L'ESTATE DI GIACOMO
Regia: Alessandro Comodin
Anno: 2011
Durata: 78'
Genere: drammatico, esistenziale
Voto: 7,5
Trama:
Due ragazzi
condividono il passaggio fra l'adolescenza e l'età adulta in
un'estate calda e indimenticabile sulle rive del fiume Tagliamento.
Giacomo (Giacomo Zulian), 18 anni, è sordo-muto e si trova nella
delicata fase di un intervento chirurgico che gli donerà la capacità
di ascoltare pienamente il mondo. Stefania (Stefania Comodin), 16
anni, gli fa compagnia fra bagni al fiume, musica e vita mondana.
Recensione:
Quest'opera
prima di Alessandro Comodin adempie, a dispetto della sua apparente
non ambizione, ad una delle mission più elevate del cinema:
generalizzare il particolare e far rendere universale un fenomeno,
dei sentimenti, un punto di vista.
Il netto
approccio documentale scelto non pone il regista nell'ingorgo del
film sulla disabilità, ma gli consente di
cogliere l'essenziale con una delicatezza che stupisce e incanta. Il protagonista (nella realtà il figlio del suo migliore amico) non viene colto negli aspetti deteriori dell'ipoacusia, non si romanzano i limiti che la natura gli ha inferto. Ma fà quello che un coetaneo residente in una bucolica provincia farebbe d'estate coltivando un rapporto amicale: piacevoli bagni rinfrescanti, usare il cellulare, sentire musica tramite il computer, andare ai baracconi. Con la differenza che l'amicizia originata con Stefania (nella realtà la sorella del regista friulano) è speciale poiché fondata su presupposti speciali.
cogliere l'essenziale con una delicatezza che stupisce e incanta. Il protagonista (nella realtà il figlio del suo migliore amico) non viene colto negli aspetti deteriori dell'ipoacusia, non si romanzano i limiti che la natura gli ha inferto. Ma fà quello che un coetaneo residente in una bucolica provincia farebbe d'estate coltivando un rapporto amicale: piacevoli bagni rinfrescanti, usare il cellulare, sentire musica tramite il computer, andare ai baracconi. Con la differenza che l'amicizia originata con Stefania (nella realtà la sorella del regista friulano) è speciale poiché fondata su presupposti speciali.
La macchina da
presa di Comodin perlustra questo legame con decisione e curiosità,
ma senza arroganza; si muove sinuosa e traballante come certo cinema
europeo insegna per rendere un clima che non può non far pensare
certi maestri della nouvelle vague. Ma sa rispettare alcuni momenti
di stasi disponendosi dietro alle teste dei ragazzi o addirittura
fuori da un stanza.
Si consuma
nell'arco di un estate l'educazione sentimentale di due giovani senza
che si soddisfino inutili appetiti pruriginosi, che si faccia ricorso
all'alienazione metropolitana della periferia, che tanto meno si
stereotipizzi l'adolescenza indolente dell'italiano medio-borghese.
Pura realtà per “L'estate di Giacomo”, in cui Comodin, con quei
piani sequenza così ben concepiti, rende i silenzi carichi di
parole, centellina i dialoghi, fà dire parolacce al suo
protagonista, non si fa spaventare dagli interi minuti in cui di
primo acchito non accade nulla di particolare.
Per Giacomo e
Stefania il comune passaggio da una fase all'altra dell'esistenza
(che per il primo va in parallelo con il passaggio verso la sanità
dei suoi padiglioni auricolari) diviene sì dolce, intenso,
divertente, ma anche amaro. Diventare grandi è inevitabile e
costituisce desiderio fisiologico, ma comporta l'abbandono di un
tempo (ormai perduto anche per loro due) in cui disimpegno e istinto
dettavano il movimento della vita.
E'una pellicola
di sorprendente semplicità ma scaltra (sia detto in senso buono) e
di altrettanto sorprendente spessore. E allora inevitabilmente ci si
sente vicini a queste dinamiche, poiché a tutti il ricordo
dell'adolescenza solletica delle corde che inducono un sorriso
affettuoso verso sé stessi. Ma soprattutto perchè tutti, come
Giacomo e Stefania, hanno provato sulla pelle i pregi e i difetti che
i cambiamenti si portano appresso.
E i due attori
se la giocano con naturalezza incantevole tra sguardi, carezze pulite
e giochi da bambini che si esplorano con sensualità ma senza
malizia.
Si può avanzare
un unico dubbio: il finale avrebbe potuto essere diverso e non così
programmatico, andando a sporcare l'approccio valido per tutto il
film che impone di non indicare allo spettatore la strada per
interpretare.
“L'estate
di Giacomo”, uscito nel 2011 ma nelle sale italiane (poche
purtroppo nel luglio 2012), ha fatto incetta di premi in svariati
festival; si è aggiudicato il Pardo d'oro al Locarno film festival.
Comodin, classe
1982, si impone come pulsante speranza per il cinema di questo Paese;
gli si augura che i mezzi a disposizione siano all'altezza di una
concezione artistica tanto sopraffina come quella dimostrata in
questo caso.