In Italia sono 23 le banche del latte
materno. Poche per un Paese dove nascono 500.000 bambini all'anno.
Da
qualche mese però se n'è aggiunta una, nata all'interno di "Alimenta",
l'incubatore d'impresa del Parco tecnologico padano di Lodi. Rispetto
alle altre ha una caratteristica nuova: è privata. Sul proprio sito non
si presenta come banca del latte, ma come "prima piattaforma europea
per la raccolta, trattamento termico e titolazione del latte umano
donato di alta qualità, certificato e sicuro".
Si rivolge sia alle banche del latte
vere e proprie, sia alle unità di terapia intensiva neonatale a cui
offre "oltre a servizi di raccolta e pastorizzazione
del latte donato
(…), un servizio di supporto nell'organizzazione di nuove banche del
latte per la stesura di protocolli di sicurezza, reclutamento donatrici,
informazione".
Qualche critica però arriva
dall'Associazione culturale pediatri. Tra cui: «Perché affidare la
gestione e il trattamento a soggetti privati in contesti di impresa
staccati dalle neonatologie?»
«Senza voler limitare l'iniziativa
privata, riteniamo che si debba promuovere la nascita di nuove banche
pubbliche nelle regioni carenti presso gli ospedali con reparti di
neonatologia e migliorare l’attività di quelle esistenti».
E ancora: «la nuova banca privata di
Lodi si occupa solo degli aspetti più tecnici della gestione del latte
umano (controllo, trattamento, conservazione e trasporto); il costo del
suo prodotto è elevato, pur tenendo conto dell'alta qualità, se si
considera l'assenza delle spese per l'assistenza e gli screening delle
donatrici e la raccolta domiciliare del latte».
Infine: «la donazione dei tessuti umani
(anche del latte umano) e il loro utilizzo clinico in Italia hanno
valore etico e quindi non possono avvenire a fini di lucro».
Fonte: www.lodiedintorni.com