Un giovane scrittore, un uomo
poliedrico sorretto da vari interessi, un'anima dalle tante
sfaccettature. Tutto questo e molto altro è Francesco Perizzolo, che
va vinto il premio «GialloLatino 2012» indetto da Mondadori.
Il vostro blogger l'ha contattato e le
righe seguenti sono il risultato dell'intervista.
01. Presentati per favore ai lettori
del blog.
Francesco Perizzolo, milanese classe
1980. Laurea in scienze politiche nel 2006, tredici anni di karate,
poi sette di kung fu e ora pratico anche brazilian jiu jitsu.
Scrivo da sempre e nell’ultimo anno
ho deciso di provare a “buttarmi” partecipando al Premio
Segretissimo, nell’ambito di GialloLatino. Ho vinto col racconto
“Lisbona di Sangue”, ad ottobre in edicola in appendice al numero
di Segretissimo SAS “Allarme Plutonio”.
02. Presenta l'opera con cui ti sei
aggiudicato il premio con Mondadori «Lisbona di sangue».
Si tratta di un racconto di
una decina di pagine, ambientato a Lisbona ma con rimandi alla Cina e all’Italia. Senza svelare il contenuto, è in un certo senso un buon prologo per introdurre un universo narrativo che ho in mente, fatto di personaggi ricorrenti legati fra loro, antagonisti che vengono da lontano e con dinamiche piuttosto articolate. Ho scritto altri racconti legati ai personaggi di Lisbona di Sangue, e tutti in qualche modo aggiungono una tessera del puzzle preparatorio che mi serviva per iniziare a scrivere qualcosa di più lungo. I commenti sono stati tutti positivi: chi ha letto questo e gli altri racconti mi ha chiesto “E poi? Dai dai vai avanti, scrivi! Vogliamo sapere cosa succede”. Di meglio non potevo sperare.
una decina di pagine, ambientato a Lisbona ma con rimandi alla Cina e all’Italia. Senza svelare il contenuto, è in un certo senso un buon prologo per introdurre un universo narrativo che ho in mente, fatto di personaggi ricorrenti legati fra loro, antagonisti che vengono da lontano e con dinamiche piuttosto articolate. Ho scritto altri racconti legati ai personaggi di Lisbona di Sangue, e tutti in qualche modo aggiungono una tessera del puzzle preparatorio che mi serviva per iniziare a scrivere qualcosa di più lungo. I commenti sono stati tutti positivi: chi ha letto questo e gli altri racconti mi ha chiesto “E poi? Dai dai vai avanti, scrivi! Vogliamo sapere cosa succede”. Di meglio non potevo sperare.
03. In cosa ritieni che uno
scrittore possa fare la differenza e ambire ad elevarsi a posizioni
di consenso. Insomma perchè un lettore dovrebbe scegliere il tuo
racconto e non un altro?
Non ne ho la più pallida idea. Di
norma scrivo quello che mi piacerebbe trovare in un racconto o in un
romanzo, anche se in realtà poi leggo di tutto ma non scrivo di
tutto. Credo che la cosa migliore sia leggere di tutto. Più si legge
più si ha possibilità di trovare qualcosa che piace.
04. Un argomento ormai tristemente
vecchio: cosa gli amministratori possono fare per investire sulla
cultura e riportarla a quel primato che le spetta?
Ti faccio un esempio: io potrei anche
occuparmi di ingegneria aerospaziale. Il fatto è che non ne so
nulla. Otterrei risultati osceni, occupandomene. Meglio sarebbe
trovare un ingegnere aerospaziale, magari bravo, che lo faccia al
posto mio. Ti faccio quindi a mia volta una domanda: cosa possiamo
fare noi per trovare degli amministratori all’altezza del
patrimonio culturale italiano?
(Domanda di difficilissima risposta e che sarebbe da articolare ex intervista. Scegliere le persone giuste quando entriamo in cabina elettorale può essere un buon punto di partenza e parlo proprio della comunità locale in cui ciascuno si trova a vivere).
(Domanda di difficilissima risposta e che sarebbe da articolare ex intervista. Scegliere le persone giuste quando entriamo in cabina elettorale può essere un buon punto di partenza e parlo proprio della comunità locale in cui ciascuno si trova a vivere).
