Tra gli appassionati di musica hardstyle il monicker
Code black non è certo passato inosservato. Corey, questo il nome del mastermind,
lavora da tre anni al progetto, ma si è distinto nel corso del tempo per aver
contribuito in modo determinante all’affermazione in tutto il mondo dei
Bioweapon, un duo che incendiò i dancefloor hard con un lotto di canzoni
apprezzatissime e in grado di vincere la schiavitù del tempo e la
concorrenza
in un genere in cui la qualità si è via via incrementata. Parlando con Corey
allo Spazio A4 di Santhià (Vc) nell’ambito di un evento targato Insound,
scopriamo che non brilla solo di talento ma anche di intelligenza e simpatia,
accostamenti che non sempre è possibile (e lecito) trovare nei musicisti.
Spesso ci si fa un’idea personale degli artisti,
talmente personale da attribuire loro in alcuni casi qualità che non
possiedono; insomma si piega la loro iconografia in modo quasi mitologico. La
realtà dei fatti talvolta ritrae uomini normalissimi e non semidei; di geni
come Picasso ne nascono pochi.
Code black unisce componenti preziose, un’agilità di
ragionamento che senza dubbio lo ha posizionato laddove si trova ora: nel ben
impaginato libro degli artisti hard che contano davvero.
Ciao Corey, ti stai divertendo stasera allo Spazio
A4? Le persone qui sono sempre passionali e pimpanti; ti sei trovato bene con i
ragazzi dello staff di Insound?
Mi sto divertendo moltissimo, credimi, non lo dico
perché devo ma è quello che sento. Il pubblico è molto passionale in pista, i
ragazzi cantano i ritornelli delle canzoni, è una notte positiva e perfetta per
il sottoscritto! Qualche volta capita di suonare davanti a gente che
assolutamente non ti dimostra nessuna reazione.
Hai ritrovato la nostra stessa positiva reazione
anche in posti come Olanda o Germania?
Sai, è difficile essere precisi: dipende dagli
eventi, qualche volta sì qualche volta no, non puoi mai essere certo prima di
salire sul palco. Ad esempio in Olanda da un lato si è fortunati perché ci sono
in pratica grandi eventi ogni weekend, dall’altro un dj non può pretendere che
i fans siano sempre fuori di testa. Bisogna lasciarli riposa un po’, no?
(ride). Forse voi italiani in tutta Europa siete i più gratificanti in
assoluto, me ne accorgo quelle 2-3 volte all’anno in cui vengo a suonare da
voi. Quindi vi ringrazio per avermi regalato questa esperienza speciale.
Nella tua musica ritrovo un ingrediente base: una
solare e positiva voglia di felicità. Penso a tracce molto spumeggianti come “Brighter
day” o “Time of your life”. Sei d’accordo? Perché utilizzi questo approccio nel
processo compositivo?
Devi sempre pensare che provengo dall’Australia, un
posto magico in cui il sole non ci abbandona mai, la gente sorride, un sacco di
spiagge meravigliose. In fondo ci portiamo sempre qualcosa dentro, anche poco
ma qualcosa sì, del posto in cui siamo cresciuti, entra nel tuo dna. Nel luogo
in cui sono ora, l’Olanda, il tempo è diverso e anche il tipo di paesaggio, c’è
una mancanza di… “Brighter day”… In alcuni momenti che compongo mi piace
riportare l’atmosfera della mia terra e dei grandi festival estivi, che sono
una della cose per cui per me vale la pena vivere.
L’hardstyle può essere fresco, sognante e perfino
dolce in alcuni frangenti; come spiegheresti a una persona che non lo conosce e
crede che questo genere sia solo intriso di forza negativa?
Negli ultimi cinque anni l’hardstyle si è modificato
veramente molto fino a creare due ambiti ben distinti. Abbiamo l’approccio più
solare, tranceggiante, uplifting, che sale e sale fino a esplodere nella
melodia; e poi quello underground, raw, grezzo e sporco che rimanda più al
passato. Io oggi come oggi preferisco dedicarmi a pezzi come “Brighter day”,
riportando sapori dark, orchestrali, energetici, emozionali. A chi non conosce
questa che è una vera ricchezza direi di essere paziente, gli farei anche
sentire miei canzoni, di saper cogliere quelle sfumature per non rimanere nei
suoi preconcetti. Oggi l’hardstyle è alla portata di tante persone e questo a
mio avviso non può che essere positivo.
