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domenica 30 marzo 2014

ALLACCIATE LE CINTURE: PROIEZIONE AL BAFF




Non poteva esordire meglio in serale il Busto Arsizio Film festival sabato 29 marzo. Alle 21 la sala del cinema Sociale faceva bella mostra di sé già piena lasciando impietosamente in piedi i malcapitati che si erano dimenticati di prenotare via mail il posto. Segno incontrovertibile di un interesse sempre crescente per questo grande evento votato alla settima arte, giunto nel 2014 alla 13° edizione e diretto artisticamente per la prima volta dal ben conosciuto Steve Della Casa.
Ma un quadro dalla formidabile cornice non può suscitare le cupidigie degli appassionati d’arte qualora non
presenti un contenuto all’altezza. E merce preziosa è parso inaugurare il Baff con la proiezione di “Allacciate le cinture”, ultima fatica di Ferzan Ozpetek. Piatto ancor più prelibato poi se il regista presenzia in sala e, in maggiore forma rispetto alla conferenza stampa pomeridiana, ne delinea caratteristiche e retroscena.
Madrina d’eccezione per la serata la giovane e valida attrice Claudia Potenza, pugliese verace e già scelta dallo stesso Ozpetek in passato. Della Casa ha valorizzata la sua presenza con varie domande davanti alla quali la potenza si è dimostra una vera… Potenza, rispondendo con sentimento e cognizione di causa mostrando spontaneità e cuore verso la materia cinema e tutto il mondo collaterale.
Gli scambi di battute sono stati introdotti dal padrone di casa, il sindaco bustocco Gigi Farioli, il quale, ben consapevole della prelibatezza del pulpito a disposizione, ha decantato l’importanza del connubio cultura e territorio con passione. Raccogliendo in varie occasione il plauso scrosciante del folto pubblico, ha concluso la sua arringa con la frase ad effetto ma oggettivamente carica di rischio e carattere: 

“Facciamo di Milano una periferia di Busto Arsizio”.
Amen!

In sala presente anche Enzo D’Alò, personalità di spicco del cinema italico di animazione e regista, tra gli altri lavori, del famoso “La gabbianella e il gatto”.
Della Casa ha incalzato l’ospite d’onore Ozpetek con molte domande. Il buon Steve sa il fatto suo, gli scappa una parolaccia (s*****a), polemizza un  po’ con il pubblico per l’iniziale rumorosità e gestisce con giusto polso e scettro sicuro le redini dei dibattito. Abituato a platee anche internazionali, da l’impressione di divertirsi molto e probabilmente è davvero questo il suo mood interiore.
Ozpetek, pur avendo a disposizione uno sgabello, preferisce stare in piedi appoggiando i gomiti allo stesso. Si equilibra con destrezza nelle risposte, svela qualche arcano circa la lavorazione della pellicola, attesta amore non sono agli attori della stessa ma agli attori in genere. Gli pone “pan per focaccia”, positivamente detto, la Potenza, la quale racconta la piacevolezza e il clima famigliare delle riprese di "Magnifica presenza". Pare che Ferzan ospiti a casa sua gli attori, segnatamente nella sua cucina, in una sessione preliminare in cui si legge la sceneggiatura. La stessa viene poi rimaneggiata a seconda dei nuovi stimoli e poi parte tutto il vasto lavoro successivo. Altre parole vengono spese per il libro “Rosso Istanbul”, uscito a fine 2013 e che sta già mietendo proseliti in Turchia (primo nella classifica di vendita dei libri). In Italia siamo già giunti alle 40 mila copie vendute e c’è da attendersi un numero ancora più lusinghiero. Giusto il tempo di un po’ di dichiarazioni di affetto nei confronti del cinema, di un racconto divertente per cui Ferzan chiamò al telefono il fratello fingendosi un’importante scrittrice turca… Il sipario di schiude su “Allacciate le cinture”.

Questo articolo non vuole essere una recensione sul film ma una registrazione del modo in cui lo stesso ha fatto presa sulla audience. Il pubblico è parso coinvolto dall’inizio alla fine, perfino quando una giovine si è sentita male e alcuni soccorritori hanno dovuto chiamare l’ambulanza. Risate scroscianti si sono alternate a momenti in cui l’acre dramma ha creato una coltre drammatica che si poteva tagliare con il coltello.

“Allacciate le cinture” è un film perfetto da vedere in sala, ma vi è da aspettarsi un ottimo gradimento anche in home video una volta uscito in commercio il dvd. Ozpetek bilancia con esperienza le componenti dramma e ironia in un connubio che non sempre forse si amalgama con la giusta naturalità. I due registri proseguono talvolta intersecandosi talvolta procedendo in modo autonomo, talvolta si rimane a bocca aperta comunque per sprazzi di cinema molto elevato. Ozpetek ha forse tentato di condurre questa sua prerogativa all’eccellenza e il gusto di alcuni passaggi è un po’ forzato. Ciononostante nel complesso si rimane ancorati dal primo all’ultimo minuto alla narrazione e ai titolo di chiusura il concetto di grande film si stampa in testa.

Anche per la virtuosità di alcune caratteristiche: il solito “ozpetekiano” ricorso alla “tribù” di amici che in modo corale fanno sentire “di casa” lo spettatore e gli restituiscono la vicinanza delle vicende. Sia la Smutniak (forse questo film sarà la base di lancio per una carriera davvero importante per l’attrice di origini ceche), che Arca, Scicchiatano, Francesco Scianna, la Ricci… tutti dimostrano di avere interiorizzato il copione e tutto avviene in modo genuino e convincente. Il toccante modo e la splendida sensibilità con cui il regista tratta il tema del cancro: vi è da dire che questa malattia non viene “sezionata in laboratorio” facendone una protagonista terribile e cinica, tutt’altro. Protagonista precipua si fa anzi la vita o meglio le esistenze dei ragazzi davanti alla pesantezza di questo demone chiamato tumore. E così, davanti al volto diafano della Smutniak sofferente si propagano battute divertentissime, situazioni grottesche. Insomma si ride, si piange, si piange ridendo e soprattutto si respira a pieni polmoni la poetica interessante e personale di un bravo artista come Ferzan Ozpetek.
Un artista che qualche volta viene attaccato: chi lo accusa di essere mieloso, chi di strizzare l'occhio al pubblico, chi di essere artisticamente ossessionato dalla tematica omosessuale (presente anche in "Allacciate le cinture"). A mio avviso Ozpetek è sincero e questo già lo solleva dalle bocciature.