Una donna siciliana, vestita da suora, ha realizzato foto e video
mentre faceva sesso con il figlio di otto anni per poi diffonderli
nella ragnatela commerciale della pedo-pornografia. Questa storia,
unita ad altre aberranti, nell'operazione di vasta portata
compiuta dalla polizia postale di Salerno, denominata «Nessun
dorma», che ha smascherato una banda di pedofili informatici, i
quali, partendo dalla Campania, smerciavano filmati in varie Regioni
italiane.
Esiziali le sezioni di riferimento: il materiale messo
a disposizione di quelli che la Procura di Salerno definisce adepti
era diviso in sezioni. La soft, con immagini e filmati di bimbi nudi;
la hard, con bimbi violentati; la hurt, con
violenze e torture. C'è poi la death, con files che documentano l'apparente uccisione delle piccole vittime, che gli investigatori non escludono possa essersi determinata in alcuni casi.
violenze e torture. C'è poi la death, con files che documentano l'apparente uccisione delle piccole vittime, che gli investigatori non escludono possa essersi determinata in alcuni casi.
E agghiacciante la stratificazione organizzativa:
venivano utilizzate tecnologie sofisticate di ultima generazione
nell'operazione, che ha scoperto una rete con una struttura capillare
e piramidale e ferree regole per diventarne componenti. Le regole di
accesso erano stringenti e bisognava essere presentati da uno dei
promotori che rilasciava un ticket di invito, istallare un software
dedicato per l'accesso all'interno del deepweb, creare un proprio
spazio web.
Dieci le ordinanze di custodia cautelare eseguite insieme a
numerose perquisizioni. La portata dell'evento si evince anche dal
numero di file reperiti: 5 milioni. I criminali utilizzavano il «deepweb» grazie all'anonimato garantito da questa sottorete internet. Di
varia estrazione i contenuti dei filmati: si va dal sesso con bambini
fino a sfociare nell'infantofilia con numerosi neonati sottoposti a
violenza e torture. Gli investigatori non escludono che in alcuni
casi possano aver portato anche alla morte di piccole vittime. A
quanto pare il tutto è partito dalla denuncia di una giovane
salernitana, che, intenta a scaricare canzoni di Edith Piaf da emule,
si è trovata dinanzi la vergognosa realtà. Delle dieci misure
cautelari eseguite, due sono in carcere per persone residenti
in Lombardia e in Umbria; sei ai domiciliari (in Lazio, Piemonte,
Veneto e Campania), e due per obbligo di dimora (Liguria).
Fonti: corrieredelmezzogiorno.corriere.it
www.globalist.it