Nella canzoni che hai dato alla luce con i Wasted
penguinz “Your moment” and “Activated" credo che il retrogusto sia orientato
alla trance; com’è il tuo feeling con la trance e come questo filone pensi
possa arricchire il tuo sound?
Ho una lunga esperienza passata nella musica hard
dance, andavo pazzo per la happy hardcore nel 1995, allora ero molto giovane
(ride)! Grazie a mia sorella ero molto coinvolto in tutto questo fino a farne
un vero background in cui mi riconoscevo e di cui andavo fiero. Poi è arrivata
la trance e mi sono letteralmente innamorato! Iniziai anche a produrre le prime
cose e, quando l’approccio nell’hardstyle è cambiato, mi sono stupito delle
melodie che ci stavano entrando fino a sentirlo mio come genere tanto da
investirci professionalmente. Mi sono detto: “Wow, è qualcosa che devo
assolutamente fare!”; sono arrivato al momento giusto unendo i miei gusti con
il periodo. La collaborazione con gli Wasted Pengiunz deriva dal fatto che
anche loro arrivano da quella filosofia. Se avessi collaborato con uno come
Zatox, che tra l’altro rispetto moltissimo, sarebbe uscito fuori qualcosa di
più grezzo, ma i Penguinz avevano già esperienza nelle canzoni tranceggianti e
ci siamo trovati a meraviglia, perfetti in studio.
Quali sono i tuoi ricordi per progetto Bioweapon? La
durezza di tracce come “Bass power” or “La venganza” sopravvive ancora in te?
Sì, ovviamente sì, è stato un bellissimo viaggio
quello del progetto Bioweapon, venato sempre dall’happy hardcore inglese del
1996. Si tratta di una parte davvero importante della mia carriera e della mia
vita, custodisco splendidi ricordi sia in Australia che in Europa con il mio
compagno di allora, Sam Gonzalez, che ha poi dato vita con successo ad Audiofreq.
C’era entusiasmo, felicità assoluta, una gioventù che sembrava eterna e la
voglia, questo lo ricordo con un tenero sorriso interiore, di cambiare le
coordinate di questa musica. Magari un po’ ci siamo riusciti (ride).
La mia canzone preferita di Bioweapon è “Cosmic
destination”, un’autentica bomba dancefloor. Come sei riuscito a creare
quest’unione fra brutalità, melodia, passione ed energia?
Devo ancora riprendere il discorso di prima, non
odiarmi (ride). Per quella canzone avevamo ben in mente la happy hardcore
inglese ma cominciavamo ad appassionarci alla trance e il risultato lo dimostra
eccome. Volevamo durezza ma anche melodie, poche menate, 160 bpm e vedere la
gente spaccarsi in pista: ecco “Cosmic destination”, ti piace la descrizione? (ride).
Mi piace da matti!
Al termine della composizione ci siamo guardati con
emozione capendo che avevamo creato esattamente quello che volevamo. Fu una
sensazione memorabile. Forse fu la nostra prima traccia hardsyle capace di
catturare emozioni dure e belle melodie nello stesso tempo. Pensavamo di essere
arrivati a un punto di svolta e così è stato. Poi la vita ci ha diviso e io ho
proseguito il mio cammino con Code black.
Hai lavorato con Brennan Heart che molti
appassionati considerano il principale produttore hardstyle al mondo. Come
avete sviluppato “Tonight will never die” e che sensazioni ti sono scattate dentro
nel venire in contatto con lui?
Un piacere e un onore dividere tempo ed esperienze
con Brennan. Siamo entrati in contatto per la prima volta per il remix di un
pezzo e in una sua apparizione al Climax. Quando finalmente mi sono traferito
in Olanda, gli ho chiesto se conoscesse un buono studio per registrare; mi ha
indicato uno dei più importanti nello Stato dove lavorano, oltre a lui, anche i
grandi Toneshifterz. In effetti, un volta entrato, mi sono reso conto subito
della professionalità e di quanto l’hardstyle in Olanda sia business e
programmazione oltre che pura passione musicale. L’amicizia con Brennan così si
è sviluppata, vivevamo anche nello stesso edificio, abbiamo la stessa
etichetta. In merito alla canzone di cui mi hai chiesto: avevamo lavorato a un
potente remix per la sua traccia “Running late” e, spendendo un bel po’ di
tempo insieme, ci siamo accorti che sarebbe stato fantastico creare qualcosa a
doppio nome. Ci siamo così incontrati con un suo cantante e abbiamo pianificato
“Tonight will never die”, che mi piace ancora moltissimo; credo sia davvero
catchy e godibile. Ne sono orgoglioso perché, anche grazie allo stupendo
rapporto che ho con Brennan, la sento vicina al mio stile al 100%. Sai cosa mi
piacerebbe fare? Collegare la potenza e la ruvidezza dell’hardstyle con le
melodie catchy degli anni ’90, i tempi della eurodance con quei magnifici
vocals e i ritornelli che ti si stampavano in testa.
