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martedì 23 ottobre 2012

LE PILLOLE: RISOLVONO DAVVERO I PROBLEMI?

Un piacevole tepore estivo in tempo autunnale non deve fare abbassare la guardia per le infezioni alle vie aeree che troveranno nel gelo invernale humus prediletto per entrare in azione. Come ogni anno il Ministero della salute ha diramato le misure comportamentali utili per la prevenzione di influenza, affezioni alle vie respiratorie e malattie connesse a microbi e bacilli che fluttuano nell'aria che respiriamo.
Ma il portale web corrispondente enfatizza un aspetto e ne elude un altro:

  • pagine e pagine del sito vengono dedicate alla necessità di vaccinarsi quale metodo fondamentale per la prevenzione. Il che non pare un consiglio, ma un autentico monito, un imperativo categorico che tutti dovrebbero osservare. Il condizionale è quanto mai d'obbligo poiché vi sono ragionevoli motivazioni per ritenere la spietata campagna pro vaccino viziata di
    interessi che vanno oltre il cittadino. E'evidente infatti come intorno alla creazione anno per anno del vaccino e alla sua distribuzione girino palate di soldi astronomiche; Stato, industrie farmaceutiche, proprietari del brevetto, farmacie, medici di vario genere... Tutti ci lucrano e idealmente la scelta di non vaccinarsi può suonare come una ribellione contro tale distorto sistema. Ma, stando su un piano strettamente sanitario, si noti come la medicina moderna istilli la mentalità per cui ogni patologia deve essere curata in tutta fretta, in modo medicalizzato, con farmaci chimici. La febbre è da considerarsi invece una positiva reazione del nostro organismo che con carattere guerreggia con gli agenti esterni; e le va dato dunque il tempo di vincerla questa guerra. In un contesto ormai anche culturale in cui le pillole pare debbano risolvere la vita anche il vaccino sembra una condizione per lo stare bene. Ma il problema si combatte chimicamente quando sopraggiunge e per la (più che giusta) attività preventiva sul vaccino si può anche fare obiezione di coscienza. Lo stesso può invece essere utile per gli anziani o per coloro che cronicamente soffrono, ma per l'italiano medio il discorso è diverso. Ognuno si comporti come crede; ma non sarà infrequente imbattersi in uomini che, una volta fatto il vaccino, hanno passato un inverno a letto con la febbre molto più che negli anni precedenti.

  • Il sito non parla minimamente di come l'aspetto psicologico possa influire sullo sviluppo di patologie influenzali. Se da un lato non è dimostrata scientificamente una diretta correlazione fra stress e virus di questo genere, dall'altro tutti i medici concordano nel ritenere che un cattivo umore reiterato e fenomeni come ansia, depressione e sbalzi delle abitudini di vita concorrano in modo forte al consumo delle difese immunitarie. Quest'ultime, veri e propri soldatini pronti a difendere strenuamente il nostro benessere, perdono la battaglia in questi casi. Ragion per cui impegno di ciascuno dev'essere la limitazione o possibilmente l'annullamento di spinte stressogene per non incorrere in tutta una serie di malattie tra cui, forse, anche febbre e affini.

Alcune norme sono poi quelle «della nonna» e risultano praticamente ovvie, ma sempre valide: coprirsi adeguatamente quando si esce al freddo, evitare il più possibile sbalzi termici fra locali al chiuso e l'esterno. Ma qualcos'altro che viene talvolta snobbato aiuta senza ombra di dubbio a proteggerci: il consumo maggiore di frutta e verdura le cui sostanze elevano la quantità di difese immunitarie dell'organismo; l'attività fisica che mette in moto il metabolismo. E alcuni consigli molto pratici non sono da sottovalutare: lavarsi le mani con frequenza (in assenza dell'acqua si possono usare gel) passando il sapone fino a quattro dita sopra l'attaccatura fra mano e avambraccio; coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, preferendo fazzoletti di carta da buttare dopo l'uso o lavare il prima possibile quelli di stoffa dopo ammollo in acqua molto calda a 60°. Buona norma è poi l'isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie febbrili specie in fase iniziale; e l'uso di mascherine da parte di persone con sintomatologie influenzali quando si trovano in ambienti sanitari come ospedali.