Anni fa, durante un escursione in battello sulle solenni e dimesse acque del Lago Maggiore, lo scafo lambì il porticciolo di una località, Santa Caterina, provincia di Varese. La mia destinazione era allora un'altra, ma rimasi esterrefatto e ammirato dall'imponenza di quella visione: un edificio sacro che sembrava posto a mo' di incastro dentro la montagna da chissà quale entità divina e che soggiogava con il suo austero monito il lago
tuffandovisi a strapiombo. Mi ripromisi di farci visita una volta o l'altra e ieri ho concretizzato questo proposito trascorrendo un pomeriggio diverso dal solito e ricco di stimoli.
Da dire subito che si tratta di un eremo: la tradizione vuole che Santa Caterina sia stato fondato da Alberto Besozzi, un ricco mercante locale che, scampato a un nubifragio durante una traversata del lago, decise di ritirarsi su quel tratto di costa e trascorrervi una vita da eremita.
La visione dell'eremo dalle acque lacuali è davvero impressionante e lo configura come uno dei luoghi più caratteristici e turisticamente appetibili del Lago Maggiore. Si può raggiungere in vari modi: con il battello partendo da Arona, Stresa o altre località rivierasche sia dalla provincia di Novara che da quella di Varese (il lago bagna entrambe). Oppure, come ho fatto io, arrivare in automobile nel comune di Leggiuno (Va), seguire le indicazioni su cartello turistico marrone "Eremo di Santa Caterina", posteggiare nell'ampio parcheggio e godere delle diverse opportunità del luogo.
Vi sono a disposizione infatti un parco giochi per bambini, una capiente zona pic-nic, un parco pubblico forestale con fondo boschivo in cui è possibile praticare trekking con vari sentieri anche di un'ora e mezza di percorrenza. Il parco, inaugurato un mese dalla provincia di Varese, ha come orari dalle 8 del mattino alle 18.30 del pomeriggio, è dotato di diversi punti di defaticamento e immerge il turista all'interno di una natura gradevole e funzionale a uno stile di vita consapevole e sano.
L'ascensore è stato ricavato all'interno della roccia e si distende per 51 metri di dislivello e rappresenta un gioiello di ingegneria.
E poi naturalmente l'eremo. Arrivati nel cuore della struttura, ci si imbatte nel piazzale delle Cascine del Quiquio e dunque in un bar di pregio, un ufficio turistico che fornisce cordialmente informazioni e dispensa opuscoli e mappe e nei gradini di accesso a Santa Caterina. Questi ultimi, in discesa, sono 240; il turista può scegliere se percorrerli o se usufuire dell'ascensore al costo di 0,50 centesimi di euro, opportunità che si può cogliere anche al ritorno. Percorrendo a piedi i gradini, l'occhio si perde libero e felice verso spazi di lago ampissimi; presto si scende all'eremo vero e proprio e vari volontari di un'associazione di cui non ricordo la tipologia accolgono il gitante con il sorriso sulle labbra e competenza. A sinistra si può accedere a un giardinetto senza grosse pretese ma che sospinge a godere del magnifico panorama lacustre. A destra invece si entra nell'eremo, la cui visita, è bene dirlo è del tuttto gratuita; la stessa può svolgersi in un tempo stimato in non più di un'ora. Alla chiesa si accede tramite attraverso un portico formato da quattro archi di impronta rinascimentale. L'edificio attuale ha la singolare struttura frutto della fusione di tre cappelle, originariamente distinte e reali zzate in epoche differenti. Numerosi i cicli pittorici presenti all'interno e all'esterno della chiesa, che coprono un periodo che va dal 14° al 19° secolo, da sottolineare però che l'eremo risale al 13°, il che sbalordisce anche un profano in territori artistici per la perizia e la precisione impiegate nell'allestire un tipo di costruzione tanto ambiziosa e curiosa. La balconata che si protende al golfo borromeo, a Stresa e alle isole è qualcosa che si sedimenta nel cuore e non si scorda più.
Entrando nell'eremo, si incontra dapprima il convento meridionale, poi il conventino e infine la chiesa. Gli affreschi e le raffigurazioni più importanti sono La crocefissione, Il torchio, La danza macabra, Il beato Alberto.
Interessante il miracolo di inizio 1700, quando cinque enormi massi precipitarono sulla chiesa, ma restarono impigliati nella volta di una cappella senza causare gravi danni e rimanendo sospesi per quasi due secoli fino al 1910. Questi sassi "traballanti" sembrano dare il nome all'eremo che, per esteso, è "Santa Caterina del Sasso Ballaro"; anche se è più probabile che l'etimologia del nome sia legato al vicino centro abitato di Ballarate.
Dal 1970 l'eremo è proprietà della provincia di Varese; dal 1986 al 1996 è stato retto da una comunità domenicana, oggi è passato aglo oblati benedettini.
Scendendo i gradini fino a lambire il confine fra roccia e acqua, si trova il pontile di attracco degli scavi e la biglietteria in cui è possibile munirsi di ticket per imbarcarsi.
Per informazioni: www.santacaterinadelsasso.com
Agenzia del turismo provincia di Varese: 0332 252071, www.vareselandofturism.com, agenziaturismova@gmail.com
Agenzia del turismo provincia di Varese: 0332 252071, www.vareselandofturism.com, agenziaturismova@gmail.com