Facevo le
superiori e con un amico e compagno di classe ci eravamo appassionati degli
Skiantos, di cui sentivamo le cassettine a profusione stimando a dismisura la
vèrve senza compromessi e ironica di questa band guidata da "Freak"
Antoni. Nel corso del tempo li ho ascoltati un po' con il contagocce e di
questo me ne pento, ma sono riuscito a vederli suonare una volta a Biella,
concerto stupendo. E soprattutto non mi ha mai abbandonato per tutti questi
anni di vita la consapevolezza di quanto fossero grandi e, nonostante mai
capiti dal grande pubblico, dignitosi e pungenti nelle loro liriche.
Ciao e
riposa in pace, grandissimo "Freak".
E' morto
stamattina Roberto “Freak” Antoni, lo storico leader degli Skiantos. L’artista
bolognese avrebbe
compiuto sessant’anni il prossimo 16 aprile, dopo una lunga
malattia. Nel 2012 Freak Antoni lasciò gli Skiantos dopo 35 anni assieme, per
dedicarsi alla carriera da solista.
“Se non altro la malattia mi ha fatto smettere con la droga” scherzava un anno
fa Freak Antoni. L’eccesso, l’eroina, la provocazione, sono stati la cifra
stilistica di una vita sempre vissuta di corsa, ma anche sempre con grande
autoconsapevolezza e ironia. Del resto, è stato il primo vero punk italiano.
Quando nel 1977 nacquero gli Skiantos, furono qualcosa a cui il pubblico
nostrano non era preparato,
troppo semplicistico derubricarli a band demenziale. Nel ’79, in un concerto al
PalaDozza rimasto nella storia, salirono sul palco senza suonare, e si misero a
cucinare spaghetti. Mentre gli spettatori, infuriati, gli lanciavano di tutto,
Freak Antoni rispondeva con l’ormai celebre frase:
“Questa è avanguardia, pubblico di
merda”.
Gli Skiantos
erano quelli che lanciavano ortaggi sulla platea, che confessavano il proprio
amore per le “sbarbine” prima che tutto ciò venisse
sdoganato dalle alte cariche del governo, ma anche quelli che già 20 anni fa
dicevano fosse inutile pretendere qualcosa “da un paese che ha la
forma di una scarpa” o che gridavano “Brucia le banche,
bruciane tante”. E Freak Antoni ne era il bardo e cantore, un
simbolo del rock italiano, ma che ha sempre conservato la convinzione di
meritare di più di quel che poi il mercato discografico ha riservato a questi
“35 anni di grandi insuccessi”, come li definiva lui. “Di questi anni ricordo
grande sbattimento, la voglia di pretendere più considerazione da pubblico e
critica, e una grande fatica per nuotare controcorrente”, confidava dopo il suo
ultimo concerto con la band, a maggio 2012 a Bologna. Da quel giorno Freak
aveva iniziato una nuova sfida musicale, un progetto solista assieme alla
pianista Alessandra Mostacci.
In curriculum anche nove libri, come il suo manifesto “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”; e la partecipazione a film, come “Paz!” e “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”. Sulla sua vita hanno scritto anche un fumetto, “Freak”. Di lui, nella storia di Bologna e del rock italiano, resterà un ricordo indelebile, di una delle ultime rockstar di casa nostra capaci nello stesso tempo di fare ridere, riflettere e cantare.
In curriculum anche nove libri, come il suo manifesto “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”; e la partecipazione a film, come “Paz!” e “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”. Sulla sua vita hanno scritto anche un fumetto, “Freak”. Di lui, nella storia di Bologna e del rock italiano, resterà un ricordo indelebile, di una delle ultime rockstar di casa nostra capaci nello stesso tempo di fare ridere, riflettere e cantare.
Fonte: www.repubblica.it