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mercoledì 18 settembre 2013

PAURA 3D

PAURA 3D
Regia: Manetti Bros
Cast: Peppe Servillo, Lorenzo Pedrotti, Domenico Diele, Claudio Di Biagio, Francesca Cuttica, Paolo Sassanelli 
Anno: 2012
Genere: horror, thriller
Durata: 108'

Voto: 7

Trama:
Ale (Domenico Diele) è un adolescente che lavora come meccanico a Roma; un giorno in officina gli capita sotto tiro una lussuosa Maserati
guidata da un ricco marchese (Peppe Servillo), che la lascia lì per un collaudo. Il ragazzo raccata due amici, Simone (Lorenzo Pedrotti) e Marco (Claudio Di Biagio), e scorrazza con la vettura; quando ritrovano nel cruscotto le chiavi della villa in cui vive il nobile, l'occasione è troppo ghiotta per lasciarsela scappare.

Recensione:
Ne hanno fatta di strada Marco e Antonio Manetti, o Manetti Bros, come amano farsi chiamare, da quell'anno 2000 in cui «Zora la vampira» esordì sul mercato cinematografico italiano con i suoi connotati comico-horrorifici cucinati in salsa coatta e burina. Parliamoci chiaro, non trattavasi di capolavoro, eppure i due fratelli incuriosivano, anche per un'attitudine da borgata radical chic che li impose come alfieri dell'underground italico che si confronta con il mainstream. Di miglioramenti ne hanno fatti fino all'ultimo lavoro, «Paura 3D», che a giudizio di chi scrive si posiziona al primo posto nella loro carriera.
Al di là della buona riuscita o meno del 3D (settore si cui non mi sento competente), la pellicola si configura come un più che discreto esempio di cinema di genere, ben recitato, dotato della giusta tensione, con qualche gustosa intrusione in territorio torture porn e gore. Non mancano i difetti: per esempio il montaggio non pare sempre saldo, qualche lungaggine di troppo appesantisce, le inquadrature qua e là si fanno poco efficaci. Ma rimangono peccati veniali in un'economia generale che seduce lo spettatore e lo costringe piacevolmente a non staccarsi dal televisore.
Nulla di particolarmente nuovo, sia detto; altrettanto vero che nell'horror e nel thrilling si è già detto tutto e il contrario di tutto. Novità interessante però che simili atmosfere vengano prodotte in Italia, dove il cinema di genere soffre da tanti anni (decenni?) di una crisi commerciale palese, ma in cui non mancano negli ultimi anni buoni prodotti come «Shadow» di Federico Zampaglione, «At the end of the day» di Cosimo Alemà e «Shock – my abstraction of death» di Domiziano Christopharo.
La villa viene per i Manetti virtuoso teatro per ambientare l'istinto, tante volte percorso dal cinema, di tre adolescenti curiosi e sfortunati. Lusso, sfarzo, ma anche un segreto terribile celato nei sotterranei ben dipinti di una location spaventevole.
Si sa: i Manetti non curano i particolari, o meglio a loro non interessano granché e questo non è un difetto nel loro caso. Non si animano sottotesti astrusi, analisi sociologiche, riflessioni societarie dietro all'avventura dei tre giovani. La volontà di intrattenimento è manifesta, ricercata e a tratti ostentata, nonché alquanto riuscita. L'unico appiglio con la non-fiction? Forse il fatto che il peccato, la turpitudine e la parafilia (sessuale e morale) si annidano fra i ricchi (il marchese) e non fra i poveracci (i ragazzi). Questi ultimi non vengono «scavati» nella loro individualità, sebbene i caratteri e le ambizioni vengano abbozzati, ma divengono strumenti per arrivare al punto: intrattenere. Fra i tre buone notizie provengono soprattutto da Domenico Diele (già in Acab) e Lorenzo Pedrotti; plauso anche per la prova di Peppe Servillo, cantante degli Avion travel e ormai a suo agio nel mondo del cinema. Da notare infine la presenza di Francesca Cuttica, attrice da anni entrata nel cuore dei registi.
Curiosità: il cammeo del critico cinematografico Antonio Tentori e gli effetti speciali curati da Sua Maestà Sergio Stivaletti.
La borgata: non un mero elemento urbanistico o architettonico per i Manetti, ma una linfa vitale e umana da cui attingere e in cui forse riconoscersi, o quanto meno con cui pubblicizzarsi. Vedasi all'inizio del film per un paio di volte il pezzo combact rap intonato dal cantante dei gods capitolini del genere Colle der fomento e scritto dal musicista Pivio. Quest'ultimo si è occupato della soundtrack dall'alto del suo centinaio di pellicole in ambito televisivo e cinematografico. La colonna sonora viene detonata a colpi di heavy metal con canzoni, tra gli altre, delle bands italiane Sadist e Death SS.