C’è uno zoo in Egitto, e anche in tanti
altri posti, che ospita tantissimi animali, sono splendidi e stanno lì,
esposti, affinchè il pubblico possa ammirare la loro bellezza.
Il fatto è questo, viviamo una sola
volta e sarebbe davvero uno spreco non poter mai ammirare dal
vivo
nemmeno un piccolo leone, o magari una tigre.
Certo, “dal vivo” nel senso che è tutto
reale, ma ci sono casi in cui tigri e leoni non sono poi così vivi; ma
l’importante è vederli, che poi siano vivi, morti o dormano non ci
interessa tanto, in fondo non fanno niente di utile, immobili e
disinteressati lì dentro, non sono neanche divertenti.
Forse negli anni abbiamo fatto
confusione, possibile che lo zoo sia nato nel momento in cui le parole
“animali” e “fenomeni da baraccone” sono state erroneamente confuse?
Beh, non è che si somiglino molto, ma chissà.
E mentre il bambino, che non sa che gli
animali sono esseri viventi, perché nessuno glielo ha mai spiegato,
credendo che funzionino come fossero giocattoli, chiama il leone
picchiando prepotentemente sulle sbarre, l’animale, dentro la sua
gabbia, apatico finge di dormire, e non ha tutti i torti, perché non è
per niente facile soddisfare le aspettative di certi esserini scortati
dai papà tanto fieri e pompati.
Pensandoci un po’ su, al posto del leone
saremmo un bel po’ depressi anche noi se qualcuno venisse a prelevarci
dalla nostra casa, ci togliesse il sudato titolo di re della foresta, ci
sbattesse in gabbia senza tanta cortesia e con l’assurda richiesta di
un dolce sorriso per ogni assurda persona che passa di lì guardandoci
con disprezzo; che nessuno si offenda ma un re è sempre un re e non può
essere sostituito così facilmente.
Quindi, stavamo parlando inizialmente di
quella comitiva di animali che vive in Egitto, dentro uno zoo; non è
una notizia stupefacente, ma quel che c’è di strano è che un posto del
genere, che nasconde alla radici tanta tristezza e sofferenza,
all’apparenza dovrebbe essere perfetto, il falso benessere animale
dovrebbe essere evidente, anche se si spera che sempre meno gente si
lasci convincere del fatto che dentro un inferno simile possa
sopravvivere anche solo l’idea del benessere. Ma lì, in Egitto, non ci
provano nemmeno a prenderci un po’ in giro, è tutto così palese che gli
animalisti egiziani sono rimasti senza parole perché di fronte a tale
evidenza diventa difficile anche protestare perché sarebbe una protesta
contro la normalità.
Un elefante con un gancio attorno alla
zampa, legato ad una catena lunga forse neanche un metro e costretto a
girare in tondo su se stesso perché sono impossibili movimenti più ampi,
rimane lì giorno e notte e da anni ormai le passeggiate sono proibite;
un babbuino rinchiuso da ogni lato dentro una gabbia che a stento
durante il giorno è toccata dal sole, gli è stato impedito di vivere la
vita e lì dentro sopravvive grazie alla pazzia che rende tutto poco
chiaro; gli ippopotami invece stanno in acqua, almeno loro possono
mantenere vivo il ricordo di casa, se non fosse però che non sembra
proprio acqua quella in cui nuotano, è un liquido denso, ha uno strano
colore, forse è una piscina di fango, non è facile capirlo; il leone,
che fingeva di dormire, è costretto e stare in piedi, ad avvicinarsi
alla gente minacciato dal bastone di un uomo felice di dimostrare come
può, grazie alla violenza, rendere docile una pericolosa belva; e per
concludere, proprio riguardo a ciò che dicevamo inizialmente, c’è una
tigre ma peccato che si stia contorcendo sul pavimento agonizzante, per
chi avesse voglia di vederla comunque non viene portata via, i bambini
resterebbero delusi e che sarà mai un po’ di agonia di fronte al sorriso
di famiglie felici; intanto i lupi, meno interessanti, hanno tutto il
tempo per azzannarsi nella speranza di riuscire ad aggiudicarsi una
fetta di carne in più, non importa se ci si uccide tra simili,
probabilmente, quando si muore di fame non si guarda più in faccia
nessuno, nemmeno i propri fratelli.
Fonte: www.eticamente.net