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martedì 16 ottobre 2012

I SETTE VIZI CAPITALI TRA PENSIERO ED EMOZIONE

Debolezze etiche, cattive inclinazioni, abitudini deviate cui non sappiamo rinunciare: i vizi capitali, che conducono l'uomo fuori dal retto sentiero, hanno passato trasversalmente varie epoche storiche solleticando l'intelletto di centinaia di illustri pensatori. Uno di questi, come è noto, è il sommo poeta Dante Alighieri, il cui Inferno si struttura in gironi nei quali i peccatori ricevono una punizione commisurata al vizio. Lo scultore Marcello Corrà sta dando un'interessante interpretazione artistica dei sette
tramite tre mostre in provincia di Novara in cui si può godere delle sue opere. «Sono sette sculture; l'idea – racconta – mi è venuta osservando il drago dalle sette teste inserito in un'opera a tema cristiano; l'impatto sulla mia persona è stato fortissimo e ho deciso di riprendere da un punto di vista scultoreo i sette vizi capitali».
Corrà da anni è impegnato in un cammino personale votato all'arte astratta e concettuale tramite realizzazioni che non restituiscono in modo immediato il loro significato: «E' qualcosa che richiede tempo e impegno per chi guarda, ma trovo proficuo e rispettoso da parte di chi crea lasciare che chi guarda si faccia una sua idea. Per i vizi ad esempio credo che nell'uomo convergano il bene e il male, sta nella coscienza di ognuno scegliere; e anche le mie opere lasciano una possibilità al libero arbitrio». Lodevole e di pregio lo studio che Corrà ha svolto riprendendo in mano alcuni capitoli dell'Inferno per corroborare il suo lavoro: «In realtà quei libri di Dante erano talmente incredibili che non li ho mai abbandonati; ma mi sono riletto quei momenti direttamente collegati ai sette vizi. E ho cercato di conoscere approfonditamente i peccatori puniti in questi sette ambiti, così da plasmare la materia sulla base di caratteri e tratti somatici».
E ogni scultura possiede dunque una forma diversa; ma anche sulla base della sensibilità dell'artista: «Ho voluto dare forma all'anima di ogni singolo peccato o almeno alla mia visione del singolo peccato ambendo a un connubio fra pensiero ed emozione. Per la superbia mi è venuto in mente un atteggiamento impettito e supponente; tutte sono disposte in verticale perchè i peccati spingono l'uomo, hanno energia verticale. Tutti tranne l'accidia, che invece ho messo in orizzontale». Nella tradizione i vizi sono considerati «capitali» in quanto attengono in profondità all'umana natura; essi si sostituiscono alla virtù (che invece eleva lo spirito) quando rendono l'uomo simile alla bestia e sviliscono la sua dignità. Già Aristotele formulò una seppur parziale descrizione dei vizi, ma occorre arrivare ai primi monaci del cristianesimo per vedere un elenco preciso, che all'inizio ne contemplava nove, poi ridotti a sette fino ai nostri tempi.
Per ricordarli è possibile utilizzare l'acronimo «SALIGIA»: superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia. Curiosamente nella chiesa medievale veniva associata a questo gruppo anche la tristezza in quando sentimento originato dal non apprezzamento delle opere di Dio a beneficio degli uomini. Ma l'attenzione e il fascino per i comportamenti umani reiterati ha toccato, a parte la religione, anche la filosofia, i media, perfino la musica e il cinema, la cultura. Qualsivoglia campo di applicazione si è interessato di questa tematica universale, valutata in modo diverso a seconda della cultura imperante in quel dato periodo. Corrà si pone nella storia con il suo particolare crinale posto fra materia, ragionamento ed emozione; quasi come se la trattazione dei vizi rappresenti un virtuoso pretesto per equilibrarsi fra diverse componenti dell'esistenza umana.
Sintomatiche le parole sulla home page del suo sito web: «La scultura è una sorta di alchimia che si manifesta attraverso la concretezza della materia e il mistero di un sogno».
Per non parlare di quanto si dice all'interno dello stesso portale: «Non esiste forma senza pensiero».
Corrà, classe 1970, vive e lavora in provincia di Novara e dal 1995 dà voce al proprio respiro interiore con lavori che l'anno fatto apprezzare in varie parti d'Italia.
E' anche autore del libro «Una goccia tra due oceani», diario di viaggio frutto di un'esperienza road trip in diversi Paesi del mondo che l'ha visto solitario protagonista.
Le fotografie delle opere vanno vista in ordine verticale secondo l'acronimo SALIGIA:
superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia.