C’è un nome che dovrebbe girare di bocca in bocca fra le
donne italiane per capire come si può al contempo essere femminile, sensuale,
simpatica, spontanea. Quel nome è Roberta Gemma, attrice di film per adulti e
molto, molto altro. Forse l’incarnazione di un tipo di bellezza naturale che
oggi è difficile trovare; forse un’icona anticonformista capace di produrre una
genuina ribellione. Sì, perché Floriana Panella (il suo vero nome) dimostra
come, in tempi in cui il silicone molte donne (e, ancora più metaforicamente,
molti uomini) lo utilizzano anche per emozioni e modo di essere, è possibile
avere tutti i crismi dell’avvenenza e al contempo restare se stessa.
Trasmissioni televisive, radio, video musicali, partecipazioni a film
“normali”, un sito web e una pagina facebook visitatissimi; la Gemma,
conosciuta anni fa come Roberta Missoni ha incrementato anno dopo anno la sua
popolarità
aggiudicandosi anche premi internazionali. Ma dove vuole arrivare
questa suadente creatura apprezzata da molti per raffigurare la tipica ragazza
della porta accanto peperina e curiosa? L’ abbiamo raggiunta e, aprite bene le
orecchie, interloquire con lei è come parlare un’amica, senza filtri,
sovrastrutture, menate varie.
Se cercate una diva sofisticata, avete sbagliato intervista.
Il tuo modo di
parlare è molto accattivante; la tua netta cadenza romana la usi con molta
naturalezza e altrettanto naturalmente ti comporti nei film in cui reciti.
Ritieni questa sia una componente del tuo successo?
Io sono ancora una ragazza comune dopo tutto. Sì, parlo con
cadenza laziale spontaneamente e c’è una componente molto romana in me; non so
se sia un pregio o un difetto, forse sono crescita professionalmente anche con la
simpatia che tante volte mi hanno affibbiato. Ammetto di avere usato questa
caratteristica come arma di consenso, ma non mi costa nessuna fatica. Ogni
tanto cerco di parlare italiano puro per esigenze di copione, mi capita anche
l’inglese, il che non mi è facile perché non conosco la lingua. In alcuni casi mi
hanno doppiata; la verità che non riesco né a fingere né a dire bugie; mi
dimentico le cose e preferisco sempre la verità. La sincerità è uno dei valori
a cui tengo di più nella vita; non sempre sono riuscita a trovare lo stesso
negli altri.
Dopo aver prodotto
grandi hard performers nel passato sia femminili che maschili, l'industria
italiana del sesso da anni è un po' in letargo. Perché a tuo giudizio nel
nostro Paese non si è mai sviluppato un vero e proprio marketing legato al
porno come in America, Ungheria, Germania o Olanda?
Finora ho solo girato per altre produzioni, mi auto produco
da un anno; non so bene come risponderti, ma credo in America tutte le artiste
abbiano un unico sito in cui si trovano tutte. E’ un vero business che permette
all’utente di scegliere comodamente; qui in Italia c’è tantissima invidia e
questo non permette uno sviluppo del mercato. Negli Us le attrici sono legate
fra loro e questo ha permesso agli investitori di creare un vero e proprio
settore che dà lavoro e profitti. Io ho provato a cercare collaborazioni con
altre artiste ma non mi hanno mai risposto affermativamente. Nel 2006-2007 feci
la prima fiera mondiale del porno a Berlino e in quel momento c’erano 6-7 produzioni
italiane; oggi sono sparite tutte.
Mi chiedo come faccia
il porno business a stare ancora in piedi: è chiaro che le grandi produzioni
almeno in Europa si realizzano molto meno che in passato (ricordo quando Joe
D'Amato girava all'estero, oggi sarebbe impensabile) e che c'è meno
professionismo di prima. Tra file sharing, download illegale, streaming, la
chiusura delle videoteche, la crisi anche del cinema “normale”. Ma dove si
trovano ancora i soldi per girare i film?
Per internet ti posso dire che non c’è crisi: oggi chi sta
dall’altra parte del mondo clicca il nome che gli interessa e ne usufruisce.
Prima le videoteche e le edicole tenevano i giornali cartacei, poi le
videocassette e poi i dvd, e vendevano il prodotto perché il produttore e il
distributore coincidevano. Oggi invece con la rete si acquista in modo diverso
e è tutto più meritocratico: se vali, vieni premiata e comprata. I produttori
sono pochi però ci sono ancora; quando spendi per un prodotto, sai che poi ci
guadagni tramite internet. Magari per un po’ vai in pari, poi risali piano
piano soprattutto se sai essere un buon imprenditore. Sul mio sito www.robertagemma.it vendo i miei film, le mie foto e chi lo desidera può pagare
per vedere; non sono per il “si stava meglio quando si stava peggio”.
