LAST NIGHT
Regia: Massy Tadjedin
Anno: 2010
Durata: 92'
Genere: drammatico, sentimentale
Voto: 7,5
Trama:
Micheal (Sam
Worthington) e Joanna (Keira Knightly) sono due trentenni che
convivono in un borghese appartamento di New York; si amano, ma, dopo
aver presenziato ad una festa, lei fa una dura scenata di gelosia a
lui, che viene accusato di essere attratto dalla sua collega di
lavoro Laura (Eva Mendes). Le acque si chetano, ma Micheal va via per
una tre giorni di lavoro tra gli altri anche con Laura; Joanna
intanto rincontra dopo anni Alex (Guillaume Canet), un amico ed ex
fiamma. Il rapporto di coppia verrà messo in crisi da queste
dinamiche.
Recensione:
Ecco come
estrarre qualcosa di sorprendente, intenso, intelligente e sensibile
da un plot che non prevede un grande numero di avvenimenti. La
regista di origine iraniana ma residente negli Stati Uniti Massy
Tadjedin, alla prima regia (dopo aver redatto la sceneggiatura di "The jacket" nel 2005), dimostra di
avere le idee molto chiare
confezionando questa pellicola che aprì il festival del cinema diRoma nel 2010.
Siamo dalle
parti di quel cinema che si poggia sull'eloquenza del silenzio per
lanciare il messaggio; si possono ravvisare analogie con "Lost in translation" della Coppola o di quella perla meravigliosa de "La miavita senza me" di Isabel Coixet (non per nulla si parla sempre di
cineaste donne). Emergono dunque retrogusti e sapori di certo cinema
europeo, dove la cura maniacale dei dettagli, il movimento pallido
di un soppraciglio, le posizioni posturali si fanno sostanza
drammaturgica. In realtà Last night è anche alquanto verboso e si
intenda ciò in senso buono. I protagonisti discutono molto e si
prepari chi ancora non l'ha visto ad appuntarsi diverse perle
concettuali che rimandano ai sentimenti e alla bellezza della vita.
Perle davvero degne di essere ricordate e in grado di far affiorare
brividi sulla pelle come solchi.
Due storie
parallele dunque; da un lato Micheal e Laura alle prese con le
tentazioni di una tresca durante un soggiorno di lavoro, dall'altro
fra Joanna e Alex riemergono antiche piacevolezze ed affetti
reciproci mai scordati da entrambi. La Tadjedin riflette sul tema del
tradimento, della fragilità di alcune dinamiche amorose, della
gelosia; i fatti si riducono all'osso, ma la pellicola cattura in una
morsa in cui si è sospinti a trattenere il fiato per non perdere un
sospiro, un gesto, anche il più minimo.
Questo è cinema
che si fa vita, poco da dire; non servono grandi sovrastutture alla
brava regista, solo un parco attori di buon livello, una gestione di
spazi e tempi filmici adeguatissima, la scrittura di dialoghi
veramente meravigliosi. Non credo che si possa tacciare il film di
essere tedioso; lo stesso anzi verrà colto in tutta la sua pura
profondità da un cuore sopraffino e da coloro che riescono ad
emozionarsi per i piccoli-grandi momenti della vita, per le anime più
cerebrali attente al dettaglio.
Intense e
lodevoli le prove degli attori; fra i quattro spiccano quelle della
Knightley, sbarazzina da un lato ma femmina dall'altro e di Canet,
dotato di un volto molto interessante. La Mendes adeguata come femme
fatale, un po' più legnoso ma efficacie Worthington.
La Tadjedin
distingue in modo icastico le due vicende concedendo spazio ad
entrambe; talvolta collega i pezzi della vicenda con uno strano ma
indovinato montaggio a scatti. E distingue anche la fotografia,
piuttosto oscura per tutto il film ma più tendente al marrone-rosso
per una storia e al grigio-azzurro per l'altra. Musiche suadenti e
veramente gradevoli sottolineano i toccanti momenti che lo spettatore
vive, momenti profondi con attese che inducono le palpitazioni.