SPERONE SELVAGGIO
Regia: Lee Frost
Genere: western
Anno: 1968
Durata: 85'
Voto: 5,5
Recensione:
B-movie
tipicamente grindhouse per il regista Lee Ford, il quale è balzato
ai (modesti) onori della cronaca nei decenni scorsi (ha comunque
prodotto pellicole anche negli nineties) per una serie di
lavori low
budget insaporiti (o intossicati, a seconda dei punti di vista) da
certo gusto peccaminoso legato per femminicidi, violenza generale e
machismo. Episodi come «Polizia investigativa femminile» e
«Violentata davanti al marito», concepiti ambedue nella prima
cinquina dei settanta, riportano al pubblico un creatore, Frost,
«ossessionato» da un anelito all'estremo che talvolta trasuda
posticcio e pare quasi voler sublimare ansie prestazionali con il
ricorso all'estremo.
Non fa difetto
al discorso «Sperone selvaggio», uscito nei cinema nel meraviglioso
'68 e che, in linea con tale annata tanto feconda per la storia del
mondo intero, non si lascia impacchettare dai fiocchi di una
trattazione moderata. Come interpretare infatti scene come la
tagliola a morsa sulla caviglia, la ragazza senza veli appesa al
fienile o comunque quel sapore di cieca mancanza di freni inibitori
che percorre tutto lo svolgimento. Il sesso gronda nei solchi della
pellicola e dunque orgie, atteggiamenti decisamente poco romantici e
durezza generale connotano questo western che paga un sonoro dazio
alla exploitation senza raggiungere gli apici del filone. Il gore
sbandierato a tutta callara flirta con una misoginia a tali livelli
che perfino più di un maschio si sentirà disturbato dalle visione
di queste vicende montate in modo alquanto rozzo e povero dalla mano
di Frost.
Che
il regista non sia un virtuoso lo si nota già dai primi minuti in
cui viene delineata la vicenda: uno stalliere messicano ha
assistito impotente allo stupro di gruppo della sorella. Con il
proposito di ottenere vendetta, riesce a ottenere un lavoro nel ranch
del responsabile di quanto avvenuto e la sua rivincita ha inizio nel
momento in cui ne rapisce e violenta la moglie, lasciando però
indizi sufficientemente utili a ritrovarlo.
Le prove attoriali sembrano inglobate
dall'atmosfera delineata da montaggio, velocità della telecamera nel
muoversi e completa ineleganza; malelingue potrebbero parlare di
livello recitativo pedestre, il recensore preferisce collocarle nel
mosaico generale.
Il film rimanda al più volte battute
tema dell'interpretazione personale del concetto di giustizia e
scandisce una sceneggiatura che in taluni casi appare telefonata ma
non da buttare in senso assoluto. Frost non pare un principiante e
qua e là si avventura in intuizioni pregevoli; ciò che in cui
difetta è l'adagio «la potenza è nulla senza il controllo».
All'ennesimo schiaffo, all'ennesimo calcio, lo spettatore si perde in
una violenza che pare annacquata e paradossalmente indolore tanto è
perseguita.
«Sperone selvaggio» non trovò mai
uscita nei cinema italiani e viene ripreso da un punto di vista
digitale dalla Mosaico video nel classico supporto ottico
penalizzato. In particolare permangono evidenti dubbi sulla resa
audio; palese che alcune inquadrature delle teste degli attori,
tagliate a metà, non siano cagionate da un «difetto di
fabbricazione», ma da un riversamento da VHS a dvd poco curato. Se
il video è in 4:3 è di bassa qualità, l'audio in lingua originale
si colloca su buoni livelli e consente una fruizione decorosa;
discorso diverso per l'italiano, che appare leggermente fuori
sincrono e prevede doppiatori dal timbro vocale «spompo» e poco
focalizzato sulla differenziazione delle scene. Come immaginabile, il
dvd di riferimento non prevede contributi speciali ed extra.
Pregovole da un punto di vista
collezionistico la numerazione tipicamente Mosaico media con tiratura
limitata a 999 copie.