Il tuo volto si è visto
a partire, diciamo, dal 2008 anche sul grande schermo in vari trasmissioni
televisive importanti e note. Che ambizioni hai in quell'ambito?
Mi sono trovata bene anche lì: non ho dovuto fare casting,
venivo chiamata per collaborare; questo fu gratificante, lo ammetto. Non faccio
grandi progetti nella vita ma, se mi viene proposto qualcosa di interessante,
non vedo perché rinunciare. Non ripudierò mai il fatto di essere un attrice
adult perché, se sono arrivata dove sono arrivata, è perché anni feci quella
scelta e ai miei fans devo moltissimo. Ho fatto “Artù” con degli schetch
simpatici e mi trovai benissimo con lo staff, sono stata al Maurizio Costanzo
show, partecipai al primo Lucignolo. In quest’ultimo caso, siccome sono una
persona timida anche se nessuno lo vede, ricordo la paura della prima volta
davanti alla telecamera. Preferisco esibirmi davanti a 300-400 persone
piuttosto che a uno solo a volte, e poi divento rossa subito perché non so
nascondere.
La seconda parte del
2012 ti ha visto allargarti anche in territorio americano; con «Roberta Gemma a
Miami» e la decisione di produrre i tuoi film hai girato in Florida. Cosa ti è
rimasto di questa recente esperienza e dove vuoi arrivare con questi slanci?
E’ stato stupendo: il posto in sé e per sé è qualcosa di
indescrivibile e poi lì cambia tutto il modo di farsi conoscere. In Italia ci
vogliono 300 mail prima di siglare un accordo e spesso le risposte non arrivano
o sono confuse. A Miami mi contattarono volendo collaborare, io chiesi cosa mi
mettevano a disposizione e ci accordammo senza grossi problemi. Sono bastate
3-4 mail, una cosa rapidissima e, arrivata sul posto, avevano rispettato gli
accordi presi al pc. Lo rifarei senza pensarci due volte, è proprio un altro mondo;
lo stesso non si può dire per l’Italia e sinceramente non capisco perché ci
incasiniamo la vita in questo modo. La semplicità è l’atteggiamento migliore,
sempre; io ho una persona che segue le mie mosse ma, se si tratta di un
contatto veloce e voglio parlare con il diretto interessato, me ne occupo in
modo veloce io stessa. Anche per la nostra intervista è andata proprio così.
Prima di passare dopo
un paio d'anni di carriera alla Pink'o hai girato due pellicole con la Cento x
cento, una casa di produzione toscana nota tra gli appassionati di XXX. Ora che
il tuo nome è così tanto conosciuto cosa pensi del porno amatoriale e low
budget?
Sono partita da lì e ci sta: ci sono tante persone che amano
di più quel tipo di filmati. Penso sempre che, se una cosa esiste, è perché c’è
un pubblico che gradisce. Non rinnego assolutamente quelle radici, ma con loro
non lavorerei più. Il mio è un tipo di lavoro molto diverso.
Quali sono le persone
nel mondo del porno con cui sei riuscita a stabilire un buon rapporto umano e
amicale oltre che professionale? E che stimi di più fra registi e
attori/attrici?
E’ una bella domanda: non discrimino nessuno, ma tutti mi
invidiano, non so perché. La colpa non è la mia: se una grande percentuale di
fans mi segue, il merito va a me e semmai il demerito va ad altre e ad altri.
Cerco di avere un buon rapporto con tutti, ma sono gli altri che con me
sembrano perdersi.
Da fuori il mondo
dell'hard sembra cinico; gli attori debbono essere performanti, credibili. A
tuo parere quali sono le maggiori difficoltà negli uomini che affrontano questo
lavoro? E nelle donne? Prova farne le dovute differenze. Se vuoi anche
raccontarmi qualche scena di vita vissuta, fai pure ovviamente.
