In questa giornata in cui molti italiani sono seduti, chi con più abbondanza chi con meno, a tavola per consumare insieme alla famiglia il pranzo natalizio, c'è anche chi non solo ha pochissimo da mangiare, ma anche chi è rimasto solo, senza affetti, abbandonato da amici e parenti per varie motivazioni.
I volontari della Comunità di Sant'Egidio da più di 30 anni donano pranzi o cene ai poveri, agli
emarginati, ai disabili, agli anziani, ai senza tetto. E' probabile che non lontano da dove vi trovate ora stia lavorando in questo momento una loro mensa.
Credo sia un aspetto da sottolineare e che fa riflettere. Molti fanno finta di niente, d'altronde, lo posso capire, fa male e costa fatica pensare che vi siano anche persone rimaste fuori dalla catena produttiva e dalla vita sociale. Eppure esistono e oggi non esiste più una tipologia di "povero", in quanto il povero potrebbe essere il vostro vicino di casa e voi non lo sapete.
C'è di più: non è impossibile che qualcuno di voi lo possa diventare "povero", forse posso diventarlo anch'io. Ma, al di là di questo, è ora che tutti ci diamo una bella svegliata cercando di mettere il naso fuori dal proprio orticello. Visto che il sistema economico attuale ha decisamente fallito collassando, forse solo la cooperazione dal basso, l'integrazione delle piccole e grandi comunità e la solidarietà umana possono salvarci dal baratro totale.
Ciò detto, non intendo guastare il lauto pranzo di nessuno, anzi rivolgo a tutti i miei contatti e amici di facebook il migliore degli auguri di cui sono capace.
Alessio Bacchetta
ROMA - Primo piatto, lasagne, per secondo polpettone con purè e lenticchie, poi dolci, spumante per il brindisi e l’arrivo di Babbo Natale per i doni: immaginate una tavola di Natale apparecchiata per 160 mila persone: è il pranzo organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio in tutto il mondo per i
poveri, i senza casa, gli anziani soli, i malati. A Roma
l’appuntamento è nella basilica di S. Maria in Trastevere e anche in
altre parrocchie in periferia, con centinaia di volontari al lavoro.
I volontari della Comunità di Sant'Egidio da più di 30 anni donano pranzi o cene ai poveri, agli
emarginati, ai disabili, agli anziani, ai senza tetto. E' probabile che non lontano da dove vi trovate ora stia lavorando in questo momento una loro mensa.
Credo sia un aspetto da sottolineare e che fa riflettere. Molti fanno finta di niente, d'altronde, lo posso capire, fa male e costa fatica pensare che vi siano anche persone rimaste fuori dalla catena produttiva e dalla vita sociale. Eppure esistono e oggi non esiste più una tipologia di "povero", in quanto il povero potrebbe essere il vostro vicino di casa e voi non lo sapete.
C'è di più: non è impossibile che qualcuno di voi lo possa diventare "povero", forse posso diventarlo anch'io. Ma, al di là di questo, è ora che tutti ci diamo una bella svegliata cercando di mettere il naso fuori dal proprio orticello. Visto che il sistema economico attuale ha decisamente fallito collassando, forse solo la cooperazione dal basso, l'integrazione delle piccole e grandi comunità e la solidarietà umana possono salvarci dal baratro totale.
Ciò detto, non intendo guastare il lauto pranzo di nessuno, anzi rivolgo a tutti i miei contatti e amici di facebook il migliore degli auguri di cui sono capace.
Alessio Bacchetta
ROMA - Primo piatto, lasagne, per secondo polpettone con purè e lenticchie, poi dolci, spumante per il brindisi e l’arrivo di Babbo Natale per i doni: immaginate una tavola di Natale apparecchiata per 160 mila persone: è il pranzo organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio in tutto il mondo per i
Ovunque nel mondo
La festa si svolge anche in altri continenti, dalla Costa d’Avorio
all’Indonesia, da Cuba alla Russia. «E’ un segno di speranza per il
futuro del nostro mondo: si può globalizzare anche la solidarietà»,
spiega un comunicato della Comunità. E prosegue: «Siamo con i poveri in
oltre 600 città del mondo. Nelle chiese che si trasformano in grandi
tavolate con i poveri, nelle zone di periferia, nelle stazioni europee,
nella case più povere, ma anche nelle grandi bidonvilles africane e
latinoamericane, nelle prigioni, negli istituti per anziani o per
bambini, in quelli per i disabili, negli ospedali, perfino nelle strade.
E’ un modo per trasformare la difficoltà in amicizia, l’amicizia in
speranza, e festeggiare insieme l’inizio di un mondo diverso».
Le origini
«La
tradizione del pranzo di Natale nasce praticamente insieme alla
Comunità 25 dicembre 1982: attorno alla tavola imbandita nella basilica
di Santa Maria in Trastevere a Roma si raccoglieva un piccolo gruppo di
persone: giovani, anziani soli, persone senza dimora. Il pranzo di
Natale della Comunità di Sant’Egidio è iniziato così, pensando che
questa grande festa non poteva passare dimenticando i poveri che sono
nostri amici durante tutto l’anno. Da qui l’idea di ospitare il pranzo
della nostra particolare famiglia in una delle più antiche basiliche
romane».
Fonte: www.corriere.it