Non hanno mai avuto remore a raccontar la loro verità i Punkreas e lo capirete a chiare lettere dalle parole del bassista Paletta. Dal 1989, direttamente da San Lorenzo di Parabiago (Mi), come si evince dalla loro bio, il quintetto che, battetista a parte ha sempre goduto di una line-up stabilissima, si è sempre schierato. Le canzoni sono
proiettili, talora frustati dal punk tal'altra carezzati dallo ska, che riflettono sulle pieghe patologiche del nostro sistema stato e mondo. Peculiarità dei nostri: una robusta e francamente irresistibile dose di ironia.
Personalmente credo non occorra umettare la propria fede politica di rubiconda sorgente per apprezzarli. Basta guardare fuori dalla finestra, quella finestra di legno e vetro alla quale preferiamo la finestra digitale della rete web o dei contatti virtuali. I Punkreas ci parlano ancora di polvere, di strada, di vintage, di Italia che, conti alla mano, non è mutata molto da 25 anni a questa parte. Mettendo il naso fuori, lo spettacolo è quello che è. Potrebbe andare meglio ma potrebbe andare peggio: forse farci due risate è ancora la scelta migliore. Se è vero che aggredire il nemico non fa altro che incattivirlo e renderlo più forte, allora meglio imparare a conviverci e accettarlo. Conoscendone però i lati sbagliati e, perché qualche volta incazzandosi anche di brutto.
Quella che leggerete poco sotto è una chiacchierata con Paletta. Raramente mi è capitato di inteloquire in un'intervista con una persona tanto verace, simpatica e alla mano. "Uno di noi", qualcuno a ama dire. "Uno di noi, figli di questo sistema", aggiungo io.
Tra le cover in cui vi siete immersi per dare corpo
all’ultimo lavoro “Radio Punkreas” mi ha fatto molto piacere sentire quella
degli Skiantos, gruppo a mio avviso meravigliosamente seminale per certo modo
di intendere il rock e la vita in genere. Come ritenete si potesse collocare la
figura dell’ex cantante, oggi scomparso, Freak Antoni, in un panorama
socio/culturale come quello odierno in Italia? Che senso ha oggi il suo motto
“Non c’è gusto in Italia a essere intelligenti”?
Secondo me è un inno all’attualità! “Ti rullo di kartoni” degli
Skiantos è stata l’unica canzone del disco che ci ha trovato concordi all’inizio;
tutti noi del gruppo abbiamo iniziato con il rock di questa grandissima band!
La chiamano musica demenziale ma di demenziale ci sono solo i pregiudizi verso
di loro. I testi di Freak Antoni grondavano acume, erano quasi futuristici, è
da 20 anni che vedono le cose prima degli altri. La frase famosa di Freak sull’intelligenza…
Anche quella è del tutto al passo con i tempi: avere talento oggi dà fastidio,
passi per essere quello anomale quando vorresti solo fare il tuo lavoro con
onestà e competenza. Nel nostro Paese capitano cose strane: ultimamente mi ha
colpito il fatto che la Rai, dopo essersi presa le partite nel mondiale, tra il
primo e il secondo tempo fa partire la pubblicità delle scommesse sportive. Ma
ci rendiamo conto quanto è diseducativo quel messaggio? I servizi sociali
straripano di gente con il cervello in pappa per queste cose e il servizio pubblico
alimenta quel commercio? Tu non puoi farti i cannoni e loro danno modo alla
gente di uscire di testa. Pazzesco…
Ho sempre seguito con interesse le liriche di uno dei pezzi
dell’album “Pelle”, “Sotto esame”, che declina una classifica in cui ciascuno
di noi sarebbe inserito fin da piccolo per ingrassare il sistema produttivo.
Visto che “Pelle” è datato 2000 e la canzone parla di controllo sociale che
castra l’individuo, come ritenete che il sistema oggi, 14 anni dopo, inibisca
la posizione del singolo?
