Tre cittadini degli Stati Uniti su quattro sono affetti da disturbi
cardiaci multipli, e più del 20% di loro assume regolarmente farmaci i
cui effetti entrano in conflitto tra loro: un medicinale assunto per
trattare una determinata patologia, infatti, può facilmente aggravarne
un’altra, e il problema non è certamente solo americano. La competizione
diretta tra i farmaci, commentano gli esperti, è solo una delle
preoccupazioni che derivano da questi numeri allarmanti: utilizzare
diverse tipologie di medicazioni in uno stesso periodo può anche portare
a stordimento, perdita di
equilibrio, affaticamento e disturbi
dell’alimentazione come l’anoressia, ma nonostante questo la pratica è
molto diffusa.
Trattare tutti i disturbi in uno stesso periodo di terapia, anche
quando i farmaci prescritti possono entrarre in conflitto tra loro, è
infatti piuttosto comune. Secondo gli autori del nuovo studio pubblicato
su Plos one,
una delle motivazioni è la scarsa disponibilità di informazioni a
disposizione dei medici, che si trovano di fronte a poche opzioni
alternative al momento della prescrizione, nonostante siano consapevoli
delle possibili conseguenze.
La ricerca è una delle prime a tradurre in numeri una realtà che, per
quanto allarmante, non è scoperta recente. È stata condotta a opera
dell’Oregon State University e della Yale school of medicine su un campione di quasi 6.000 persone, equilibrato tra pazienti anziani sia uomini e donne. David Lee,
uno degli autori, spiega che “molti medici sono consapsevoli della
competizione terapeutica, ma non si sa molto su come agire in merito”. I
farmaci infatti agiscono, almeno in teoria, su una sola malattia alla
volta, ma “molti medici trattano i pazienti allo stesso modo”, commenta
Lee. Il risultato raggiunto ai giorni nostri è che probabilmente
cerchiamo di curare troppi disturbi con troppe tipologie di farmaci
differenti, mentre secondo molti esperti la scelta migliore per il
paziente è quella di concentrarsi sulla patologia più grave, piuttosto
che intervenire anche su tutte le altre presenti rischiando di
peggiorarla.
Lo scopo principale con cui è nato lo studio, infatti, è proprio
quello di aumentare la consapevolezza riguardo al problema, spiegano i
ricercatori. Bisogna mettere i medici nelle condizioni di fare
valutazioni oggettive sulle patologie presenti, e di concentrarsi su
quella più preoccupante dopo aver vagliato tutte le possibilità di
competizione terapeutica. Non è da escludere, tra l’altro, che una più
oculata scelta dei farmaci prescritti possa permettere di trattare due o
più patologie contemporaneamente senza che questi entrino in conflitto.
Come fa notare Jonathan Lorgunpai, co-autore dello studio, “Non si
tratta solamente di una problematica molto pericolosa ai danni dei
pazienti, ma anche di un enorme spreco per il nostro sistema sanitario”.
Fonte: oggiscienza.wordpress.com