo buttata dagli italiani, oltre ai soldi,
nel pozzo senza fondo dell'azzardo: settanta milioni e 238 mila
giornate lavorative passate davanti alle macchinette, sui poker online, a
raschiare gratta-e-vinci e così via.
Lo dice il dossier «Il gioco d'azzardo e le sue conseguenze sulla società italiana» della Consulta nazionale antiusura che il sociologo Maurizio Fiasco porterà nei prossimi giorni al convegno su questa peste bubbonica organizzato a Verona dal «Tocatì», il Festival internazionale dei giochi di strada, quelli sani, che
comincia domani. Cosa significhi
l'azzardo, di questi tempi, lo dicono poche parole del rapporto: «Su un
volume complessivo di consumi delle famiglie che si aggira intorno agli
800 miliardi di euro, ben 100 sono stati dirottati sul gioco d'azzardo».Lo dice il dossier «Il gioco d'azzardo e le sue conseguenze sulla società italiana» della Consulta nazionale antiusura che il sociologo Maurizio Fiasco porterà nei prossimi giorni al convegno su questa peste bubbonica organizzato a Verona dal «Tocatì», il Festival internazionale dei giochi di strada, quelli sani, che
Un business così spropositato da spingere purtroppo ad avventurarsi sulle scommesse (tra lo sgomento, lo sdegno e le proteste dei dipendenti) perfino aziende quali Rcs, a dispetto di tutte le denunce sul tema dei giornali del gruppo. Corriere in testa. Un business criminogeno, accusa la Consulta antiusura: «La disoccupazione alimenta la propensione verso l'azzardo che, a sua volta, è diventato un indotto per il prestito a usura e un'opportunità per la criminalità organizzata; con ciò incidendo m maniera funesta sulla più grave crisi economica dal secondo dopoguerra». Per dare un'idea: nel 2013 nelle sole slot-machine e nelle lotterie online legali ha buttato 1.209 euro ogni savonese, 1.251 ogni riminese, 1.302 ogni teramano, 1.511 ogni comasco e 2.433 ogni pavese. Ma alla massa enorme dei soldi giocati legalmente vanno aggiunti quelli gestiti dalle organizzazioni criminali. Cioè 8,7 miliardi per le sole slot-machine, secondo i calcoli della Consulta elaborati sulla base dei parametri del ministero dell'Interno. Addirittura 23 complessivamente, stando all'ultimo rapporto della Guardia di Finanza: sette volte l'Imu sulla prima casa. Come ha scritto il Soie 24 ore, «tra lotta alle ludopatie da una parte e difesa del gettito erariale dall'altra, a far saltare il banco nel gioco pubblico è sempre più spesso l'illegalità».
Si chiede la Consulta contro l'azzardo: «Possibile che nel Mezzogiorno si puntino al Lotto e al Superenalotto somme pro capite in quantità vicine a quelle del Nord e poi, quando il comparto diventa quello delle slot o delle lottery terminal, i dati delle province del Sud precipitino? Se per “Lotto e Superenalotto” tra la provincia che gioca di più e quella che gioca di meno c'è un rapporto poco più che doppio (a Latina si impiegano 209 euro l'anno a testa, a Potenza 94), per le slot machine esso è di 17 a i». Cosa significa? Ovvio: la differenza è gestita in larga parte da mafia , camorra, 'ndrangheta. Non a caso tutte le quindici città dove il gioco clandestino è più forte (a Napoli è del 104% superiore a quello legale) appartengono, salvo Roma, al Mezzogiorno più profondo e disperato. Che avrebbe si bisogno di giocarsela. Ma in tutto un altro senso.
da Il Corriere della Sera del 17 settembre 2014