Anche quello è ancora attuale! Il fatto che si dice sempre
che in Italia non vige la meritocrazia è una frase fatta non significa che non
sia vera. Ancora oggi c’è una cazzo di graduatoria in cui io, te, i nostri
parenti e amici e tutti quanti siamo chiusi. E non è vero che capita da tutte
le parti come sento dire da qualcuno, “tutto il mondo è paese” e stronzate del
genere. Cose del genere capitano in Italia e in luoghi che hanno poco a che
fare con la democrazia. Mai come in questi ultimi anni siamo catalogati,
schedati, controllati fino all’ultimo pelo del culo e vengono beccate
parentele, non è cambiato un cazzo da “Sotto esame”. Guarda l’ambito in cui
lavori tu, il giornalismo: nelle testate più importanti lavorano i figli dei
figli e sappiamo quanta gente preparata e di talento deve andare a timbrare il
cartellino magari all’Esselunga per far posto a questi qua. Il mondo della
musica non è da meno: pensa alla programmazione musicale, dove bisogna
conoscere qualcuno per essere trasmessi in radio o nei canali tv. I nostri
pezzi non passano come altri 25 volte al giorno e per questo saremo sempre
fuori moda, outsiders, fuori sistema. Meglio così, fanculo a questo stato di
cose.
In “Terrorista NATO” e “WTO (W il terrorismo organizzato)”
dite la vostra con la consueta forza su questioni di politica internazionale.
Quali sono le pecche le colpe che i reggenti di questi organismi così in alto
nella scala del potere fanno patire alla gente comune?
Il concetto è semplice: si parla del grande colonialismo
americano e tutto il carrozzone degli europei che gli sta dietro. Vengono prese
decisioni importantissime per le vite di tutti dalla bandiera a stelle e
strisce e noi stiamo ancora lì a dire grazie per la liberazione del ’45. Ma
quanto tempo dovrà passare per estinguere il debito con gli americani? Io non
ho problemi a dire, e se senti i testi lo capisci visto che li scrivo io
insieme al chitarrista Flaco, che questa gente ha compiuto veri crimini contro
l’umanità. Alcuni sono più grossi e sotto gli occhi di tutti, ma pensa a quelli
più “piccoli” sistematici, quotidiani, di sfruttamento economico e culturale
che ci fottono sempre più. Durante la guerra in Jugoslavia la Nato intervenne
non male, malissimo; e gli interventi in Iraq? Ti sembra che si sono mossi per
portare democrazia come sbandierano come fanfaroni? Le navi partono cariche di
petrolio e vanno là dove possono arricchirsi ma guarda se vanno a mettere a
posto questioni tra Stati africani dove da decenni ci sono genocidi e milioni
di morti! Non ci vanno mai.
Ciò che secondo me ha fatto la vostra fortuna è
un’intelligente capacità di far collimare le invettive più rabbiose (che
riflettono un sistema di valori ben radicato) e un’ironia pungente e
assolutamente irresistibile. Le liriche e la metrica del cantato di Cippa si
inseriscono nelle rasoiate di chitarra e basso. Sono davvero curioso di
conoscere come si svolge il vostro processo compositivo.
E’ diverso da quello che ho scoperto essere di solito: in
generale prima si scrive il testo, soprattutto nel cantautorato, poi la musica.
Nella saletta dei Punkreas invece si esce magari con un bel giro di chitarra o
basso e poi ci costruiamo la canzone. L’ironia è d’obbligo se no sarebbe
pesante; cerchiamo di fondere le due componenti di commento o attacco al
sistema con la presa in giro. Altri gruppi si prendono sul serio, sono combact
ed è giusto che portino avanti le idee così; noi amiamo le metafore ma rimaniamo
sempre incazzati e sul pezzo. In realtà a comporre siamo piuttosto lenti ma
puoi stare certo che niente è da scartare nei nostri album. Se inseriamo un
canzone non è un riempitivo.
Sono certo di non essere l’unico a stupirmi di un pezzo come
“Polenta e kebab”, canzone seria ma scanzonata che alla fine sferra un pugno in
faccia con la frase: “Il risultato del miracolo padano – l’ndrangheta a
Milano”. Non credete che il fatto che una forza malavitosa possa radicarsi in
un territorio solo se vi è ricettività di loschi affari in quel territorio?
Voglio dire che i maneggi e il clientelismo sembrano connaturare l’italiano
medio da Bolzano a Palermo. Che ne dite?
