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lunedì 2 settembre 2013

VAMPER: INTERVISTA HARDSTYLE

Vamper, Brando Visibelli: un nome che da qualche anno sta risalendo nel genere musicale hardstyle, qualcosa di ben altro rispetto al concetto di "promessa", ma solida realtà nel nostro panorama nazionale. Brando non si è sottratto alle nostre domande accettando l'invito a mettersi in gioco e rispondendo con una velocità più fulminea della cassa delle sue canzoni.

Dimmi per favore qualcosa del tuo percorso musicale e di come sei entrato in contatto con l'etichetta di Zatox.
Sono entrato in contatto con la musica grazie a mio padre. A 5 anni ho iniziato a studiare pianoforte e l'interesse per la musica elettronica è arrivato a circa 15 anni. Fin da subito ho preferito la produzione al deejaying, il che mi ha
spinto a imparare tutto su sequencer, vst e plugin vari. Nel 2009 ho prodotto delle tracce con Ramp (Mads Rasmussen) per una sottoetichetta di Zatox, che mi ha contattato poco dopo. Quindi ho firmato per Italian Hardstyle e ora sto sistemando le cose per il futuro con Unite Records.

Nella tua produzione dai ampio spazio ai tappeti melodici; cerchi, mi pare di disegnare il pezzo costruendolo nella sua interezza, il che fa di te un «compositore» in senso puro del termine. Penso ad esempio a canzoni come «Iron» e «Born again». Ti ritrovi in quest'analisi?
Ti ringrazio molto per questa domanda e quest'analisi. Avendo molte influenze dalla musica in quanto melodia e armonia, cerco sempre di inserire nelle mie tracce qualcosa di coerente dall'inizio alla fine del pezzo. A volte funziona, a volte no, essendo molto delicato l'equilibrio fra "hard" e "melodico". Non mi ritengo un "compositore" a tutti gli effetti, ma la mia idea di musica e di hardstyle vede un'unione fra l'elettronica fatta di suoni distorti, screeches, leads ecc. e la melodia degli strumenti classici.

Ho notato che diversi tuoi lavori prediligono l'aspetto strumentale rispetto al cantato; è una scelta voluta in studio o risponde a qualche esigenza?
E' una scelta sia voluta sia di esigenza. Personalmente non mi piace prendere un cantato già fatto magari 15 anni fa e rifarlo in una mia canzone. Il mio bootleg "Run & Hide" è appunto un bootleg di una famosa canzone dei Placebo, non posso considerarla una traccia "mia". Ho molte idee sul cantato composto da me stesso, ma ci vogliono persone, tempo e capacità. La mia idea è di ricreare qualcosa come JDX feat.Sarah Maria – Live the moment, una composizione creata ex novo molto elaborata e di grande impatto.

Ti hanno aiutato in fase creativa gli studi di pianoforte che intraprendesti in tenera età?
Mi hanno aiutato da un punto di vista tecnico spesso. E' ovvio che, avendo studiato, l'idea di melodia che esce fuori è coerente e i contorni melodici e armonici abbiano un senso. Si hanno molte più possibilità di composizione, evitando di fossilizzarsi su di uno stile soltanto.

Mi stupiscono gli ingenti investimenti di marketing dietro agli hard sounds soprattutto nei video: masse oceaniche di persone, eventi in locations immense, belle fighe, sorrisi a profusione e uno stile di vita vincente. Tutto ciò è molto attraente per il pubblico, ma capita soprattutto in Olanda; ritieni che in Italia arriveremo a un tale livello?
Con il Legend Summer Festival 2013 (il 2012 ha avuto diversi problemi di maltempo come tutti sappiamo) siamo arrivati ad un livello mai visto in Italia per quanto riguarda i party outdoor. Credo che quella sia la strada giusta da percorrere. Purtroppo in Italia c'è ancora un gap abissale fra chi ascolta questo tipo di musica e chi non lo ascolta. In Olanda, la gente va per curiosità e per divertirsi, con un range di età che va dai 18-19 anni fino ai 30 e passa. In Italia non c'è la cultura anche (e soprattutto) per una burocrazia e una mentalità lente e antiprogressiste degli amministratori a livello statale e locale. Spero che prima o poi si arrivi ad una tale apertura mentale per cui andare ad un party hardstyle o hardcore sia come andare a fare un aperitivo, con magari soltanto più adrenalina.

