Chiudere le frontiere agli stranieri e limitare la libera circolazione, mettendo un freno anche al numero di lavoratori frontalieri.
Questo il succo della proposta di legge popolare “basta immigrazione di
massa” che gli svizzeri dovranno votare il prossimo 9 febbraio. Quello
della lotta all’immigrazione e al fenomeno del frontalierato è un
vecchio pallino dell’Udc svizzera, partito di
ultradestra che già tre anni fa si impose nelle cronache di casa nostra
per aver promosso una
campagna di affissioni che prendeva di mira i
frontalieri italiani, raffigurati come topi intenti a mangiare il formaggio svizzero.
Ed è proprio l’Udc ad aver lanciato un referendum che vuole arrivare alla reintroduzione del contingentamento dei flussi di stranieri
(compresi i lavoratori frontalieri italiani), attraverso la
rinegoziazione degli accordi bilaterali sulla libera circolazione
stipulati con l’Unione europea tra il 2002 e il 2008.
I numeri – A preoccupare i promotori del referendum è il momento di stagnazione economica che sta interessando anche la Confederazione,
diventata sempre di più un punto di approdo per molti immigrati. In
cima alle statistiche ci siamo proprio noi italiani che rappresentiamo
il 15,8% del totale della popolazione straniera residente in Svizzera (291.822 persone alla fine del 2012), con un saldo migratorio
che dal 2008 è sempre stato positivo (più 7286 unità solo nel 2012).
Persone in cerca di una seconda occasione in quella che viene ancora
ritenuta una delle zone più ricche del pianeta e che, oltre agli
immigrati, ogni giorno accoglie migliaia di lavoratori frontalieri
(secondo l’ufficio statistico svizzero sono 65658 gli italiani che
hanno lavorato oltreconfine nel terzo trimestre 2013, in aumento del
4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). “La Svizzera
– si legge sul portale dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa –
deve poter riprendere a gestire l’immigrazione e deve rinegoziare gli
accordi internazionali che ostacolano questa facoltà”.
La proposta – La proposta di modifica della Costituzione Federale prevede di contingentare il numero di permessi di dimora per stranieri, compresi i richiedenti asilo
e i ricongiungimenti familiari. Secondo la proposta dell’Udc i tetti
massimi devono essere imposti anche agli stranieri che esercitano
un’attività lucrativa “compresi i frontalieri”, sempre in funzione degli
“interessi globali dell’economia svizzera” e comunque nel rispetto “del
principio di preferenza agli svizzeri”. Secondo le stime
diffuse dai sostenitori del referendum, dal 2007 la Svizzera ha accolto
ogni anno 80mila persone in più rispetto a quelle che hanno lasciato il
paese, portando la piccola confederazione sopra quota 8 milioni di
abitanti “e se continua così – spiegano – tra 20 anni saremo 10
milioni”, con ripercussioni giudicate pesanti sull’occupazione e sulla
vivibilità del territorio.
I sondaggi
– Stando all’esito del primo sondaggio effettuato sull’argomento nei
primi giorni del 2014, sembra che la maggioranza dell’elettorato
svizzero sia contraria all’iniziativa contro l’immigrazione di massa,
che raccoglie il favore del 37% dei cittadini, lasciando però ancora
un’ampia fetta di indecisi che la campagna referendaria delle prossime
settimane punterà a convincere. La preoccupazione sui temi legati alla
libera circolazione delle persone è diffusa soprattutto in quei
territori di confine, come il Canton Ticino o il Canton Ginevra,
dove gli svizzeri vedono minate le loro posizioni lavorative dalla
concorrenza straniera (italiani e francesi) disposta ad accettare
condizioni di lavoro più basse. È in questi territori che la proposta
dell’Udc fa più presa e ha raccolto sostegno anche di alcuni esponenti
di partiti moderati o addirittura nelle fila delle forze di
centrosinistra che ufficialmente si schierano per il No.
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
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