Dj set incendiari, produzioni di
atomica potenza e al contempo sopraffine melodie, attitudine
rock'n'roll e cordiale. Queste alcune caratteristiche di Koen
Bauweraerts, al secolo Dj Coone, il quale ha saputo scolpire il
proprio nome nella rocciosa e stentorea storia dell'hardstyle grazie a produzioni
di debordante impatto sonoro già dal 2002. Classe 1983 e molto
rispettato da colleghi e audience, a lui si devono la fondazione
dell'etichetta discografica «Dirty Workz» e dell'evento esclusivo
«Coone & the Gang». E ha saputo spezzare lo stereotipo che i
djs intrippati di un certo tipo di musica vengano tutti dai mulini a
vento olandesi; la sua nazionalità è infatti belga. Abbiamo gustato
la sua esibizione allo Spazio A4, club di Santhià (Vc); ente
organizzatore, con la consueta ambizione al respiro dei grandi
eventi, Insound con tutto lo staff al completo. Impossibile non
lasciarsi rapire dalla sua figura dietro la consolle, un bombastico cocktail di perizia tecnica, saggezza nel tenere in pugno il pubblico e passionali posture con tutti i muscoli del corpo protesi verso l'infinito. In poche parole un live di impatto devastante che ha travolto un parco fans decisamente sul pezzo e vogliosi di degenero. Elemento che pare non averlo lasciato indifferente.
lasciarsi rapire dalla sua figura dietro la consolle, un bombastico cocktail di perizia tecnica, saggezza nel tenere in pugno il pubblico e passionali posture con tutti i muscoli del corpo protesi verso l'infinito. In poche parole un live di impatto devastante che ha travolto un parco fans decisamente sul pezzo e vogliosi di degenero. Elemento che pare non averlo lasciato indifferente.
Il tuo show è stato davvero un
calcio nel culo; stanotte i ragazzi hanno seguito la tua cassa in
danze come dei fuori di testa. Mi è parso ti divertissi molto, vero? E
come sei entrato in contatto con l'organizzazione Insound?
Sono venuto a
conoscenza di questo club qualche anno fa da ragazzi come Tatanka e
Zatox, loro ci avevano suonato in diverse occasioni; mi parlavano di
ottime sensazioni e così ho pensato al migliore locale non lontano
da Milano ed eccomi allo Spazio A4. E in effetti mi avevano informato
bene, è stato bellissimo suonare qui, il calore della gente mi ha
contagiato. Voi in Italia poi avete grandi produttori come gli stessi
Tatanka e Zatox, ecco perché la scena è così viva da voi.
Hai un'etichetta di nome «Dirty
workz»: com'è il tuo stile di lavoro lì? In base a quali requisiti
scegli i dj da inserire?
Ciò che mi
importa di più è la libertà musicale e non volevo stare in una
label in cui altri mi dicessero cosa fare. Ecco la scelta di fondarne
una mia in cui impostare in piena autonomia i pezzi. Poi ho
voluto renderla il più internazionale possibile e ci sono entrati
nomi importanti e le cose sono andate ancora meglio di come mi
aspettassi. Inoltre cerco di essere fan degli artisti che
produco rendendo la scelta convinta non solo sotto il profilo
commerciale.
Mi dici qualcosa delle
tue ultime tracce «Headbanger», «Fearless» e «Colors of life»?
Sono
molto diverse: per «Headbanger» è uscito fuori un divertente
video, una specie di tutorial per scuotere la propria testa, o meglio
per fare headbanging, come si dice in ambiente heavy metal. Mi
piaceva il contrasto fra hard rock e hardstyle, generi diversissimi
ma guarda caso con una «durezza» nella denominazione. «Fearless»
è una delle canzoni più oscure che ho mai scritto, mentre
nell'ultima che hai citato ho voluto mettere i «colori della mia
vita», lo si vede anche dal video, con il feeling del sole, la
birra, tutte le belle cose che succedono in un festival e un suono
che trasuda estate.
«Universal language»,
«Music is art»: pare che la tua concezione della musica sia molto
elevata. Una forma d'arte appunto capace di mettere in contatto
persone e unire sensazioni comuni. Sono nel giusto?
Certo,
non avrei saputo dirlo con parole migliori! Ecco perché voglio
sempre lasciare un messaggio di questo tipo alla gente con i testi.
Prendi stasera: sono venuto dal mio Paese nel tuo, ma proviamo la
stessa cosa quando parte la musica. Secondo me c'è più arte nella
musica che nella pittura e tutto questo mi fa vivere in modo
magnifico.
Hai collaborato con
alcuni fra i big dell'hardstyle: spiegami il mood che un artista deve
avere per indurti a lavorare con lui.
Le
persone con cui mi sono misurato sono a un grande livello, un onore
per me, con tutte le loro giuste differenze di stile. Lo capisci
quando un contatto funziona o meno, lo capisci molto in studio; a
volte si sprigiona magia ed empatia anche senza conoscere il nome di
un altro, altre ti senti a disagio e non si concretizza nulla. Ad
esempio con il vostro Zatox è stato stupendo, ci siamo intesi alla
perfezione, quel lavoro non avrei potuto farlo meglio con un altro.
Oggi qualche volta ci si mette d'accordo con skype, la tecnologia ci
aiuta e si rende necessaria per abbattere le distanze.
Ti spiego la mia
personale sensazione rispetto alle tue canzoni: sento una tua precisa
ricerca della forma canzone attraverso le melodie, respiro un attento
lavoro a monte e infatti la traccia più procede e più diventa ricca
e colma di parti. Come avviene il tuo processo compositivo?
Credo
che la mia forza migliore sia di non cercare a tutti i costi la
canzone catchy, facile e cantabile, questo anche nelle liriche; di
solito parto dal cantato o dalle melodie, mai dall'inizio della
canzone e poi a procedere. Inizio dal momento topico, dal focus, ci
lavoro sopra arrivando a un 60-70% concluso. Devi trovare il punto
nodale, poi è come se il pezzo di scrivesse da solo in una «auto
composizione» espandendosi. Quando dopo mesi suoni il pezzo e la
gente lo riconosce nel party, beh è la sensazione più felice della
mia vita.
Cosa deve fare un
produttore hardstyle per uscire dal gregge e lasciare un segno di
innovazione?
E'
difficile risponderti, so solo che quando sento qualcosa di Zatox
riconosco all'istante che si tratta di lui. Si deve fare il proprio
percorso; all'inizio io provavo comporre con altre persone, ma non
l'ho più fatto perché volevo che la mia produzione parlasse «Coone»
al 100%. Lì è cambiato tutto: istantaneamente testi e melodie sono
diventate Coone e così è nato il mio stile.
Il successo ha cambiato
la tua vita? Che differenze ravvisi fra Coone a 20 e Coone a 30 anni?
Nessuna
rilevante differenza al di là dell'aspetto fisico, per il resto sono
rimasto il ragazzo di prima appassionato della vita. Pensandoci bene,
è cambiato il tempo libero: a 20 anni suonavo in Belgio, Olanda,
Francia del nord, mentre adesso in tutto il mondo. Venerdì ero in
Svizzera, ieri in Olanda e oggi in Italia: tutto questo in tre
giorni!