Le parole che seguono non costituiscono una reale recensione, ma estratti dai fiumi di inchiostro virtuale che ho profuso in questi ultimi anni circa questo miracoloso "prodotto" di cinema.
ROMANZO CRIMINALE
Regia: Stefano Sollima
Cast: Francesco Montanari, Vinicio Marchioni, Alessandro Roja, Marco Bocci, Daniela Virgilio, Andrea Sartoretti, Mauro Meconi, Edoardo Pesce, Lorenzo Renzi, Riccardo De Filippis, Roberto Infascelli, Giorgio Caputo, Orlando Cinque, Marco Giallini, Antonio Gerardi, Fausto Maria Sciarappa, Claudio Spadaro, Alessandra Mastronardi, Fausto Paravidino, Ivano De Matteo, Vincenzo Tanassi, Emiliano Coltorti, Edoardo Leo, Greta Scarano
Numero stagioni: 2
Episodi: 22
Durata: 55 minuti a episodio
Genere: drammatico
Voto: 10 e anche di più
Laddove il film omonimo di Michele Placido doveva condensare in due ore un'ingente messe di avvenimenti
storici e situazionali, la serie ha tutto il tempo di dilatarli,
trattarli nella loro interezza e sviscerarli a dovere.
Altre differenze le vedo nella
"cattiveria" generale: Placido rimaneva indulgente verso i suoi personaggi (già l'incipit pasoliniano la dice lunga al riguardo...quasi a dire come sottotesto: sono partiti quando erano piccoli a delinquere, non hanno avuto una vita facile). La serie di Stefano Sollima parte ovviamente dallo stesso substrato culturale di provenienza dei protagonisti, ma li dipinge per quello che sono al di là di ogni giustificazione. Loro sono dei criminali, degli outlaws, delle persone che avrebbero potuto avere una vita normale ma hanno scelto di essere dei killer, degli spacciatori, dei devianti. Quello che veramente importa sono i loro traffici, la loro sete di "piàsse Roma", la loro ferocia, il loro essere nati con nel dna il crimine.
Ogni personaggio viene da Sollima ritratto con grande precisione, ogni carattere è forgiato perfettamente.
"cattiveria" generale: Placido rimaneva indulgente verso i suoi personaggi (già l'incipit pasoliniano la dice lunga al riguardo...quasi a dire come sottotesto: sono partiti quando erano piccoli a delinquere, non hanno avuto una vita facile). La serie di Stefano Sollima parte ovviamente dallo stesso substrato culturale di provenienza dei protagonisti, ma li dipinge per quello che sono al di là di ogni giustificazione. Loro sono dei criminali, degli outlaws, delle persone che avrebbero potuto avere una vita normale ma hanno scelto di essere dei killer, degli spacciatori, dei devianti. Quello che veramente importa sono i loro traffici, la loro sete di "piàsse Roma", la loro ferocia, il loro essere nati con nel dna il crimine.
Ogni personaggio viene da Sollima ritratto con grande precisione, ogni carattere è forgiato perfettamente.
La serie mostra tutte le sue qualità:
ottima storia, ottima sceneggiatura, ottime scene, ottime
recitazioni, ottima fotografia, ottime le ricostruzioni
scenografiche. Tutto è ottimo. Come è ottimo quel senso di
partecipazione alle vicende che ti incolla al televisore e ti fa bere
d'un fiato le puntate.
Una mattina mi sono svegliato, giuro
che non è una fandonia, con il desiderio di andare a prendere anch'io
la mia "stecca", di stare al biliardo con i miei compagni
di "batteria" ipotizzando il prossimo colpo. Ti senti
davvero parte di quel mondo, è una sensazione particolare che mi fa
capire quando la serie abbia presa e quanto il cinema invada la vita di bellezza.