Sono d’accordo. La figura del padrino di una volta e del
mafioso con la lupara a chiedere il
pizzo non esiste più, o meglio in certe zone c’è ancora ma è un fenomeno che
non fa testo a livello economico per la malavita. Ma mafia vera oggi è intorno
alle banche, è tutta gentile, è quasi tutta al nord. Maroni diceva di non infangare
il nome della Lombardia, ma cazzo, è nell’edilizia del nord, negli stupefacenti
al nord e nella prostituzione al nord che il crimine fa i soldi. Il popolo
padano di cui parla la canzone? Il concetto di Padania sanno solo loro cos’è,
sai che io non l’ho ancora capito? Per me è pura utopia e la smettessero di
ingannare la gente con le cazzate. La verità è che oggi la Lombardia è la nuova
sede di mafia, camorra e ‘ndrangheta. E poi i padani o leghisti che dir si
voglia vanno addosso ai kebabbari… L’ex sindaco di Milano Formentini voleva
chiudere i centri sociali, poi ha rotto il cazzo ai bar dei Navigli; alla fine
voleva chiudere i kebab. La Lega vuole chiudere le moschee e sostiene che al
nord la mafia non esiste: belle stronzate, complimenti.
Più passa il tempo e più rendo conto che, a parte il
clamoroso “Paranoia e potere”, il vostro album che più mi piace è “Quello che
sei”; l’ho sentito decine di volte e ogni volta mi esalta come la prima. C’è
qualche vostro lavoro che ritieni superiore?
A me piacciono tutti, ognuno ha il suo valore intellettuale.
“Paranoia” è uscito nel periodo in cui andavano dette certe cose in quella
maniera. Dato che i testi per noi hanno un’incidenza fondamentale, ogni passo
della nostra carriera riflettere la realtà italiana e mondiale del momento. Se
devo essere sincero, il mio preferito è “Pelle” ma tutti hanno una piega che mi
piace ancora oggi.
Premetto che metto insieme due concetti ben distinti. Nel
pezzo “Zingari”, stretto in un vorticoso giro di basso/chitarra ska, passa il
concetto di quanti pregiudizi e ipocrisie vi sono verso queste persone. Negli
ultimi anni è balzato agli onori della cronaca il tema dell’immigrazione
clandestina soprattutto a Lampedusa. Sono aspetti diversi ma dello stesso
problema: come gestire persone così lontane culturalmente da quello che siamo
noi?
Gli zingari sono perseguitati già da migliaia di anni e sarà
sempre così; l’ignoranza è tale che non fa comprendere la loro cultura gitana,
millenaria e ricchissima. Qui non si tratta di apprezzare per forza, di
scegliere di stare dalla loro parte, ma avere l’umiltà e quel minimo, come
dire, di profondità di cervello per capire che le loro tradizioni millenarie
sono diversificate. Lo sai che sotto il concetto di “zingari” ci sono decine di
etnie con comportamenti di vita diversi? E molti che fanno? Addosso agli
zingari, cazzo! Siamo attenti fino alla paranoia all’immigrato e siamo il primo
Paese in testa alle classifiche di persone ammazzate in famiglia. A ‘sti
stronzi direi: “Non stare attento allo zingaro ma a tuo papà che da un momento
all’altro può sterminare la tua famiglia e te!”. La colpa dei problemi è comodo
darla all’esterno e chi meglio può prendersela di persone, chariamo sempre, non
pezzi di carne o manichini, ma persone che oggi guarda caso si abbassano a fare
quei lavori che noi col cazzo facciamo. Gli immigrati fanno spesso lavori
sottopagati: sai chi smantella le carrozze di amianti dei treni? Studenti
keniani, volonterosi e buoni studenti keniani. E’ un lavoro del cazzo, eternit
da smantellare, pesi da portare e cose così! Prima risolviamo i nostri di
problemi, poi capiamo cosa fare con quelli che ci vengono da fuori. Oggi ai
telegiornali senti di 2-3 sgozzamenti al giorno o femminicidi e poi rompi il
cazzo al lavavetri.