05. A noi piace conoscere la persona
prima del personaggio: quali sono le attività che ti piace svolgere
al di là del ruolo di scrittore?
Sono un appassionato di fotografia
analogica, suono musica molto molto sperimentale, pratico kung fu e
brazilian jiu jitsu, divoro libri e film, dormo pochissimo, mangio
poco ma cinque o sei volte al giorno.
06. Ho saputo che ti piace il
cinema; come ti poni sulle numerosissime trasposizioni
cinematografiche di libri. E'proprio vero che il più delle volte di
un buon libro si fa un film solo discreto?
Non direi. A volte il film è meglio,
altre è peggio, altre ancora è sullo stesso livello. Non c’è una
regola. Dipende sempre da molti fattori: per trarre un buon film da
un libro, qualsiasi esso sia, è necessario un team di sceneggiatori
che abbiano capito il testo e vogliano davvero farne una
trasposizione cinematografica e non un qualcosa di vagamente
somigliante; poi ci vuole un regista che abbia capito l’atmosfera,
degli attori che siano verosimili nei panni di determinati
personaggi… Anche se si tratta di un fumetto e non di un libro,
direi che Dylan Dog è l’esempio più eclatante di come non si
dovrebbe mai operare una trasposizione cinematografica. Capire cosa
non si deve fare può essere un inizio.
07. Che cosa provi quando scrivi? E'
proprio vero che uno scrittore viene condotto da un flusso creativo
più forte di lui?
Personalmente no. Scrivo ogni volta che
ho qualcosa da scrivere e soprattutto quando ho tempo a sufficienza.
Quando rileggo, sistemo ciò che va sistemato finché non sono
soddisfatto. Non credo molto a queste storie al limite
dell’esoterico: scrittori in preda ad una febbre irrefrenabile che
li porta a scrivere libri come se si trattasse di fenomeni di
scrittura automatica…
08. Come si svolge il tuo processo
di scrittura? Hai già in mente l'idea globale all'inizio o pagina
per pagina ti lasci sedurre dall'improvvisazione?
Scrivo molti appunti. Poi sistemo,
ordino, elimino. Altre volte mi viene in mente un’idea e scrivo di
getto tutto ciò che riesco. Un momento fondamentale è dedicato alla
documentazione: ci sono sempre elementi reali e quotidiani che vanno
controllati per assicurare il massimo della verosimiglianza.
09. I giovani scrittori: il mercato
dell'editoria in Italia appare saturo. Che tipo di ambizioni credi
possa avere un ragazzo anche talentuoso che oggi decide di scrivere
un libro?
L’editoria è satura da decenni. I
problemi dell’editoria però non nascono tanto dalla saturazione
pura e semplice, quanto dalla pubblicazione di una gran quantità di
libri pessimi. Di questi, alcuni vendono perché nella loro
meschinità e scarsezza hanno alcuni punti di forza commerciali,
mentre tutti gli altri restano per un po’ sugli scaffali e poi
svaniscono nei magazzini o al macero. Questa invasione di pessimi
libri a volte mette in ombra anche opere splendide che vanno quasi
perse nel marasma generale. Questo si che è un problema, e non mi
pare facilmente risolvibile.
