PAURA 3D
Regia: Manetti Bros
Cast: Peppe Servillo, Lorenzo Pedrotti, Domenico Diele, Claudio Di Biagio, Francesca Cuttica, Paolo Sassanelli
Anno: 2012
Genere: horror, thriller
Durata: 108'
Voto: 7
Trama:
Ale (Domenico
Diele) è un adolescente che lavora come meccanico a Roma; un giorno
in officina gli capita sotto tiro una lussuosa Maserati
guidata da un
ricco marchese (Peppe Servillo), che la lascia lì per un collaudo.
Il ragazzo raccata due amici, Simone (Lorenzo Pedrotti) e Marco
(Claudio Di Biagio), e scorrazza con la vettura; quando ritrovano nel
cruscotto le chiavi della villa in cui vive il nobile, l'occasione è
troppo ghiotta per lasciarsela scappare.
Recensione:
Ne hanno fatta
di strada Marco e Antonio Manetti, o Manetti Bros, come amano farsi
chiamare, da quell'anno 2000 in cui «Zora la vampira» esordì sul
mercato cinematografico italiano con i suoi connotati
comico-horrorifici cucinati in salsa coatta e burina. Parliamoci
chiaro, non trattavasi di capolavoro, eppure i due fratelli
incuriosivano, anche per un'attitudine da borgata radical chic che li
impose come alfieri dell'underground italico che si confronta con il
mainstream. Di miglioramenti ne hanno fatti fino all'ultimo lavoro,
«Paura 3D», che a giudizio di chi scrive si posiziona al primo
posto nella loro carriera.
Al di là della
buona riuscita o meno del 3D (settore si cui non mi sento
competente), la pellicola si configura come un più che discreto
esempio di cinema di genere, ben recitato, dotato della giusta
tensione, con qualche gustosa intrusione in territorio torture porn e
gore. Non mancano i difetti: per esempio il montaggio non pare sempre
saldo, qualche lungaggine di troppo appesantisce, le inquadrature qua
e là si fanno poco efficaci. Ma rimangono peccati veniali in
un'economia generale che seduce lo spettatore e lo costringe
piacevolmente a non staccarsi dal televisore.
Nulla di
particolarmente nuovo, sia detto; altrettanto vero che nell'horror e
nel thrilling si è già detto tutto e il contrario di tutto. Novità
interessante però che simili atmosfere vengano prodotte in Italia,
dove il cinema di genere soffre da tanti anni (decenni?) di una crisi
commerciale palese, ma in cui non mancano negli ultimi anni buoni
prodotti come «Shadow» di Federico Zampaglione, «At the end of the
day» di Cosimo Alemà e «Shock – my abstraction of death» di
Domiziano Christopharo.
La villa viene
per i Manetti virtuoso teatro per ambientare l'istinto, tante volte
percorso dal cinema, di tre adolescenti curiosi e sfortunati. Lusso,
sfarzo, ma anche un segreto terribile celato nei sotterranei ben
dipinti di una location spaventevole.
Si sa: i Manetti
non curano i particolari, o meglio a loro non interessano granché e
questo non è un difetto nel loro caso. Non si animano sottotesti
astrusi, analisi sociologiche, riflessioni societarie dietro
all'avventura dei tre giovani. La volontà di intrattenimento è
manifesta, ricercata e a tratti ostentata, nonché alquanto riuscita.
L'unico appiglio con la non-fiction? Forse il fatto che il peccato,
la turpitudine e la parafilia (sessuale e morale) si annidano fra i
ricchi (il marchese) e non fra i poveracci (i ragazzi). Questi ultimi
non vengono «scavati» nella loro individualità, sebbene i
caratteri e le ambizioni vengano abbozzati, ma divengono strumenti
per arrivare al punto: intrattenere. Fra i tre buone notizie
provengono soprattutto da Domenico Diele (già in Acab) e Lorenzo
Pedrotti; plauso anche per la prova di Peppe Servillo, cantante degli
Avion travel e ormai a suo agio nel mondo del cinema. Da notare
infine la presenza di Francesca Cuttica, attrice da anni entrata nel
cuore dei registi.
Curiosità: il
cammeo del critico cinematografico Antonio Tentori e gli effetti
speciali curati da Sua Maestà Sergio Stivaletti.
La borgata: non
un mero elemento urbanistico o architettonico per i Manetti, ma una
linfa vitale e umana da cui attingere e in cui forse riconoscersi, o
quanto meno con cui pubblicizzarsi. Vedasi all'inizio del film per un
paio di volte il pezzo combact rap intonato dal cantante dei gods
capitolini del genere Colle der fomento e scritto dal musicista
Pivio. Quest'ultimo si è occupato della soundtrack dall'alto del suo
centinaio di pellicole in ambito televisivo e cinematografico. La
colonna sonora viene detonata a colpi di heavy metal con canzoni, tra
gli altre, delle bands italiane Sadist e Death SS.