La sala del cinema Manzoni di Busto Arsizio non era
piena, eppure si respirava il soffio degli eventi raccolti e discreti, quelli
che non gridano ma sussurrano bellezza. Così come la vita e la carriera dell’attrice
teatrale e cinematografica Piera Degli Esposti, raccontata in punta di piedi ma
con cognizione di causa dal regista sardo trapiantato a Roma Peter Marcias nel
film “Tutte le storie di Piera”.
E di storie, “cose”, Piera ne ha molte da
raccontare, lei attrice in grado di emozionare e toccare il cuore con
vari
registri, con il sorriso di quelli che hanno qualcosa da dire, con nel volto
scolpita una storia, lei in grado di ritagliarsi piccoli ruoli nel piccolo
schermo ma “pesanti” nel loro conficcarsi nelle vene dello spettatore. Moretti,
Taviani, Bellocchio, Tornatore: questi e altri inossidabili registi del cinema italico, qui presenti ad esprimersi,
hanno fotografato tale bellezza consegnando ai posteri una vèrve, quella di
Piera, in grado di scardinare la schiavitù del tempo.
Sfido chiunque abbia un briciolo di sensibilità a
non riconoscere in quello sguardo qualcosa di magico, particolare, sofferente
ma al contempo gaudente, forte come un tuono ma anche delicato e fragile. Tali
virtuose antinomie emergono tutte nel film di Marcias, il quale compie in
primis un atto di gentilezza nel non dare in pasto al pubblico nulla. Piera
viene consegnata per quello che è, nel bene e nel male, senza esagerazioni e
ammiccamenti; anche la storia famigliare non facile e il rapporto con la madre
non sono strumentalizzati ma divengono base propulsiva per delineare il presente
e la cifra artistica dell’attrice. Un’attrice, una donna che ha saputo superare
quelle esperienze facendole tesoro, un ideale superamento del dolore mutandolo
in piacere, virtù, creatività.
La voce narrante della stessa Piera racconta,
centellina ricordi, momenti, attimi, sensazioni; Marcias non entra in partita
con la sua di voce, lascia parlare immagini rendendole eloquenti, e lascia
parlare appunto l’attrice facendo in modo che lei stessa divenga giusta
protagonista e non “vittima” analizzata in un documentario. Talvolta in questa
forma cinematografica fatti, persone e accadimenti si fanno quasi “topi da
laboratorio”, una sorta di vivisezione storica che in alcuni imbarazzanti casi
attiene al non rispetto e alla falsificazione parziale della realtà. Qui
Marcias delizia in punta di fioretto, enuclea le propaggini emozionali di
Piera, legge negli occhi dei grandi registi la stima verso di lei, elargisce
null’altro che verità da inoculare a chi guarda piano piano. Non per nulla la
Degli Esposti ha apprezzato a tal punto l’opera da sviluppare con il sodale
Marcias una serie di appuntamenti un po’ in tutta Italia per presentarla.
E poi un altro merito: non viene qui fatta una sorta
di agiografia di Piera, non viene incensata oltremodo ma semplicemente
presentata ivi compresa anche la relazione con Marco Ferreri.
Esempio mirabile di dedizione totale all’arte, di particolare
pregio è laddove si spiega il suo “crearsi personalmente un piccolo film nel
film ufficiale”. Pare infatti che il suo attaccamento alla causa e la sua
sensibilità fossero tali da farle ingrandire interiormente il suo personaggio,
sebbene piccolo e non fondamentale, rendendolo dotato di tanta vita e
significato.
Il pubblico del Baff, dopo la presentazione dello
stesso Marcias e del critico cinematografico Laura Delli Colli, ha ascoltato la
voce teatrale e ammaliante di Piera per tutta la durata.
A Piera Degli Esposti viene conferito il Premio "Maria Adriana Prolo 2013" alla carriera.
Una preziosa esperienza. Grazie a Peter Marcias.