Venendo alla seconda parte della tua
domanda, che è strettamente collegata alla prima, da lettore direi
che chiunque abbia del talento ha un primo grosso problema: la massa
informe dei presunti scrittori, siano essi maturi o wanna be. Tanti
pubblicano (spesso a spese proprie) delle porcate senza capo né
coda, scritte in un italiano approssimativo, ridondante, pretenzioso,
noioso, poco chiaro. In questo marasma si perdono molte cose buone e
alcune ottime. Io non ho alcuna pretesa artistica e non mi metto nel
novero dei grandi scrittori o degli artisti: sono una persona che
legge molto e che fa anche tante altre cose, fra cui scrivere
qualcosa che vuole essere un intrattenimento per chi ama questo
genere. Da lettore, non capisco quegli individui che camminano ad un
metro da terra con un atteggiamento che probabilmente non avevano
nemmeno Boccaccio o Manzoni solo perché hanno pubblicato qualcosa,
magari appunto pagando. Da appassionato di scrittura li capisco
ancora meno: a cosa serve tutto questo apparato coreografico? Ho
ricevuto diversi messaggi da persone più o meno giovani “del giro”
che mi hanno lasciato a bocca aperta, cose del tipo “Ah, quindi
avresti vinto tu…”. Questo senso di competizione estrema ad ogni
costo non ce l’ho, e mi lascia basito. Sono dinamiche che
richiedono un dispendio irragionevole di energie, tempo, nervi e
chissà cosa d’altro. Non mi sembra ci sia un’utilità, e i
risultati sono pessimi. Chiunque decida di scrivere, dovrebbe secondo
me rileggersi spassionatamente, in modo obiettivo, accettare e
valutare le critiche e i consigli, avere umiltà e senso della
realtà. Io sono stato fortunato perché dopo aver scritto questi
racconti ho conosciuto persone fantastiche come Di Marino, Cappi,
Barbara Baraldi, Cristiana Astori, Pinketts e Proietti che hanno
sempre un consiglio utile, niente peli sulla lingua, esperienza e
talento, ma sono sicuro che anche i semplici amici possano avere
qualcosa da suggerire, qualcosa di utile per un aspirante autore.
10. Ti senti di consigliare il
tentativo di affermarsi tramite il digitale magari mettendo il
proprio e-book in web o sei legato al tradizionale libro cartaceo?
Perché no? Sono legato alla carta, ma
il tempo scorre e non si può rimanere sempre ancorati solo al
passato. Oggi c’è questa novità dell’editoria digitale, domani
ci sarà qualcosa d’altro ancora. Sono tutte possibilità e trovo
stimolante esplorarle.
Però se posso permettermi di essere
ancora una volta un rompiscatole, mi sento obbligato a dire la mia su
ciò che hai scritto in questa domanda: “il tentativo di
affermarsi” è un punto di vista che non condivido. Voglio dire:
perché una persona scrive? Perché ha qualcosa da dire? O perché
vuole soddisfare il proprio ego e trovare una qualche affermazione?
Se si hanno argomenti e gli strumenti per scriverne e in virtù di
ciò si arriva ad un’affermazione, si tratta di un percorso che mi
sta bene. Al contrario, a chi per smania di apparire e avere anche
solo una piccola fetta di “fama” si mette a scrivere e poi ci
inonda del proprio guano borioso e arrogante… io a queste persone
butterei giù dalla finestra la tastiera e il pc.
(L'espressione "Il tentativo di affermarsi" è stata scritta senza pensare alla differenziazione che riporti, quindi non è da intendersi come un mio "punto di vista". Ciò detto, sono d'accordo con quanto sostieni, appoggiando la genuina espressione di una creatività scevra di "smania di apparire").
(L'espressione "Il tentativo di affermarsi" è stata scritta senza pensare alla differenziazione che riporti, quindi non è da intendersi come un mio "punto di vista". Ciò detto, sono d'accordo con quanto sostieni, appoggiando la genuina espressione di una creatività scevra di "smania di apparire").
11. Sii sincero: che idea ti sei
fatto veramente delle case editrici? Non ti sembra che alcune siano
entrate nel giro solo per guadagnarci sfruttando gli scrittori e
senza garantire loro un'adeguata diffusione dell'opera?
Non saprei rispondere alla tua domanda.
O meglio, non del tutto. Più che altro mi chiedo se di questi tempi
sia possibile entrare nel giro dell’editoria aprendo una casa
editrice per fare dei soldi. Oltretutto non credo che gli scrittori
siano tutti dei deportati ai lavori forzati vittime di sfruttamento.
I ritardi nei pagamenti, i contratti capestro, le condizioni
svantaggiose non sono una tortura riservata ai poveri scrittori, ma a
chiunque sia nel mondo del lavoro. Sono dinamiche economiche, non una
congiura contro un’ipotetica minoranza buona e sfortunata. Ci sono
certamente situazioni spiacevoli, e le depreco senza dubbi. Poi ci
sono anche scrittori di un certo valore a cui vengono imposte
condizioni indecenti, altri cui vengono chieste opere assurde che
seguano gli andamenti commerciali, e scrivere qualcosa che non si
vuole scrivere è di sicuro una pena, ma mi pare un discorso diverso.