FILM ROSSO
Regia: Krzysztof Kieslowski
Anno: 1994
Durata: 95'
Genere: drammatico
Voto: 9
Trama:
Valentine (Irène
Jacob) è una giovane e attraente modella in cerca di una dimensione
personale; condivide una relazione complicata con Michel che è in
viaggio lontano da Ginevra dove si svolge la storia. In parallelo
Auguste (Jean-Pierre Lorit) è fidanzato con Karin (Frédérique
Feder), ma fra loro le cose volgono al peggio per una serie di
circostanze. Infine il giudice in pensione Joseph Kern (Jean-Louis
Trintignant), uomo burbero e solitario, per caso si imbatte in
Valentine e ne nasce un rapporto stranamente d'intesa.
Recensione:
Un caleidoscopio
di sensazioni e angolazioni questa terza parte della trilogia
kieslowskiana basata sul trittico di valori fondanti del vessillo
francese. Questa volta tocca alla fraternità essere sviscerata e
nobilitata dal tocco poetico e nello stesso tempo cupo e tormentato
del cineasta polacco. E modo migliore per
accomiatarsi dal mondo del cinema e dal mondo in genere (visto che morì due anni dopo l'uscita) proprio non ve n'era.
accomiatarsi dal mondo del cinema e dal mondo in genere (visto che morì due anni dopo l'uscita) proprio non ve n'era.
Considerato dai
più di altissimo livello alla stregua di “Film blu”, questo
“Rosso” si distingue per miscelare tramite sopraffina autorialità
amore, dolcezza, profondità di pensiero, durezza. Vita in genere:
ancora una volta Kieslowski indaga l'umanità degli uomini, il loro
bilanciarsi dubbioso ma passionale fra l'individualità e il gruppo,
il caso e il destino come aspetti che concorrono insieme al libero
arbitrio a definire ciascuna esistenza. E, come sempre, i
protagonisti non vengono investiti di alcun giudizio, quasi
marionette di un disegno più grande di loro, ma rispettati in quanto
esseri agenti con la dignità di provare almeno a indirizzare i loro
giorni.
Il rapporto che
si crea fra la Jacob (utilizzata anche in “La doppia vita di Veronica”) e Trintignant è prezioso e non può lasciare
indifferenti. Due persone estremamente complesse che “guarda caso
si incontrano per caso”, che stanno agli antipodi l'uno dall'altro,
di primo acchito inconciliabili soprattutto per la chiusura
autarchica in cui si è barricato lui. Trintignant, a un passo
dall'anzianità ma autore di una prova tra le più efficaci che si
ricordino in un'opera cinematografica, mostra uno sguardo torvo e
caritatevole nel medesimo tempo. Ha il cuore bucato per una storia
d'amore finita male, per degli errori compiuti nel suo ruolo di
giudice di corte; ma la discreta freschezza e gli occhi intensi e
pensosi di Valentine lo riportano alla vita in una dualità che
attiene al cinema allo stato puro. Il cinismo, la volontà di trovare
il male negli altri, la preclusione verso l'ottimismo si sciolgono
piano nelle visite di una Jacob che, se non raggiunge le vette
recitative della Binoche di “Film blu”, si mostra più che
adeguata nella parte. E ambedue danno voce alla tematica della
“fratellanza”: lei si pone in modo generoso e di cura per gli
altri (il cane salvato, il fratello eroinomane); lui spia gli altri a
suo modo prendendosi cura di loro.
Kieslowski
declina mirabilmente i sentimenti opposti solo come i grandi maestri
sanno fare: la tristezza si mischia nella positività, la delicatezza
cozza e abbraccia la rudezza, le scelte si infrangono con le
circostanze oggettive inspiegabili. Al termine della visione ci si
sente letteralmente inondati di esistenza, di pienezza di vivere e,
tutto sommato, prevale su tutti l'amore. L'amore di amare comunque e
sempre la vita anche quando veniamo messi ko (come accade ad Auguste
deluso da Karin).
Una fotografia
ancora una volta intensa (con quell'immenso e plateale “rosso”
del telo pubblicitario con il volto di Valentine), delle musiche
eccellenti e un montaggio straordinario che flirta molto con la buona
tecnica completano un quadro già di per sé praticamente perfetto.
Ancora una
volta, come negli altri due colori, un anziano (questa volta una
donne) tenta di inserire una bottiglia in un raccoglitore di
immondizia; in “Film rosso” Valentine” l'aiuta, nei precedenti
non accadeva.
Nel film
appaiono alcuni importanti attori degli altri due in una scena che li
collega tutti e che chiude idealmente la strutturazione della
trilogia tutta.
Curiosità: in una piccolissima parte recita l'attore italiano Teco Celio, con all'attivo decine di film tra cui la perla "Non pensarci" di Gianni Zanasi del 2007.