Qui siamo davvero di fronte a una delle cose migliori che il cinema italiano ha prodotto nell'arco di tanti, anni anni! Mai un cedimento, mai una battuta d'arresto. I personaggi sembrano dei cyborg del male che persistono dritti verso l'obiettivo, tutti protesi alla causa malavitosa della loro batteria, alla conquista prima di Roma poi di tutta l'Italia. E, cosa ancora più sorprendente e miracolosa, che Sollima riesce nel contempo a delineare perfettamente tutti i caratteri dei singoli componenti della banda.
Non solo dunque i
tre capi vengono sviscerati a dovere (Libano-Freddo- Dandi), ma anche
gli altri: 30 denari, Scrocchia, i due Buffoni
(Ruggero e Sergio), Il
sorcio, il mitico Bufalo. E anche quelli esterni alla banda come la
bella e cinica Patrizia, il commissario Scialoja per andare anche con
Il sardo e Il Teribbile.
Le ore passano e la serie è come una
calamita! Sei "costretto" ad arrivare alla fine, a
continuare puntata dopo puntata, qualcosa che rende questa serie un
vero capolavoro.
E con la seconda serie è stato ed è ancora amore. Ma come è possibile? Non c'è stato alcun calo! Il Libanese è morto ma i fatti scorrono ancora che è un piacere, i protagonisti graffiano ancora che è una meraviglia, gli accadimenti si susseguono con potenza, incisività e grande risolutezza.
Le due serie mi sembrano anche leggermente diverse: nella seconda c'è ancora più carne al fuoco, pare che ogni 5 minuti debba accadere qualcosa di sconvolgente, non capisco come Sollima e gli scrittori siano riusciti ad essere tanto vincenti e convincenti.
E con la seconda serie è stato ed è ancora amore. Ma come è possibile? Non c'è stato alcun calo! Il Libanese è morto ma i fatti scorrono ancora che è un piacere, i protagonisti graffiano ancora che è una meraviglia, gli accadimenti si susseguono con potenza, incisività e grande risolutezza.
Le due serie mi sembrano anche leggermente diverse: nella seconda c'è ancora più carne al fuoco, pare che ogni 5 minuti debba accadere qualcosa di sconvolgente, non capisco come Sollima e gli scrittori siano riusciti ad essere tanto vincenti e convincenti.
Dirò un'altra cosa: una ho sognato che stavo al tavolo di un ristorante:
gli altri non so chi fossero, ma avevo come vicino Scrocchiazeppi,
gli ho detto che mi piaceva tantissimo "Romanzo criminale" e lui mi ha
ringraziato.
Nella seconda serie la banda si sfalda
progressivamente, la leadership del Libano viene presa ora dal Freddo
ora dal Dandi ma senza che nessuno dei due riesca a determinare una
posizione ai vertici stabile. Il primo è rapito dalla sua cronica
inclinazione al codice morale, alla vendetta e ai ragionamenti; il
secondo, che intrattiene larghi rapporti con la malavita organizzata
su larga scala, utilizza la banda come trampolino di lancio per i
suoi slanci personali.
La seconda serie comunque si connota
soprattutto per un aspetto: l'individualità prende il sopravvento,
il concetto di gruppo e di "stecca para pe' tutti" lascia
spazio alle ambizioni personali.
Ancora una volta tutto è gestito in modo mirabile e mirabolante: le recitazioni, le locations, le splendide musiche, le trovate, i colpi di scena, l'intensità.
Ancora una volta tutto è gestito in modo mirabile e mirabolante: le recitazioni, le locations, le splendide musiche, le trovate, i colpi di scena, l'intensità.
E
lo spettatore non può che toccare con la propria pelle quello che
succede e addirittura i personaggi divengono quasi suoi "amici" e sei disposto e anzi contentissimo di scendere al bar da Franco per fare "stecca para pe' tutti".
Sollima si dimostra ritilante cerimoniere con un ritmo filmico che non fa prigionieri e continua spedito dall'inizio alla fine a 100 chilometri orari.
L'Italia può andare fiera di questo romanzo.