FREAKBEAT
Sinceramente si è trattato per me di una cocente delusione: infatti
credevo che parlasse della vita di Freak Antoni, della carriera con gli
Skiantos e di gustosi retroscena tipici di quel genere di documentari.
Invece si vede il nostro, accompagnato dalla figlia Margherita, in un
road movie per le lande bucoliche dell'Emilia alla ricerca di un non ben
precisato nastro con una prova di insieme fra l'Equipe 84 e Jimi
Hendrix e soprattutto una rivisitazione del movimento cultural/musicale
chiamato beat e sviluppatosi nei tardi anni '60 in Italia. Freak, nelle
vesti un Virgilio sui generis e in fegola per vinili, concerti e spazi
occupati dalla vèrve giovanile di altri tempi, conduce la generazione
successiva davanti a volti, luoghi e sensazioni persi nel tempo
dimostrando tutto l'amore per le sue radici.
Non so quali siano stati gli scopi di un lavoro del genere, che non accontenta assolutamente i fans degli Skiantos e dall'altra parte non rappresenta qualcosa di valido per gli amanti del beat, poiché quelle poche cose che dice sono conosciute mediamente un po' da tutti. Freak ogni tanto delizia la platea con
Non so quali siano stati gli scopi di un lavoro del genere, che non accontenta assolutamente i fans degli Skiantos e dall'altra parte non rappresenta qualcosa di valido per gli amanti del beat, poiché quelle poche cose che dice sono conosciute mediamente un po' da tutti. Freak ogni tanto delizia la platea con
qualche perla di saggezza, si definisce "intellettuale
demenziale", "teppista tenero", ma anche questa componente non vien
sviscerata a dovere. E' davvero piacevole sentirlo parlare con una
cadenza molto lenta e sentirlo riflettere su musica, vita, storia; anche
in quest'ultimo frangente però non si capisce davvero dove il
documentario voglia andare a parare.
Sono un tiepido amante del beat
anche se un po' lo conosco poiché me ne hanno trasmesso dischi e
informazioni i miei genitori e poi mi sono fatto strada da solo. Ma
perfino una trasmissione media della Rai di qualche anno fa è migliore e
più didattica di questo documentario. Che comunque si impernia su una
sountrack ovviamente scandita da decine di canzoni del filone (I Corvi,
Equipe 84, I giganti, ecc.), e si poggia su una serie di immagini
d'epoca interessanti e prese dalla Cineteca di Bologna
Vi è anche una
puntata di Freak e della figlia a casa di Maurizio Vandelli dell'Equipe
che non aggiunge assolutamente nulla al valore generale.
Peccato.
Sarebbe stato fantastico avere una sorta di testamento storico del
nostro Freak, qualcosa da far vedere alle nuove generazioni per far
capire la caratura del personaggio, la sua intelligenza marcata e
salace, la sua capacità di giocare con i vocaboli, i suoi concetti e i
suoi testi volutamente demenziali e grotteschi. Un nichilismo auto
imposto il suo, un nichilismo però mai cinico e basta, ma sempre aperto
all'ironia e alla ribellione al pensiero medio. Un fottuto punk il
nostro Freak, prima anche beat evidentemente, un personaggio contro, un
teppista appunto ragionevole, un cuore buono che, resosi conto della
difficoltà in questo paese ad essere intelligente, ha preferito farsi
passare per ignorante dalla maggior parte degli italiani.
Ciao, immenso Freak. Restano i tuoi dischi. Ed è tanto. Tantissimo.
Sito web del film: http://freakbeat.it/
Gruppo facebook del film: www.facebook.com/pages/Freakbeat/275498149159765