HOUSE OF SHELLS - LA CASA DELLE CONCHIGLIE
Titolo: House of shells
Regia: Domiziano Cristopharo
Cast: Stefano Cassetti, Veronica
Gentili
Sceneggiatura: Andrea Cavaletto
Durata: 21 minuti
Anno: 2014
Genere: horror, fan movie
Recensione:
Carnalità e romanticismo, terra brulla
e acqua sinuosa, un calcio nei denti e la carezza di un bimbo in
fasce, scurrile trivialità e adamantina poesia, blasfemo e
spirituale. Il cinema di Domiziano Cristopharo ha sempre percorso
baldanzoso le antinomie sposando convintamente e al contempo
posizioni opposte ma compenetranti. Tale inclinazione, sostanziatasi
già in un novero cospicuo di produzioni cinematografiche, la dice
lunga sullo spirito di intransigente indipendenza del nostro, il
quale non è mai sceso a
compromessi ma ha imposto una forma cinema
dotata di vessillo personalissimo. Nel cinema di genere e nel mondo
indipendente italiano credo opportuno ormai parlare di uno “stile
Cristopharo”, dove accanto alla bagnata sensualità si accostano la
rettitudine morale, la patologia psichiatrica, lo scherzo della
natura, la droga che dilania la carne a seconda dei casi. Comunque la
si veda, il cineasta denota in ogni occasione un palese talento e una
sensibilità tali da portare al parossismo certe lunari declinazioni
dell'umana natura. Di non facile assimilazione i suoi film fanno la
gioia di coloro nella cui anima di annidano frammenti di quelle
sensazioni e che non hanno rinunciato a viverle ogni tanto in barba
ad etica borghese e dittatura della norma.
Questa volta il regista romano ha
voluto rinverdire il mito di Dylan dog, notissimo fumetto già
trasposto al cinema con vari fan movies e che nel tempo non pare
perdere colpi fra gli appassionati.
Il sottoscritto non fornirà nella
presente riferimenti al riguardo giacché non conosce la materia in
oggetto; si limiterà dunque a dare un parere sul lavoro intrinseco
dell'opera.
Il cortometraggio di Cristopharo si
struttura lungo la sceneggiatura del fido Andrea Cavaletto, il quale
ha portato sul set l'attore Stefano Cassetti la cui partner è la
giornalista del fatto a attrice teatrale Veronica Gentili. Virtuoso
il connubio e l'empatia dei due, che riescono nel non agevole e
scontato compito di far palpitare il cuore dello spettatore in un
andamento delle cose solo apparentemente statico. E qui si vede
ancora la mano del regista la cui sapida e sapiente visione ottiene
il meglio dai due giovani. Viene dunque portato a buon livello sia il
climax horror/thrilling che la languida lascivia fra gli attori;
interessante anche l'eccitazione della bella Vivien (la Gentili), che
non risparmia profondi baci alla francese con Cassetti.
Altro elemento vincente le locations, a
quanto pare riprese in un castello diroccato abruzzese. Cristopharo
si addentra con il suo occhio all'interno di questo misterioso e
attraente edificio facendolo diventare il terzo attore in scena,
setacciando i suoi angoli più bui, facendo parlare anche le pareti e
dando sostanza e dinamismo anche alle pietre.
Il bianco e nero di fondo conferisce
ulteriore profondità all'anelito all'ignoto che promana l'opera
prendendo a braccetto la bellezza quasi vintage della Gentili e
pennellando di cupezza e magia lo scenario già di per sé molto ben
ricamato. La telecamera si muove con la raffinata e scaltra agilità
su tre piani: le mura del castello, le paure dei due amanti, le paure
dello spettatore e fa bingo in tutti e tre i casi. E delizia anche
con il campo lungo in esterno ritraendo un paesaggio non solo
oggettivamente bellissimo ma anche funzionale al racconto.
Da un lato chi scrive si auspica che
Cristopharo persegua ancora per tanti anni la sua idea di cinema
autarchica e che continui a seguire istinto, cuore e cervello
rivendicando libertà espressiva a secchiate. Dall'altro quanto
sarebbe bello e soprattutto opportuno vederlo calcare palcoscenici
ancora più grandi e sentire il suo nome sulla bocca di sempre più
cinefili. Intanto alcuni suoi lavori sono stati stampati in dvd
all'estero, le recensioni premiano la fervida mente del nostro e i
riconoscimenti anche ufficiali non si sono fatti mancare.
Ai posteri l'ardua sentenza.