Uno dei miei pezzi dei Punkreas preferiti in assoluto è “Prima
fila”. A parte il ritmo vincente, le parole sono sì ironiche ma neanche tanto e
prospettano la fruizione musicale sempre meno legata ad aspetti artistici ma
pubblicitari, superficiali. Come si ritrova un gruppo come i Punkreas in uno
scenario così differente dal 1989?
Noi siamo trasportati da questa corrente di cambiamento, ci
siamo entrati a spallate, ma gruppi come noi fanno sempre più fatica. Siamo
scomodi da sempre, diamo fastidio perché non ce ne frega un cazzo di piacere
per forza a tutti; il bello della faccenda è che qualcuno sta attento a noi.
Ovviamente stiamo nel grande carrozzone di internet e siamo consci che oggi non
si sta a galla con la vendita dei cd ma con i live. I tempi cambiano
tantissimo: mio figlio ha 13 ma non sa nemmeno cos’è un lettore cd; spesso noto
che i giovani, anziché averne il fascino, prendono per il culo il vintage. La verità
è che qui siamo e qui dobbiamo combattere senza dimenticare gli aspetti buoni:
ricevere grazie alla tecnologia complimenti dall’estero è una cosa che riempie
il cuore. Non puoi fare il samurai nella foresta! Sento ogni tanto gente che
vuole ristampare in vinile: raramente ho sentito cazzata più gigantesca…
Non starò a citare le canzoni che vi hanno visti trattare il
tema della polizia (“Fratello poliziotto” su tutti). Ogni tanto il panico della
sicurezza prende gli organi di informazione e si istilla nella testa della
gente il fatto che in ogni angolo pare si debba nascondere un trafficante
d’organi o un pedofilo. Come la vedete voi?
Ti rispondo così: “Oggi occorre stare attenti ai poliziotti non
ai criminali”. La frase, me ne rendo conto, è forte, ma riflette quello che
pensiamo noi del gruppo e ci sono pochi cazzi, è un dato di fatto. Alcuni
agenti si macchiano dei peggiori crimini fino ad ammazzare e poi prendono l’applauso
dei colleghi. Il concetto del “stava facendo il proprio dovere per poco più di
1000 euro al mese” suona come una vera stronzata e sai perché? Perché se fai il
tuo dovere in quel modo cercando deliberatamente di nuocere ai civili, allora
sei un infame. Magari un infame come una bella uniforme inamidata, ma rimani un
infame che serve gente più grande che ti mette in piazza e non si sporca le
mani ma ti fare quello che vuole. I Punkreas saranno sempre vicini ai ragazzi
che sono morti per cause legate alla polizia e prossimamente suoneremo un concerto
alla memoria di Federico Aldrovandi, studente ferrarese ucciso da quattro
poliziotti nel 2009.
Nella traccia “Elettrosmog” affrontavate in tempi non
sospetti un tema importantissimo a mio parere e che ho trattato a volte nel mio
blog; al di là della sorgente di emissione di cui parlavate nella canzone,
credo che gli effetti deteriori di del flusso di comunicazione digitale odierno
li vedranno per bene le prossime generazioni.
Premetto che lì parlavamo delle pericolosità delle onde di
frequenza di radio Vaticana, cosa che poi è stata provata. A parte questo mi
girano le palle che non ci siano programmi a tema e notizie chiare su quanto
può essere nocivo questo tipo di inquinamento. Sono perfettamente d’accordo con
quanto dici: si parla di radiazioni altissime con cui dobbiamo fare i conti
tutti i giorni anche se non vogliamo e ovunque. Ho letto e visto esperimenti in
cui i rilevatori certificavano che tutta quella merda rimane conficcata
nella testa della gente. L'altra sera davano “Videodrome”, film di David
Cronenberg, e c’era la bellissima scena in cui esplode la testa alle persone.
Mi è proprio venuto in mente quello che stiamo dicendo; ho solo dovuto spiegare
a mio figlio perché alle 9 di sera la televisione dava un cosa del genere. Un’altra
roba che mi sta sul cazzo è che escono di continuo nuove pubblicità di gestori
telefonici; pensa quanti soldi vengono buttati, soldi che potrebbero servire a
pagare gli studi per le conseguenze di tutto quel casino. Quando ci scapperà il
primo morto, allora ci sveglieremo un po’ tutti.