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domenica 28 ottobre 2012

ABC AFRICA

ABC AFRICA 
Cast: ugandesi non professionisti 
Anno: 2001 
Durata: 84'
Genere: documentario

Voto: 8

Recensione:
Crudezza e poesia ancora una volta ai fiori d'arancio.
Kiarostami si riconferma profondo conoscitore del mezzo cinema per setacciare la realtà e scovare perle di umanità, intelligenza, delicatezza. Ma questa volta la tematica è talmente forte da dover, quasi per moralità, richiedere il pugno di ferro. E così non viene nascosto nulla in questo documentario girato a Kampala, Uganda, anfratto del terzo mondo in cui l'aids, il crudele male del secolo, falcia la popolazione
dai 15 ai 45 e costringe al patimento una grande quantità di incolpevoli bambini.
Kiarostami e il suo operatore Seifollah Samadian girano con due telecamere digitali (per la prima volta nella sua produzione) su commissione di un'associazione umanitaria (la Fida, Fonds international de développement agricole) e del programma Uwesco che si occupa dell'assistenza dei milioni di bambini vittime di guerra e malattie.
Il regista iraniano non rinuncia a un paio di suoi topoi nel riprendere volti e momenti ludici dei bambini e nel delineare come sfondo alle vicende il paesaggio che naturalmente viene offerto dalle splendide terre africane. Ma questa volta la sceneggiatura gli è stata offerta su un piatto di argento; con circospetta partecipazione il suo occhio si muove su binari quasi automatici e, a parte alcune situazioni costruite, lascia che siano i fatti a parlare da soli senza intromettersi. E così non sarà infrequente vedere interi minuti senza dialoghi in cui gli usi e costumi dei locali appaiono, fanno bella mostra di sé, si mostrano nella loro pertinenza.

Con due valori aggiunti inestimabili che elevano questo lavoro:
1) nonostante la gravità di quelle condizioni esistenziali, fermenta il gusto di ricordare i sorrisi di quelle persone; grappoli di bambini con magnifici denti color avorio scintillante fanno a gara per essere ripresi dalla telecamera, le danze gruppali delle donne emanano tutto il loro gaio folklore, un senso di armonia societaria si irradia. Sono soprattutto i sorrisi del personale e il clima NON tetro all'interno del centro di accoglienza dei bambini sieropositivi a impartire una lezione di vita all'occidente.
2) Quella sequenza mozzafiato di sette minuti in cui regista e operatore video vivono l'interruzione della luce (normale a un certa ora tutti i giorni per il villaggio); in quel lungo momento, scandito da scambi di battuta fra Kiarostami e Samadian, idealmente due mondi vengono equiparati annullando l'ingente distanza territoriale. E lo spettatore è chiamato a fare parte del gioco toccando sulla sua pelle il disagio, la scomodità e l'impossibilità di ovviare a una situazione quotidiana. Geniale.
«Abc Africa» è un grido di dolore al mondo, un lavoro di altissimo valore morale al di là di quello meramente artistico. Si bilanciano volutamente dramma e ironia per far capire che gli Ugandesi sono esseri umani tanto quando gli americani, gli europei, gli asiatici o gli arabi; mangiano, producono cultura e si emozionano. E ancora una volta i bambini per Kiarostami diventano il veicolo per far passare qualcosa, in questo caso ancora più di altri. In quanto anagraficamente rappresentanti del futuro, si auspica un futuro, appunto, in cui scene come quelle del documentario non si vedano più.
Con nel nome la mission etica: «abc» nella speranza non solo che vi sarà l'inizio di un'inversione di tendenza (le prime lettere dell'alfabeto), ma che quei bambini dagli occhi così espressivi si riscattino in un'ideale alfabetizzazione delle loro esistenze.