TANDEM
Regista: Patrice Leconte
Cast: Jean Rocheford, Gérard Jugnot, Jean Claude Dreyfus, Sylvie Granotier
Genere: commedia
Genere: commedia
Anno: 1987
Durata: 93'
Voto: 8
Trama:
Michel Montez
(Jean Rocheford) è conosciuto un po' da tutti in Francia in quanto
conduce un noto programma radio itinerante in cui, viaggiando per i
paesini di un po' tutte le regioni, pone domande a
concorrenti del
luogo. Gli fa da autista, fonico e tuttofare Rivetot (Gérard
Jugnot), di carattere diversissimo ma fedele come un cagnolino. La
routine viene spezzata quando dalla produzione gli amministratori
comunicano la volontà di fermare il programma.
Recensione:
Correva l'anno
1987, una svolta nella carriera del regista transalpino Patrice
Leconte, il quale aveva abituato il suo pubblico nazionale a commedie
sì frizzanti e talentuose ma leggere e senza pretese particolari.
Per sua stessa ammissione l'uscita nelle sale di «Tandem» e il
successivo apprezzamento, lo fece uscire dai patri confini
consegnandoli lo status di autore, interessato non solo a far ridere
ma anche a far riflettere.
In effetti è
arduo non andare al di là dell'apparenza in questa vicenda ritratta
da un film piccolo-piccolo ma che rimanda ad argomenti importanti. I
due bravissimi attori (i quali hanno preso più volte parte alle
produzioni del cineasta) recitano sul palco della vita e si
confrontano con due individualità del tutto antitetiche: Montez è
narciso, tronfio, istrionico ma depresso, solo, ipocondriaco; Rivetot
rispettoso, sobrio, vitale, positivo. Ad unirli due solitudini, forse
incapacità di vivere adeguatamente, due fragilità che trovano in
quel lavoro per la strada tamponamento dell'ansia esistenziale. Ecco
allora la grandezza di Leconte, il quale, in una prospettiva «road
movie», fa passare davanti a loro figure, o meglio figuranti, che
non scalfiscono quella solitudine né riescono a configurarsi come
medicine di vita, ma riempiono uno spazio, un momento, forse non
facendo pensare a quanto è difficile condurre i propri giorni con
significato. Leconte rende questi incontri saporiti con volti e
situazioni che muovono un sorriso, spesso anche una risata poiché
grottesco e surreale fanno capolino. Ma la malinconia la fa da
padrone, si taglia con un coltello e in tal senso pregevolissime
risultano le immagini in cui i due protagonisti, dopo i suddetti
incontri, viaggiano in macchina senza guardarsi.
E così alberghi
frusti e senza personalità, amministratori senza scrupoli e
ignoranti, feste paesane ritrite metaforizzano lo scorno interiore di
Montez e del suo socio, l'esterno si fa interiorità e solo il loro
rapporto speciale riesce a non far precipitare tutto. Sì, perché
loro, pur lavorando da una ventina d'anni insieme, in fondo non si
conoscono; si stimano forse ma non sanno nulla l'uno dell'altro.
Piano piano questo equilibrio cambia, alcune circostanze fanno in
modo che apprezzino le persone l'uno dell'altro fino al bellissimo
finale.
Un film amaro,
dove l'instabilità della vita viene pennellata con sapienza e
sensibilità; un film, sia detto chiaramente, inserito perfettamente
nel suo tempo. «Tandem» si ciba infatti di quel finire degli anni
'80 in cui si cominciava ad annusare quel decadimento di valori,
ingenuo senso di opportunità infinite propri di questa decade. Tutto
non sarebbe più stato possibile, i grandi sogni avrebbero presto
lasciato spazio ad aziendalizzazioni, comitati di amministrazione,
menager e tagli di personale. E un piccolo programma, sebbene fatto
da gente competente e passionale, era destinato ad essere chiuso per
troppa artigianalità e costi elevati. Dunque i nostri eroi
pervicacemente attaccati al lavoro, alla vita in genere nonostante
tutto, due Don Chisciotte un po' guasconi ma buoni legati alla
vecchia guardia e dal destino probabilmente segnato dalla sconfitta.
Un film che
aiuta forse a sentirsi meno soli: in fondo Leconte ci sta dicendo che
non tutto è perduto, che si può dire la propria anche quando i
nostri sentimenti vengono vilipesi e calpestati da decisioni di
rapaci predatori che il nostro lavoro non lo sanno neanche fare. Un
film non anacronistico, che trova la sua dimensione anche in questi
ultimi anni di crisi economica, dove molto uomini hanno abdicato alla
serenità patendo problemi materiale e morali.
E'
come se Leconte avesse voluto umanizzare anche la parte tecnica
optando per una la fotografia in Cinemascope (di Denis Lenoir)
e il rifiuto di luci artificiali. Tutto ciò rende «Tandem» assai
vicino al cuore dello spettatore. Quest'ultimo viene a più riprese
rapito dalla meravigliosa canzone cantata da Riccardo Cocciante (nei
titoli di testa Richard Cocciante) «Il mio rifugio», a sottolineare
non di certo una relazione amorosa, ma una virile amicizia i cui
membri si rifocillano l'uno nell'altro.
«Tandem», insignito negli anni di
diversi premi, è stato distribuito in Italia sono nel 2003.