Chi mi legge conosce bene la mia crociata contro l'affermazione del gioco d'azzardo, a mio parere un vero e proprio stillicicio legalizzato perpetrato dalla Stato ai danni dei cittadini.
Se c'è una cosa che ho imparato della vita è che non vi è limite al peggio. Venire a sapere che a Isernia è stata messa una sala slot vicino al servizio che sostiene i tossicodipendenti ha dell'incredibile. Il bello, o meglio il brutto, è che il sindaco non può farci niente.
Mentre si discute sulla moltiplicazione delle slot machine, sul
dilagare del gioco d’azzardo e della ludopatia come malattia sociale
(due milioni di italiani considerati a rischio dipendenza), succede
una
cosa paradossale. Il Comune di Isernia perde (provvisoriamente) la sua battaglia contro un locale di Eurobet
collocato in via Erennio Ponzio, esattamente di fronte al servizio per
le tossicodipendenze e a pochi metri da due scuole medie. «Non abbiamo
potuto fare nulla», dice il sindaco Luigi Brasiello, che aveva provato a
impedirne l’apertura con un’ordinanza dirigenziale subito esecutiva. La
notizia è apparsa ieri sull’Avvenire, dove si ricorda che già
il 20 novembre la diocesi aveva lanciato un appello contro la prevista
inaugurazione di uno spazio capace di «generare illusioni». Ora il
direttore della Caritas locale, Salvatore Rinaldi, allarga le braccia:
«L’ennesimo grido d’aiuto da parte di una società logorata dalle crisi e
dalle povertà».
Anche un laico convinto dovrà ammettere che ancora una volta la Chiesa di Francesco è più lungimirante della politica,
per non dire della legislazione. Per far valere le proprie ragioni, il
sindaco di Isernia dovrà aspettare «la modifica dei regolamenti
comunali». Passeranno diverse settimane, aggiunge ottimisticamente.
Fatto sta che la sala giochi rimane indisturbata al suo posto, dov’è dal
20 dicembre (in quei giorni il patto di Stabilità aveva appena aperto a
nuove concessioni per incassare 145 milioni di euro): la proposta di
legge sulla ludopatia, che impedisce di installare nuove macchine a meno
di 500 metri dai «luoghi sensibili», giace infatti in Regione come
lettera morta. Il Molise vanta (si fa per dire) la percentuale più in
alta in Italia di giocatori d’azzardo. Ma il guaio è che anche l’Italia
vanta (si fa per ridere) poco invidiabili record europei nel settore.
Dunque, Isernia diventa un simbolo. Siamo tutti
idealmente a fianco del sindaco Brasiello. Con l’augurio che vinca la
sua battaglia, nel solco di altre regioni «virtuose» del Paese: come
l’Emilia Romagna, che ha aperto servizi per le cure in tutte le città, e
la Lombardia, che ha appena approvato un programma per prevenire e
ridurre il rischio della dipendenza dal gioco. Permettere che il nostro
Paese diventi una Las Vegas diffusa. Installando sale Bingo ovunque e
diffondendo le videolottery, cioè le slot machine online
nella speranza di ricavare milioni dalle concessioni, è un progetto
irragionevole. Non solo sul piano morale (si induce il cittadino alla
dipendenza e in sostanza alla malattia mentale), ma anche sul piano
economico, poiché le entrate sono ampiamente compensate dalle uscite che
servono alla comunità per correre ai ripari. Un circolo vizioso: lo
Stato deve aprire dei servizi di assistenza per patologie di cui è il
solo responsabile. Una sorta di intollerabile ipocrisia istituzionale
che sfrutta la disperazione dei cittadini più fragili (economicamente e
psichicamente).
Proposta. Se qualcuno avesse la vaga tentazione di
passare un pomeriggio in una sala Bingo, si scrolli subito dalle spalle
questo pensiero e si diriga piuttosto verso la più vicina biblioteca di
quartiere. Troverà un bellissimo romanzo di Dostoevskij, Il giocatore,
che già nel 1866 raccontava l’abisso d’angoscia in cui può spingere il
gioco d’azzardo. L’annientamento di sé nonostante la persistente
illusione di venirne fuori: «Domani, domani, tutto finirà!». Era,
appunto, un’illusione. Una lettura che potrebbe servire anche ad
amministratori e politici. Chissà che non si inneschi la dipendenza dal
libro.
Fonte: www.vita.it