Gli hard sounds, oggi irrefutabilmente in netta crescita, sono in grado di cogliere quel bisogno di ribellione e di aggregazione insiti nel dna dei ragazzi. Sarà sempre così?
Lo spero. L' Hardstyle, purtroppo o per fortuna, ha moltissimi stili al suo interno: raw, nustyle, oldschool, cantato, euforico, melodico ecc. Alcuni rappresentano magari la parte più adrenalinica e rabbiosa del genere, mentre altri la parte più divertente e spensierata. Credo che la musica serva solo a far star bene, da un punto di vista o dall'altro. Non mi sento di dire che un genere sia migliore di un altro. De gustibus non disputandum est! Personalmente ho un'idea di musica che porto avanti, sperando che alla gente piaccia.

In una recente intervista a un producer italiano di un altro genere, Sander, lo stesso mi disse che a suo avviso generi come hardstyle e hardcore non hanno mai conosciuto declino poiché non si sono mai sputtanati, hanno mantenuto l'identità. Sei d'accordo? E che atteggiamento hai verso l'hardcore?
Come ho detto nella risposta precedente, lo stile è diverso, rimanendo pur sempre hardstyle, con kickbass e 150bpm. Vedo molti remix di tracce house da parti di producer di livello internazionale come Headhunterz, Zatox o Wildstylez ma non per questo l'idea di hardstyle deve per forza sputtanarsi. Dipende se piace di più un remix di una traccia di Hardwell o una traccia ex novo di Ran-d, Adaro, B-front o The R3belz. Ripeto, sui gusti non si discute e fin dal 2007 l'hardstyle vedeva tanti stili diversi al suo interno.
Seguo l'hardcore e credo sia un genere fondamentale nell'hard dance. L'hardstyle rischia di avere molte influenze da altri generi, mentre l'hardcore no.
Adoro andare a ballare hardcore anche solo per l'adrenalina che fa salire.

Oggi le produzioni hardstyle sono alquanto standardizzate; ho l'impressione che molto di quello che esce si colloca su buoni livelli e risponde ad esigenze consolidate nel mercato. Sei d'accordo? Come può un giovane dj emergere in tale contesto?
La qualità al giorno d'oggi è d'obbligo e se lo standard funziona spesso non c'è necessità di stravolgerlo. Al giorno d'oggi non è più come 10 anni fa, che per avere un computer con un minimo di capacità di calcolo, servivano molti soldi. Oggi si può produrre buona musica con una spesa non molto elevata. Dipende dalla dedizione che uno ci mette nel fare ciò che gli piace.
Se parli di "dj" soltanto, penso che sia praticamente impossibile sfondare (a meno che non abbia un ghost producer, ovvero un produttore che fa le tracce per lui). Per quanto riguarda un producer in erba, dico solo di mettersi sotto e "studiare" tutto ciò che si può su un determinato genere. L'hardstyle è uno dei generi più complicati da produrre, mixare e masterizzare quindi l'unico consiglio è di stare al pc (o mac)!

Un produttore che comunque è «obbligato» a rendere duro il proprio suono come fa a rendere in musica la delicatezza interiore di emozioni che forse andrebbero spiegate in altro modo? Insomma non ci si sente «prigionieri» di un ruolo, un ruolo magari stupendo, ma sempre univoco?
Alla fine l'hard è sempre “hard”. E' difficile rendere delicato ciò che viene suonato a 155bpm in discoteca con casse provenienti dal mondo hardcore. Fortunatamente in hardstyle ci sono i break che danno spazio al produttore di avere libertà di espressione melodica e armonica. Mi piace l'idea che dopo il break ci sia un crescendo di intensità della traccia fino alla partenza con melodia e cassa: tutto ciò da un senso di ribellione e liberzione. Ultimamente sono uscite molte tracce melodiche, penso ad Headhunterz, Wildstylez e anche Frontliner.

Concludi a piacere l'intervista.
Spero che in Italia si riesca ad aprire la mente come fanno in Olanda e ultimamente anche negli Stati Uniti, con questi grandi party di generi diversi tra loro, dove non c'è mai un problema e tutto funziona alla grande. Ti ringrazio molto per questa intervista, mi ha fatto piacere approfondire argomenti riguardanti la produzione musicale e i vari generi. Un saluto e buona musica a tutti!