Per fortuna, girando le scene, non ho mai visto nessuno
avere problemi evidenti. Per l’uomo non è facile: deve raggiungere un’erezione
fuori dal rapporto di coppia ufficiale, subentra la necessità di esibire la
penetrazione a favore di camera, deve essere visibile. Può anche avere un
membro lunghissimo, ma non è detto che lo sappia usare; magari spinge troppo o
troppo poco e allora è meglio una misura più normale ma più flessibile alla
partner. A volte le posizioni sono scomodissime ma il regista gli chiede di
essere credibile. La pillola blu, viagra o simili, lo aiuta sul mantenimento e
a volte conta che si gira per due o tre ore; ma non te lo fa alzare da zero. La
cosa più brutta è posare per le foto con tempi interminabili e lui che deve
rimanere in tiro. Se il maschio è intelligente e gli piace stare all’interno di
questo lavoro, con la pratica è destinato comunque a non fallire più. Sul set
stai facendo un prodotto e i problemi devi lasciarli fuori, come succede in
qualsiasi tipo di lavoro. Cerco di mettermi nei panni dell’attore e, se
necessario, lo aiuto; so di colleghe invece che fanno le snob, le preziose e le
vamp magari senza poterselo permettere. Io credo che nessuna se lo possa
permettere, è un lavoro di squadra e non vedo perché una dovrebbe sabotarlo con
stupidi atteggiamenti. Non mi è mai capitato però di vedere con i miei occhi attrici
fredde che mettevano in difficoltà i maschi. Secondo me un uomo ci può provare
e vedere se spacca o meno nella situazione, l’importante nella vita è cogliere
ogni occasione. Per una donna un membro troppo grande, se non usato bene, fa
male; io non ho mai avuto problemi. Dipende anche come ti presenti: di solito arrivo
sul set così come sono, le sofisticate non fanno mai troppo strada, ti rendi
antipatica e poi sia il regista che gli attori ti ricambiano con la stessa
moneta. Io prima giro e poi mangio; posso anche arrivare alle 9 del mattino e
recitare alle 16, ma non mangio prima. Penso sempre che sia un prodotto e prima
finiamo e meglio è. E sono serena e docile con tutti.
Dì la verità: ti
capita mai di godere veramente durante una scena? Quali condizioni ti
permettono di lasciarti andare davvero al piacere davanti alla macchina da
presa?
Le scene le ho fatte sempre molto naturali, non ho mai
finto; se tu fai finta, si vede. Devi essere molto realistica e mi sono capitai
momenti e che mi hanno coinvolto nel piacere. E’ giusto così: penso sempre che
quel video lo vedranno e si dovranno eccitare; se sei fredda e falsa, questo
obbiettivo non lo raggiungi.
Il cinema: un terreno
artistico che più volte ti ha visto partecipe. A parte il cammeo in «Ex» di
Fausto Brizzi, ti ricordiamo in un paio di film di Antonio Andrisani, in un
corto di Mauro Stroppa e in vari film di Domiziano Cristopharo. Anche in questi
casi sembri atteggiarti in modo naturale e credibile. Senti meno pressione su
di te in questi casi rispetto al porno?
No, sono ambiti molo diversi ma è sempre lavoro e mi
piacciono entrambi. Quando feci i film hard con Pink’o, dovevo già osservare la
trama e quindi un po’ era già abituata. Con Domiziano in particolare mi sono trovata
benissimo, mi ha messo molto a mio agio e ha un’idea molto personale di cinema
che mi affascina. E’ una brava persona che crede fermamente in quello che fa,
non accetta compromessi e a mio avviso fa bene. Ho un bel ricordo anche del set
di Brizzi e con tutti i registi con cui ho lavorato. Lo dicevamo prima, è solo
un fattore di carattere: cerco di prendere il lavoro come i miei rapporti nella
vita, con allegria, gioia, rispetto per gli altri, senza lamentarmi e ridendo
molto. Mi piace mettermi un po’ a tavolino prima delle riprese e farmi spiegare
come agire.
Mi ha colpito il
fatto che non hai mai cercato nessuno per lavorare; lo capisco a questo punto
della tua carriera, ma addirittura all’inizio…
Credimi, è proprio così: forse mi hanno scelto perché il mio
personaggio piaceva. Oggi è tutto diverso comunque: mi auto produco e da un
anno le scene nuove che giro le vendo direttamente sul mio sito. Lavoro con un
valido staff che insieme a me sceglie il regista, gli attori e la troupe;
discutiamo del progetto, ne curiamo le tappe. Insomma “me la suono e me la
canto”, come dicono a Roma.
Concludiamo con una
domanda forse becera; ma la maggior parte dei maschi italiani considera Rocco Siffredi
un vero padre morale. L’hai mai incontrato?
Ovviamente sì! La prima volta lo vidi alla fiera del porno di
Las Vegas, la seconda al mondo per importanza dopo Berlino. Lo conobbi, gli
parlai, ha una testa magnifica; se si trova così in alto è perché ha saputo
lavorare benissimo sia con il corpo che con il cervello. E’ giusto che sia il
simbolo dell’hard italiano o, come lo chiami tu, “padre morale”, mi piace
questa tua definizione e mi fa ridere! Non ci ho mai lavorato insieme, il suo è
un genere diverso dal mio; lui predilige il filone più forte e rude, io sono
più glamour e patinata. Da lui credo sia importante imparare come si
selezionano i progetti: deve venirgli naturale capire se questa o quell’idea
può essere determinante per la carriera.