ROL - UN MONDO DIETRO AL MONDO
Regia: Nicolò Bongiorno
Anno: 2007
Durata: 62'
Genere: documentario, reportage
Voto: 8
«Per quanto l'intelletto si spinge,
non potrà mai raggiungere i confini dell'anima».
La saggezza antica non va considerata anacronistico rispolvero di un classicismo a tutti i costi; ma, aggiornata ai nostri tempi, declina l'efficacia delle sue coordinate anche a secoli, millenni di distanza. Queste parole di Eraclito non solo sostanziano quest'opera di Nicolò Bongiorno, in bilico fra reportage e documento culturale, ma
l'intera azione
intellettiva di Gustavo Adolfo Rol.La saggezza antica non va considerata anacronistico rispolvero di un classicismo a tutti i costi; ma, aggiornata ai nostri tempi, declina l'efficacia delle sue coordinate anche a secoli, millenni di distanza. Queste parole di Eraclito non solo sostanziano quest'opera di Nicolò Bongiorno, in bilico fra reportage e documento culturale, ma
Nato a Torino nel 1903 e deceduto nel
1994, la sua incidenza concettuale fu a tal punto fervida ed
eterogenea, da fargli rifuggire qualsivoglia tentativo di
classificazione. E cos'è in fondo la classificazione se non
l'anelito umano a definire l'indefinibile per trovare serenità e
raziocinio? Ma di raziocinio, di quello squisitamente scientista,
nell'esistenza di questo ragguardevole pensatore ve n'è poco; o
meglio latita quell'ortodossia positivistica degli accadimenti
empiricamente verificabili, quelli ingabbiabili da un teorema o una
regola. La sua vita, e lo testimoniano a piene mani i suoi amici nel
film in oggetto, fu costellata di esperimenti, di «giochi» (come lo
stesso Rol amava dire) di trasformazione materica, visioni di luoghi
lontani, letture del pensiero, premonizioni.
Ecco dunque il motto del filosofo greco
Eraclito.
Pur ammettendo infiniti dubbi, Rol
teorizzava l'esistenza di un «mondo dietro il mondo» (parafrasando
il sottotitolo del film, ripreso a sua volta da Nietzsche), una
dimensione innervata di spirito, anima, impalpabilità, che consente
un grado di conoscenza e possibilità impensabili alla pretesa
scientifica comunemente materialista e che ha condizionato la laicità
degli ultimi nostri secoli.
Bongiorno, dimostrando un passionale e
pervicace trip nella mente e nelle azioni di Rol, ne delinea i
connotati con puntualità rispettando un rigoroso ordine e
bilanciando le componenti filmiche con possente polso di
sceneggiatura. Utilizza filmati datati per incarnare visivamente i
suoi inizi (la celebre scoperta legata ai mazzi di carte che, a
dispetto della sensazione di potenza, gli procurò un tale disagio da
farlo ritirare per qualche tempo alla vita conventuale); intervista
persone di varia estrazione aprendosi a un ventaglio di punti di
vista assai ampio e funzionale al racconto; arricchisce alcuni
momenti di pregevole effettistica speciale per delineare le sfumature
del suo pensiero. Ne consegue un ritratto avvincente che storicizza con pulsante perentorietà la figura fin
troppo trascurata dalla storia «che conta» di Rol.
E i contenuti convolano a giuste nozze
con la forma: Bongiorno soddisfa tutte e tre le principali strategie
di rappresentazione interna dello spettatore. Da un punto di vista
visivo illumina la narrazione con un luce perfetta e adeguata ai vari
momenti; contrappunta il tutto con varie arie musicali di ampissimo
respiro e canzoni meravigliose del compositore Roberto Cacciapaglia (tra cui la divina
«Figlia del cielo»). E infine solletica in qualche frangente la
tattilità di chi osserva con lisergiche immagini coloratissime e
fuori dal tempo in cui liquidità di rumore e sostanza si mescolano.
Vari aspetti trasversali convergono nel
corso di tutta l'opera: il radicato credo cattolico di Rol («Tutto
quello che io sono e faccio – dice – viene di là, noi tutti
siamo una parte di Dio»), i suoi poteri stupefacenti, la sua
chiarezza nel non considerarsi superiore ma toccato da suggestioni
che, aggirando la sua volontà, gli facevano compiere cose fuori dal
comune.
Rol rifiutò sempre l'invito della
comunità scientifica di formalizzare o meno le sue facoltà (che per
lui «facoltà» non erano, come già detto poco sopra). E l'autore
Bongiorno mostra alcune testimonianze di scettici che lo inquadrano
come una sorta di illusionista capace di trucchi appositamente
studiati.
Qualunque sia la verità, pare
lapalissiano che alcuni avvenimenti furono francamente dettati da
forze inspiegabili (alzi la mano chi è in grado con il trucco di far
riempire una stanza di castagne cadute dall'alto). E che dire della
capacità di Rol di prevedere situazioni di pericolo («Ti senti come
nudo con lui» dice un intervistato), elemento che lo faceva
prodigare per dare una mano e fare del bene.
Un uomo, Rol, evidentemente animato da
sete e amore di conoscenza, tanto è vero che non monetizzò mai il
suo «talento»; e ne avrebbe avuto ben donde, dato il rispetto e la
curiosità che suscitò nelle menti di altissimi uomini politici,
giornalisti, intellettuali e imprenditori.
Bongiorno si pone sempre con la giusta
distanza nel non fare in modo che il paranormale si lanci in un
soliloquio, né tanto meno spettacolarizza l'argomento. Ma, ponendosi
in bilico fra scienza e filosofia/religione, corpo e anima, erodendo
presunte certezze di atei e materialisti, insinua la domanda: «Come
facciamo a sapere che tutto ciò che non è spiegabile oggi non lo
sarà in futuro?». In fondo lo stesso Rol era convinto che nel
futuro le sue capacità sarebbero state appannaggio di tutti.