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mercoledì 11 settembre 2013

TANDEM

TANDEM
Regista: Patrice Leconte
Cast: Jean Rocheford, Gérard Jugnot, Jean Claude Dreyfus, Sylvie Granotier
Genere: commedia
Anno: 1987
Durata: 93'

Voto: 8

Trama:
Michel Montez (Jean Rocheford) è conosciuto un po' da tutti in Francia in quanto conduce un noto programma radio itinerante in cui, viaggiando per i paesini di un po' tutte le regioni, pone domande a
concorrenti del luogo. Gli fa da autista, fonico e tuttofare Rivetot (Gérard Jugnot), di carattere diversissimo ma fedele come un cagnolino. La routine viene spezzata quando dalla produzione gli amministratori comunicano la volontà di fermare il programma.

Recensione:
Correva l'anno 1987, una svolta nella carriera del regista transalpino Patrice Leconte, il quale aveva abituato il suo pubblico nazionale a commedie sì frizzanti e talentuose ma leggere e senza pretese particolari. Per sua stessa ammissione l'uscita nelle sale di «Tandem» e il successivo apprezzamento, lo fece uscire dai patri confini consegnandoli lo status di autore, interessato non solo a far ridere ma anche a far riflettere.
In effetti è arduo non andare al di là dell'apparenza in questa vicenda ritratta da un film piccolo-piccolo ma che rimanda ad argomenti importanti. I due bravissimi attori (i quali hanno preso più volte parte alle produzioni del cineasta) recitano sul palco della vita e si confrontano con due individualità del tutto antitetiche: Montez è narciso, tronfio, istrionico ma depresso, solo, ipocondriaco; Rivetot rispettoso, sobrio, vitale, positivo. Ad unirli due solitudini, forse incapacità di vivere adeguatamente, due fragilità che trovano in quel lavoro per la strada tamponamento dell'ansia esistenziale. Ecco allora la grandezza di Leconte, il quale, in una prospettiva «road movie», fa passare davanti a loro figure, o meglio figuranti, che non scalfiscono quella solitudine né riescono a configurarsi come medicine di vita, ma riempiono uno spazio, un momento, forse non facendo pensare a quanto è difficile condurre i propri giorni con significato. Leconte rende questi incontri saporiti con volti e situazioni che muovono un sorriso, spesso anche una risata poiché grottesco e surreale fanno capolino. Ma la malinconia la fa da padrone, si taglia con un coltello e in tal senso pregevolissime risultano le immagini in cui i due protagonisti, dopo i suddetti incontri, viaggiano in macchina senza guardarsi.
E così alberghi frusti e senza personalità, amministratori senza scrupoli e ignoranti, feste paesane ritrite metaforizzano lo scorno interiore di Montez e del suo socio, l'esterno si fa interiorità e solo il loro rapporto speciale riesce a non far precipitare tutto. Sì, perché loro, pur lavorando da una ventina d'anni insieme, in fondo non si conoscono; si stimano forse ma non sanno nulla l'uno dell'altro. Piano piano questo equilibrio cambia, alcune circostanze fanno in modo che apprezzino le persone l'uno dell'altro fino al bellissimo finale.
Un film amaro, dove l'instabilità della vita viene pennellata con sapienza e sensibilità; un film, sia detto chiaramente, inserito perfettamente nel suo tempo. «Tandem» si ciba infatti di quel finire degli anni '80 in cui si cominciava ad annusare quel decadimento di valori, ingenuo senso di opportunità infinite propri di questa decade. Tutto non sarebbe più stato possibile, i grandi sogni avrebbero presto lasciato spazio ad aziendalizzazioni, comitati di amministrazione, menager e tagli di personale. E un piccolo programma, sebbene fatto da gente competente e passionale, era destinato ad essere chiuso per troppa artigianalità e costi elevati. Dunque i nostri eroi pervicacemente attaccati al lavoro, alla vita in genere nonostante tutto, due Don Chisciotte un po' guasconi ma buoni legati alla vecchia guardia e dal destino probabilmente segnato dalla sconfitta.
Un film che aiuta forse a sentirsi meno soli: in fondo Leconte ci sta dicendo che non tutto è perduto, che si può dire la propria anche quando i nostri sentimenti vengono vilipesi e calpestati da decisioni di rapaci predatori che il nostro lavoro non lo sanno neanche fare. Un film non anacronistico, che trova la sua dimensione anche in questi ultimi anni di crisi economica, dove molto uomini hanno abdicato alla serenità patendo problemi materiale e morali.
E' come se Leconte avesse voluto umanizzare anche la parte tecnica optando per una la fotografia in Cinemascope (di Denis Lenoir) e il rifiuto di luci artificiali. Tutto ciò rende «Tandem» assai vicino al cuore dello spettatore. Quest'ultimo viene a più riprese rapito dalla meravigliosa canzone cantata da Riccardo Cocciante (nei titoli di testa Richard Cocciante) «Il mio rifugio», a sottolineare non di certo una relazione amorosa, ma una virile amicizia i cui membri si rifocillano l'uno nell'altro.
«Tandem», insignito negli anni di diversi premi, è stato distribuito in Italia sono nel 2003.