Sei nato in Australia; mi è capitato di sentir dire
dalle persone: “Mi piacerebbe vivere in Australia: sole, oceano, parties, tanto
lavoro, stipendi alti e buona qualità della vita. E’ tutto vero?
E’ proprio così! Non pensare che io voglia essere
per forza nazionalista, ma ho girato vari Paesi senza mai trovare l’altissima
qualità della vita australiana. E’ il luogo ideale per vivere e radicare una
famiglia, credimi; laggiù abbiamo molti benefici come la sanità completamente
gratis, ogni tipo di lavoro per chiunque, splendide spiagge e scenari naturali
mozzafiato. L’unico aspetto che un europeo potrebbe non gradire sono i prezzi
alti, ma, se decidi di viverci e ci lavori, guadagnerai molto e non sentirai il
carovita, un po’ come in Svizzera, no? Clima fantastico, la gente è molto amichevole, senza ombra di
dubbio il posto più figo al mondo.
Saprai bene che questa risposta indurrà molti miei
lettori a farci un pensierino alla tua Australia; la crisi economica europea ha
strozzato anche tanti italiani…
Tra l’altro in Australia c’è una grande comunità
italiana e sai qual è la magia? Che nel mio Paese è facile trovare persone
ognuna con origini diverse e quindi tante storie di vita. Io ad esempio ho
origini croate da parte di mio nonno, il mio amico ed ex collega dei Bioweapon
Sam colombiane, i miei amici Toneshifterz addirittura palestinesi. L’Australia
è un cocktail di culture, sapori, lingue e questo ti lascio immaginare quanto
sia arricchente; la qualità della vita di cui ti parlavo parla anche da questo!
In alcune città ci sono interi quartieri interamente dedicati agli italiani,
pensa che le indicazioni delle strade sono in italiano, ristorante italiani
ovunque e questo mi piace da matti.
Sei un uomo che ha viaggiato e viaggia molto. Per
quali motivi raccomanderesti ai ragazzi di viaggiare? Per arricchire
l’esperienza? La cultura? Sperimentare il nuovo?
Secondo me la crisi economica iniziata nel 2009 ha
avuto un vantaggio paradossale. Mi spiego: in tanti abbiamo dovuto mettere in
discussione il sistema di valori che fino ad allora era andato bene; le
contingenze hanno obbligato tutti a uscire dal tranquillo guscio di sempre. E
questo ci ha fatto guardare al vicino per sopravvivere; alcuni hanno anche
scelto di cambiare aria e si sono sentiti forse migliori e più sereni in un
poto nuovo. Un posto che mai e poi mai avrebbero scoperto senza le difficoltà
finanziarie; ecco la risposta alla tua domanda. E poi viaggiare ti insegna ad
apprezzare le differenze, non solo le differenze in se stesse ma proprio
l’amore per il puro concetto di differenza. Ti faccio un esempio: in Australia
sono vietate le nozze gay; io non ho particolari problemi al riguardo, certo
che quando sono venuto in Olanda mi sono trovato davanti delle scene molto
particolari a cui non ero abituato. Ricordo che chiesi al mio amico e musicista
hardstyle B-front: “Ma che cazzo stanno facendo?”; lui mi spiegò che da loro
era del tutto normale e giusto sposarsi fra gay e lesbiche. Prendi poi il cibo:
ti confesso per me mangiare in Olanda è davvero difficile anche perché vengo da
un Paese, l’Australia, in cui c’è cultura alimentare fottutamente ampia. Da noi
se vuoi mangiare italiano, al supermercato puoi trovare quello che ti pare,
stessa cosa per il cibo indiano o quello asiatico. In Italia, Crozia o Serbia è
normale ed educato baciare sulle guance, ma non succede in Olanda o Australia.
Quanto è bello mettersi in gioco? E lo puoi fare solo viaggiando.